Alessandro, volontario senior per la Pace
Le interviste del CSV a volontari senior.
Secondo l’ultimo censimento delle istituzioni non profit di ISTAT quello culturale è il volontariato che, insieme a quello sportivo e ricreativo, attiva oltre la metà dei 5.528.760 volontari italiani. Anche grazie alla forzatura operata dal “distanziamento pandemico” le non profit italiane e questi operosi cittadini hanno dovuto rimodulare il proprio attivismo civico dotandosi di nuovi strumenti digitali.
Ma c’è un volontariato culturale che “in rete” ci nasce, da trenta anni non si è mai fermato e tra le sue realtà più storiche vede come presidente e attivista proprio un volontario senior. “Oggi ho 64 anni, ma quando iniziai questo progetto ne avevo 30 e volevo fare qualcosa che servisse, che avesse una forte motivazione esistenziale, una necessità che mi porto dietro dagli anni della mia gioventù”. A parlare è Alessandro Marescotti, fondatore nel 1991 di PeaceLink, associazione di volontariato nata su rete telematica e che promuove dal 1991 la cultura della solidarietà e dei diritti umani, l’educazione alla pace, la cooperazione internazionale, il ripudio del razzismo e della mafia, la difesa dell’ambiente e della legalità.
“Oggi sono un docente di scuola media superiore e insegno Italiano, Storia ed Educazione Civica e lì ricopro il ruolo di animatore digitale. Sono anche formatore nell’ambito dell’Educazione allo sviluppo sostenibile. Però, come tanti e tante vostre lettrici, ho vissuto negli anni ’70 i grandi Movimenti, ideali che avevano generato tante speranze e tante utopie. Ho visto crollare molto di quel sogno a causa di una Politica che ha abbandonato quel tipo di impegno e di ‘utopia per un mondo migliore’. Negli anni ’70 io speravo di cambiare il mondo e con me tante altre persone, molte rifluite nel privato o che hanno, come me, cercato di trovare nuove motivazioni”.
Ma quindi il suo operare come volontario su mezzo digitale non rischia di essere un moto nostalgico, semplicemente aggiornato con nuovi mezzi? “Io non ho alcuna nostalgia del passato, neanche dei vecchi partiti. E non credo che chi, over 60, fa volontariato oggi con uno spirito creativo lo faccia per pura nostalgia. Quelli che ce l’hanno se la tengono e continuano a vivere nel loro privato, abbastanza delusi e amareggiati, rievocandolo di tanto in tanto. I senior invece hanno alle spalle un vissuto, un’esperienza, una carica esistenziale che oggi li spinge a fare un volontariato che non disperda quel tesoretto, quella spinta che ci animò quando eravamo ragazzi. Quindi stiamo parlando di andare verso il futuro, utilizzando le speranze che avevamo nel passato, con nuovi mezzi. Se il passato è fallito, è fallito, basta. Ciò che non è fallito del passato è la carica di speranza, impegno, gli ideali che oggi vanno rilanciati con nuovi strumenti”.
Visto gli ultimi scenari ucraini la speranza e la pace figlie di quegli ideali hanno ancora senso o è troppo tardi? “Non è mai troppo tardi per fare la Pace. Il volontariato in questo svolge un ruolo importante perché è animato da persone che non hanno nessun rapporto con il mondo delle armi, non ha conflitti di interesse e quindi può esprimere un punto di vista terzo sul conflitto, cioè non stare né dalla parte di Putin, né dalla parte di chi vorrebbe contrapporsi militarmente a lui, scatenando un conflitto mondiale e una guerra atomica. Chi agisce il volontariato mette al centro il valore della Pace come difesa della centralità della Persona”.
Ma non rischiano d’essere discorsi che si addicono più ai senior che ai giovani? “Il movimento per la Pace e quello contro il cambiamento climatico riescono a motivare i giovani, unendoli a quelli della nostra età perché guardano entrambi al futuro, rimotivando il passato, rivedendolo in funzione del futuro. Per esempio, io ho avuto un padre che ha fatto parte della Resistenza e mi ha lasciato un patrimonio grandissimo di ideali, un patrimonio civile e così a mia volta cerco di continuare questo passaggio ‘patrimoniale’. Per questo è importante che i nonni e i genitori tramandino valori e l’impegno di ideali ai figli e ai nipoti. Se si interrompe questo flusso, si interrompe la vita”.
Quindi esiste una lingua comune tra nuove generazioni e la vostra? “Abbiamo una lingua comune sì. Le nuove generazioni sono interessate ad avere un futuro e il tavolo dove esso si progetta è il punto dove incontrarsi, punto di alleanza tra generazioni. Un’alleanza che, capiamoci bene, i giovani potrebbero rompere visto che abbiamo lasciato loro un mondo così malmesso. No, se si riesce a trovare quel punto di incontro, quel punto comune che serve a preservare il futuro, ci può essere un’alleanza. Noto per esempio che nella scuola esiste un fenomeno molto bello e che si gioca sul dialogo costruttivo tra alunni e insegnanti sull’Agenda ONU 2030 e i suoi 17 obiettivi tra lotta alla Povertà, alle Disuguaglianze, ai cambiamenti climatici, per la Pace, la tutela delle foreste, degli oceani, per la parità di genere, stop alla fame e così via…”.
Ma lei che da volontario ha seguito, raccontato, mappato così tanti conflitti ha ancora un sogno per i prossimi anni? “La mia speranza è che finisca questa guerra e che da questa tremenda esperienza si possa fare tesoro di tutti gli errori che hanno portato a questo conflitto, che si è rivelato un concentrato mostruoso di stupidità. Fermo restando la condanna senza mezzi termini di Putin, questa crisi internazionale è stata affrontata nel tipico modo che spiega perché una guerra non porta vantaggi a nessuno. Credo e spero che da questa esperienza, in una parte della società si radicherà in maniera permanente un movimento per la Pace e che negli ultimi anni sembrava essere diventato inutile. Noi che abbiamo vissuto il periodo della guerra nel Vietnam, della guerra fredda, forse possiamo essere memoria storica che può aiutare le nuove generazioni a comprendere un po’ meglio queste mostruosità e come non cadere nei tranelli della Storia. La Guerra ti ipnotizza e ti fa parteggiare per una delle due parti. Bisogna invece parteggiare per la Pace, contro ogni opposto nazionalismo, smettendo di portare acqua a questi mortali schieramenti”.
Immagine cortesemente concessa da Andrea Petrosino, ogni diritto riservato.
Per leggere le precedenti interviste a volontari senior clicca qui
Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.