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Salute

La demenza: è possibile prevenirla ?

Con il termine “demenza” si intende un insieme di disturbi delle funzioni cognitive, tra le quali la memoria, e almeno una tra linguaggio, pensiero astratto, capacità di giudizio, abilità logico-deduttive, capacità di pianificare e svolgere compiti e capacità di riconoscere persone e oggetti. Perché si configuri un quadro di demenza è necessario che le funzioni cognitive siano state in precedenza acquisite dall’individuo (cioè che non sia presente un ritardo intellettuale) e che i disturbi di tali funzioni impattino in modo significativo sulla capacità della persona di svolgere le comuni attività di vita quotidiane, relazionali e lavorative.

Ad oggi circa 50 milioni di persone nel mondo sono affette da demenza, ma tali numeri verosimilmente si triplicheranno entro il 2050. Sono oltre 9.9 milioni i nuovi casi di demenza che insorgono ogni anno, ovvero 1 nuovo caso ogni 3.2 secondi. In Italia circa 1.241.000 persone sono colpite da questa patologia. È stato inoltre previsto che nel 2031, quando la prima ondata dei cosiddetti “baby boomers” avrà raggiunto l’età di 85 anni, più di 3 milioni di persone sarà affetto da demenza di Alzheimer. Un dato rilevante riguarda i costi correlati a tali patologie. Infatti, a livello mondiale si stima che i costi economici e sociali ammontino a 818 miliardi di dollari, con un incremento del 35% nell’ultima decade come conseguenza del progressivo invecchiamento della popolazione generale.

Esistono diverse forme di demenza, ma nella maggior parte dei casi si tratta di forme di tipo neurodegenerativa (cioè caratterizzate da un danno ed una degenerazione progressiva ed irreversibile dei tessuti cerebrali). Nel 50% dei casi si tratta infatti di demenza di Alzheimer (di tipo appunto neurodegererativo). Esistono poi altre forme, meno comuni, tra le quali la demenza vascolare, la demenza a corpi di Lewy, le demenze cortico-basali, le afasie primarie progressive, le demenze a genesi mista ed altre più rare. Infine, in un minor numero di casi la demenza è secondaria a quadri clinici ben definiti: deficit vitaminici in soggetti spesso anziani, soli e malnutriti, alterazioni della funzionalità tiroidea, uso cronico di farmaci, patologie cerebrali (tumori, ematomi). In tal caso si parla di forme secondarie, potenzialmente reversibili.

Il rischio di sviluppare demenza nel corso della propria vita è significativamente correlato all’età, ma non è una naturale né inevitabile conseguenza dell’invecchiamento. In altri termini non tutte le persone che invecchiano svilupperanno demenza anche se è molto più facile che ciò accada man mano che si invecchia. Si tratta comunque di una prospettiva che senz’altro spaventa.

É possibile curare la demenza una volta che si sia instaurata o comunque prevenirne la comparsa?

Inizialmente la ricerca si si è concentrata sulla possibilità di individuare terapie curative, in grado di modificare la storia naturale di malattia, soprattutto per quanto attiene alla demenza di Alzheimer, la più comune tra tutte le forme di demenza. Al momento, tuttavia, gli sforzi della ricerca non hanno sortito gli effetti sperati, e gli unici farmaci che abbiamo a disposizione hanno solamente un effetto sintomatico, in grado di stabilizzare per un certo periodo di tempo la perdita delle funzioni cognitive. Pertanto, negli anni più recenti, l’attenzione dei ricercatori si è concentrata sempre di più sulle strategie di prevenzione.

In questo contesto sono state individuate diverse strategie di prevenzione, tutte efficaci soprattutto se adottate in combinazione tra di loro. Elenchiamo le principali:

