Victoria e Abdul
I bei film non invecchiano. Anche i bei libri. Questa pellicola è del 2017.
Victoria e Abdul, di Stephen Frears con Judi Dench e Ali Fazal.
La vicenda si svolge alla fine del 1800 quando la regina era ormai anziana e l’India era ancora una colonia. Abdul, che è indiano e che fa lo scrivano in un carcere, viene mandato in Inghilterra a consegnare un’onorificenza a Victoria. Ne nasce un’amicizia improbabile che scandalizza la corte, non perché tra i due ci siano sentimenti erotici, ma per le differenze di censo, di razza, di religione.
Victoria è sola, fa fatica a camminare, i cortigiani l’annoiano. L’arrivo di un giovane prestante, colto, divertente, esotico e affezionato riempie un vuoto. Come si racconta nella serie The Crown la professione di regnante non è sempre apprezzabile quanto sembra. Victoria nomina Abdul suo Munshi, ossia segretario e insegnante. La corte la disapprova ma la regina fa valere il suo potere. Ecco, da una parte c’è l’Imperatrice delle Indie, dall’altra un suddito, di certo un intoccabile e per di più musulmano.
Lo sfarzo e gli eccessi di una corte che vuole sorprendere sono raccontati con ironia. Ma il tono del film è sommesso, intimo. Il tema è un’amicizia dove le attenzioni si sommano a uno scambio culturale che paradossalmente parte dal basso.
Il film racconta una “storia vera, per lo più”. Vediamo cosa non è credibile. Nella pellicola Victoria impara a scrivere e a parlare Urdu. Appare evidente ad ogni senior che apprendere a 80 anni una nuova lingua, per di più con un alfabeto non latino, sia poco realistico. Ciò non toglie che la scena sia molto accattivante. Ci piace immaginare questa regina tanto stravagante, curiosa e colta.
Judi Dench, nata nel 1934, nel film aveva 83 anni. Per cui ci viene da pensare che non fosse arduo rappresentare un’anziana anche se Victoria di anni ne aveva 90. Gli attori sono sempre sottovalutati, soprattutto quando diventano presidenti degli Stati Uniti. Invece dobbiamo riflettere sul fatto che a un attore non viene solo chiesto di recitare. E’un lavoro che implica molta pazienza e resistenza fisica. Possiamo immaginare Judi che ogni giorno si sottopone al trucco che potrebbe durare due ore o più (non sappiamo quante). E poi tocca al parrucchiere e ci sono i costumi da indossare. Noi saremmo già esausti. Ma solo successivamente incomincia il lavoro vero e proprio. E ogni sera trucco, parrucco e costumi vanno tolti. Per ricominciare da capo il giorno dopo. Se aggiungiamo anche i tanti ciak per ogni scena è davvero una bella sfida per una ottantenne. Dunque, chapeau per l’interpretazione della Dench.
Girato a Osborne House, le scene e i costumi sono eccellenti. La sceneggiatura è molto scorrevole e accattivante. Victoria e Abdul è un film che piace vedere e rivedere per la grazia con cui è raccontata la vicenda.
Foto Dame Judi Dench di BLOB (Physarum polycephalum) da Flickr, licenza Creative Commons
Victoria e Abdul, in Netflix, di Stephen Frears, con Judi Dench e Ali Fazal
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Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).