Il secolo degli ultra centenari sulla luna
Se dovessimo pensare ad un mondo ideale, lo vorremmo tutti, immagino, libero dai rischi di morte in età precoce. A tutti piacerebbe abitare in un pianeta in cui chi nasce può aspettarsi di attraversare incolume tutte le fasi della vita e arrivare in buona salute e pieno di energie in età anziana. Ma arrivati felicemente in età
avanzata perché si dovrebbe aver fretta di lasciare? Più si rinvia con successo in avanti la conclusione della vita e più si vorrebbe rinviare ancora. Questo è quanto sinora è successo nell’ultimo secolo e mezzo della storia umana. Per millenni i rischi di morte che si correvano alle varie età si sono ripetuti in modo pressoché inalterato da una generazione all’altra. Poi ad un certo punto è scattato qualcosa di nuovo: la rivoluzione scientifica e quella tecnologica hanno dato all’Uomo maggior consapevolezza nella capacità di conoscere la realtà e nelle potenzialità di migliorarla in funzione di propri obiettivi e desideri. Quello di vivere bene fino ai 100 anni, assieme a quello di toccare la luna, è sempre stato considerato un sogno impossibile. Ad un certo punto la nostra specie ha imboccato una strada che ha reso tutto ciò possibile.
Neil Armostrong è nato nel 1930. A quell’epoca pochi arrivavano ad 80 anni e nessuno era mai stato fuori dal pianeta terra. Lui è stato il primo uomo a scendere sulla luna ed è poi morto nel 2012 a 82 anni. Un risultato impensabile per i suoi genitori quando l’hanno preso la prima volta in braccio. Ma la generazione di chi è nato nel 2012 vivrà, secondo le più accreditate previsioni, in media sin oltre i 100 anni e verosimilmente vedrà le prime colonie di uomini sulla luna.
Ma nulla è scontato. Non lo è il vivere sempre più a lungo e nemmeno l’aggiungere qualità agli anni in più guadagnati. La sfida principale della nostra specie però è proprio questa. Non possiamo né fermarci e né tornare indietro. Abbiamo iniziato un gioco che impone il rilancio continuo. Non è più possibile nessun equilibrio in una posizione stabile. Dopo aver quasi annullato i rischi di morte in età infantile, giovanile e adulta dobbiamo continuare a tenere la guardia alta perché la possibilità che tornino a salire è sempre in agguato. Non si tratta di una preoccupazione teorica: negli Stati Uniti c’è oggi forte attenzione per l’aumento della mortalità in età giovane-adulta.
Questo è ancor più vero in età anziana. Non possiamo non migliorare le opportunità di arrivare in buona salute oltre i 65 anni e di essere attivi e appagati nel proprio ruolo lavorativo e sociale. Non possiamo non cercare di ridurre i rischi di malattie croniche e di diventare non autosufficienti dopo gli 80 anni. Se smettiamo di farlo non ci fermiamo a quanto finora raggiunto, ma torniamo indietro. E’ per questo che il segnale del 2015 non deve essere sottovalutato. Per la prima volta l’aspettativa di vita italiana maschile e femminile è infatti scesa, seppur molto leggermente, rispetto all’anno precedente (da 80,3 a 80,1 per i maschi e da 85 a 84,7 per le femmine). In realtà anche nel 2003 l’ondata di calore estivo aveva prodotto un eccesso di mortalità in età avanzata tale da frenare la crescita di tale indicatore in vari paesi europei. Si tratta di segnali da non trascurare in un processo che comunque sinora è stato ampiamente favorevole.
Il cambiamento che ci ha portato a vivere oggi molto meglio e di più rispetto al passato è stato prodotto dal non dar per scontati gli elevati rischi di morte a tutte le età, ora però, allo stesso modo, non dobbiamo fare l’errore di dare per scontato il vivere a lungo e bene. E’ questa una conquista che siamo positivamente condannati a dimostrare continuamente di meritarci, spostando il limite sempre più in avanti.
Quando vedremo celebrare il primo compleanno centenario sulla luna sarà un momento epocale per la storia universale dell’umanità. Anche quello non sarà però un punto stabile di arrivo, ma la tappa simbolica di un viaggio destinato a continuare ancora per molto se non perderemo la curiosità di conoscere e il piacere di stupire noi stessi.
Professore di Demografia presso l’Università Cattolica di Milano ed opinionista, é co-autore de “Il secolo degli anziani” (Il Mulino 2011) e di molte pubblicazioni sui rapporti tra generazioni
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