A volte ritornano…

Le storie di Paolo e di Maretta

Scrive Paolo: Due anni fa mia moglie, dopo trent’anni di matrimonio, mi ha chiesto la separazione. Non me l’aspettavo, non credevo che sarebbe mai successo, non mi ero mai immaginato che sarebbe potuta finire così, dopo una vita a condividere tutto.
Che il nostro rapporto fosse ormai stanco lo sapevo anch’io, ma pensavo che le tante cose condivise fossero un legame troppo forte per immaginarsi qualcosa di diverso. Lei mi ha detto che lo faceva perché aveva bisogno di respirare, che in vita sua non aveva mai preso in pugno la situazione e adesso, diventati grandi i figli, era il momento di farlo. Io a queste spiegazioni non ho mai creduto troppo, ho sempre pensato che ci fosse di mezzo un altro uomo. Lei negava, ma dopo qualche mese ho saputo che effettivamente aveva un’altra relazione. Non so da quanto tempo durasse.
Potete immaginare lo choc che ho avuto, sono stato male per un sacco di tempo, mi sentivo solo e fallito. Pensare a un futuro era impossibile. Ho sofferto. E poi i casini per via della casa, degli aspetti economici. Nessuno dei due è litigioso e una soluzione l’abbiamo trovata, ma ogni volta che ci pensavo era come un cazzotto nello stomaco.
Poi, poco ala volta, me ne sono fatto una ragione, ho ripreso i contatti con i vecchi amici, ho scoperto che il mondo è pieno di single, ho cominciato a frequentare un gruppo di ciclisti e vado con loro a pedalare. Così mi sono anche rimesso in forma. Non sono stato capace di avere nuove storie sentimentali, giusto un paio di storielle senza succo. Però, dopo mesi e mesi di sofferenza, ho ritrovato un po’ di serenità.
E ora cosa succede? Che mia moglie, che era proprio sparita, si rifà viva e mi propone di riprovare a stare insieme. Choc di nuovo, ovviamente! Non dice che si è sbagliata, solo che aveva bisogno di non stare insieme a me solo per inerzia. Adesso ha riflettuto e vorrebbe che ci rimettessimo insieme. Incazzaura! Soddisfazione! Ma come si permette di giocare così con la mia vita? Indecisione… io non so più cosa provo per lei”.

Scrive Maretta: “Lui ritorna e io sono infelice. Tre anni fa avevo scritto di mio marito 66enne che se ne era andato con una straniera giovane. Dopo la rabbia, notare non sofferenza, mi sono fatta una vita bellissima di amici e gioie. Oggi lui ha chiesto asilo a me o mio figlio perché la signora, come si prevedeva, lo ha cacciato ed è pure pieno di debiti fatti per renderla felice.
Mio figlio diventerà papà tra pochi giorni e io non ho cuore di rovinare la loro esistenza. Tutti mi dicono che faccio malissimo e che gliela devo fare pagare ma mi fa compassione come essere umano. Anche se ammette i suoi errori e non mi interessa niente.
Lo ospiterò come potrei aiutare un poveretto alle soglie del suicidio. Ma mi chiedo perché devo sempre essere io a sacrificarmi? Io non riesco a pensare ad un essere umano, per giunta padre di mio figlio, dormire in una auto. Lo meriterebbe ma voglio morire senza rimorsi. Maretta”

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