Convivere con la pandemia
Il Corriere del 2 ottobre scorso titolava “Così vivremo nei prossimi sette mesi”. Ce lo aspettavamo: il virus non se n’è andato con l’estate. Comunque, vederlo scritto a titoli cubitali ci ha turbati. A chi si è occupato di ricerca appare evidente che un vaccino anti covid, adeguatamente testato, non arriverà presto. Il virus circola ancora e non se ne andrà a breve. I senior sono ovviamente i più impauriti perché sono le persone maggiormente a rischio. Allora che fare? Chiudersi in casa attuando un nuovo volontario lockdown? La risposta a questa domanda non è semplice. Ogni piccolo passo verso la normalità implica rischi.
La premessa è che è opportuno esporsi il meno possibile al virus. Per cui mascherina sempre quando si esce, al chiuso e all’aperto, distanziamento e lavaggio delle mani o detergente ogni volta che si tocca uno spazio comune. Insomma, sono misure che non costano niente e la prudenza non è mai troppa.
Per quanti riguarda i congiunti è ovvio che è impossibile mantenersi a distanza. I rapporti si nutrono di vicinanza affettiva ma anche fisica. Si corrono dei rischi? Certo. Il coniuge può essere un senior che ancora lavora. Entrambi possono frequentare i negozi di vicinato. Per fortuna, durante il lockdown i panettieri erano frequentatissimi e non sono stati costretti a chiudere. Insomma, mi viene da dire che vivere significa rischiare. Solo un minerale non rischia di ammalarsi o di morire.
Un rapporto particolarmente difficile è quello con i nipotini, possibili portatori di virus. Qui la scelta di vederli è molto personale. Quanto ci costa affettivamente non incontrali faccia a faccia? Vedendoli si rischia? Certo. Bisogna valutare i costi e i benefici. Gli psicologi non danno consigli.
Con gli amici abbiamo passato l’estate a fare passeggiate all’aperto. Ora o torniamo alle chat online o li vediamo uno o due per volta con mascherina e distanziamento. Si corre qualche rischio, ovviamente.
Il mondo esterno si sta riaprendo pur con tutte le cautele del caso. So di volontarie del Touring Club Italiano che operano nei luoghi d’arte per l’iniziativa “Aperti per voi”. Sono prevalentemente senior che si sono rimesse in gioco. Rischiano? Certo. Ma evidentemente la passione per un’attività socialmente utile è più forte della paura del virus. Chi frequenta i cinema ha ripreso a frequentarli. Dicono che nelle ore pomeridiane, quelle scelte dai senior in pensione, gli spettatori sono pochi. Qualche rischio si corre. Anche le biblioteche hanno riaperto. Si entra uno per volta e su appuntamento. I libri cartacei fanno la quarantena. Ma quanto ci sono mancate le biblioteche durante la chiusura!
Per ristoranti e bar l’estate ci ha indotto a delle trasgressioni. Come resistere ai tavolini all’aria aperta? E ora al chiuso, che fare? Sono tra i luoghi più a rischio perché, mangiando, non si può portare la protezione. Ma molti ristoratori fanno il servizio di take away. Per cui possiamo cambiare menù con qualcosa di insolito anche restando prudentemente a casa.
Per quanto riguarda i viaggi e le vacanze, certo muoversi non è una necessità imprescindibile. Ma per fortuna l’industria turistica ha registrato siti frequentati anche la scorsa estate. E ora molto dipende dall’età. I senior di 55 anni possono procrastinare i viaggi in un futuro più sicuro. I senior di 75 anni faranno valutazioni diverse a seconda dello stato di salute. Alla loro età a volte procrastinare un viaggio può significare dovervi rinunciare.
Infine ci sono i controlli medici. Quelli indispensabili devono essere fatti anche se si corrono dei rischi. E’ più rischioso trascurare la salute.
Insomma, convivere con la pandemia ci espone ad ansie e a scelte difficili. Ma vivere a scartamento ridotto può renderci depressi e magari contribuisce a diminuire le nostre difese immunitarie. Ognuno deve trovare la strada giusta per lui.
Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).