  • Stile di vita: condurre uno stile di vita “salutare” è fondamentale: i cosiddetti fattori di rischio cardiovascolare (fumo di sigaretta, diabete, ipertensione arteriosa, alti livelli di colesterolo nel sangue) sono dannosi non solo per il cuore ed i vasi sanguigni ma anche per il cervello;
  • Alimentazione sana: una dieta equilibrata favorisce la salute del cervello promuovendo le connessioni ed il corretto funzionamento dei neuroni (le cellule che “compongono” il cervello). Sono ben noti gli effetti positivi della dieta mediterranea sulla salute del corpo ma tali effetti si ripercuotono anche sulle funzioni cognitive: pertanto si raccomanda di consumare abbondantemente frutta e verdura (ricchi di antiossidanti e vitamine), pesce e olio di oliva, ridurre il consumo di carboidrati e alimenti zuccherini, evitare i cibi fritti, i preparati industriali inscatolati e i prodotti da fast-food che contengono grassi idrogenati, fortemente dannosi per le cellule nervose e per l’intero organismo. È bene introdurre adeguate quantità di acidi grassi omega 3 e grassi insaturi (tipicamente contenuti nel pesce azzurro) poiché questi impediscono il formarsi di placche di materiale amorfo nei neuroni, responsabili del processo di neurodegenerazione. Anche un consumo regolare di thè (2-4 tazze al giorno) sembrerebbe esercitare un effetto protettivo sulle funzioni cognitive. È importante anche introdurre acido folico, Vitamina B12, Vitamina D, Vitamina E; anche ginkgo biloba, coenzima Q10 sembrano esercitare un ruolo protettivo, esistono in commercio integratori di tali sostanze. È bene anche abolire o comunque fortemente ridurre l’assunzione di alcolici e superalcolici: sono dannosi per i vasi sanguigni, aumentano i livelli di colesterolo ed i valori di pressione arteriosa favorendo sofferenza vascolare ed infarti cerebrali.
  • Attività fisica: praticare regolarmente attività fisica dimezza il rischio di sviluppare demenza di Alzheimer. L’esercizio fisico è un potente stimolo per mantenere “attiva” la mente, in particolare preserva gli schemi motori. Gli effetti benefici della regolare attività fisica sono dovuti al mantenimento di una buona vascolarizzazione ed afflusso di ossigeno al cervello; migliora infatti il controllo della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e del respiro. Inoltre regala benessere, ottimismo e migliora l’autostima. È raccomandato praticare almeno 150 minuti di attività moderata alla settimana, associando esercizi di cardio-fitness e di forza; sono consigliati il nuoto, la bicicletta o il cammino a passo sostenuto. Se si è inattivi da parecchio tempo è bene iniziare gradualmente con esercizi piacevoli di breve durata (ad esempio fare brevi camminate di circa 20 minuti al giorno) per aumentare il carico di esercizio ed arrivare all’obiettivo di allenamento in circa un mese.
  • Peso corporeo: il sovrappeso e l’obesità aumentano il rischio di patologie cardiovascolari (infarto del cuore ed ictus) ma anche di demenza. L’attività fisica regolare insieme ad una dieta bilanciata contribuiscono al controllo del peso corporeo.
  • Pressione arteriosa e glicemia: è bene tenere controllati i valori di pressione arteriosa e di glicemia attraverso periodici esami del sangue, instaurando opportune terapie con il proprio medico, se necessario.
  • Fumo: è un fattore di rischio cardiovascolare ormai ampiamente riconosciuto che favorisce anche lo sviluppo di demenza. Va abolito.
  • Vita sociale ed attività intellettuale: continuare ad “usare” il cervello è la strategia migliore per non perderne le funzioni. Infatti leggere regolarmente libri e quotidiani, seguire telegiornali e film, impegnarsi in cruciverba, giochi di carte o partecipare ad iniziative culturali fa bene al cervello perché stimola la creazione di nuove sinapsi (ovvero di connessioni tra cellule cerebrali che ne garantiscono il funzionamento) e “fortificano” quelle già esistenti; in altre parole è come se “asfaltassero nuove strade nel cervello”. Si consiglia quindi di ricercare interessi, e cimentarsi in attività cognitive stimolanti (ad esempio apprendere una nuova lingua, dedicarsi ad un hobby). È bene porre attenzione anche al metodo con cui si acquisiscono nuove nozioni: molto utili sono i metodi cosiddetti “multisensoriali” in cui vengono stimolati più sensi quali la vista, l’udito, apprendendo così nozioni “cariche di emozioni”. È utile elaborare delle personali strategie di apprendimento: ad esempio, ricercando connessioni logiche tra gli argomenti per “costruire” reti neuronali valide ed articolate. Anche nel caso in cui ci si accorga di iniziali difficoltà di memoria, continuare ad “allenare” il cervello favorisce lo sviluppo di nuove connessioni neuronali (cioè delle cellule del sistema nervoso), in grado di “aggirare” i vuoti di memoria. È anche importante combattere l’isolamento sociale che purtroppo è frequente con l’avanzare dell’età, in seguito ad eventi quali il pensionamento o la vedovanza, partecipando ad esempio ad associazioni (di volontariato, culturali o religiose), ma anche semplicemente contattando amici e conoscenti, familiarizzando con i vicini di casa e creando appuntamenti e luoghi di incontro con gli amici.
  • Sonno: esiste una correlazione inversa tra numero di ore di sonno e accumulo di sostanze tossiche nel cervello, ed in particolare di una sostanza denominata beta-amiloide; tanto meno si dorme tanto più beta-amiloide si accumula. tale sostanza è una della proteine principalmente coinvolte nei processi di neurodegenerazione. Anzi beta-amiloide sembra addirittura indurre disturbi del sonno, incrementando pertanto questo circolo vizioso. Un primo corretto approccio è quello di praticare le cosiddette “Regole di igiene del sonno”, ovvero seguire una serie di semplici indicazioni per cercare il più possibile di regolare le proprie giornate e le attività, creando una sorta di “rituale del dormire” che renda il riposo facile e ristoratore. Esistono poi vere e proprie patologie del sonno (attenzione al russare eccessivo o alle apnee nel sonno), nel qual caso è bene richiedere un parere al proprio medico.
  • Stress: uno stress eccessivo e persistente danneggia il cervello, ed in particolare le aree deputate alla memoria. Lo stress può dunque aumentare il rischio di demenza, soprattutto di tipo Alzheimer. In questo senso può essere utile adottare delle tecniche per imparare a gestire lo stress e l’ansia.

Concludendo la prevenzione è, ad oggi, il più corretto approccio per la prevenzione delle demenze e in particolare di quella tipo Alzheimer. Prima si comincia e più chances avremo di vivere a lungo ed in salute, sia nel corpo che nella mente!

1 Commento

  • Buona sera, ho 76 anni e non riconosco più delle persone ne i nomi
    Che cosa si può fare per migliorare questo fenomeno?

    Grazie

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