Le mie estati

La storia di: Elio

Quando ero un ragazzino di 15 anni imperversava Azzurro e quando mi torna alla mente il primo impacciatissimo bacio inevitabilmente è con il sottofondo della voce di Celentano.
Spiaggia, il Cantagiro (ma esiste ancora?), capelli già lunghi, cinture enormi malgrado il caldo, motorini, sguardi eccitati e timidi. Così fu la mia estate da adolescente.

Dai 20 anni, l’estate è sempre coincisa con viaggi più o meno lontani, poi quando nacquero i bambini con ferie trascorse fisicamente da sedentario ma con la mente in viaggio.
Quel che contava era muoversi, andare lontano, l’avventura.

Più tardi, quel che mi spingeva a viaggiare era il desiderio di scoperta di culture e mondi diversi dai miei, peraltro invece tutti sempre più uguali. L’inverno era la preparazione del viaggio estivo.
A 50 anni per la prima volta mi sono posto la domanda: ma qui avrò la possibilità di tornarci ancora?

A quasi 70 anni, la voglia di viaggiare non è scomparsa, ma l’estate la penso in un altro modo.
Non più la stagione del viaggio, del posto lontano, dell’avventura, del “prendi e fuggi”, ma il momento della ricerca dell’armonia con la natura, del mio corpo che trova un habitat gradevole malgrado i grandi caldi, con i nipoti come massimo di vita sociale che mi consento.

Saggezza o declino? Mah, l’importante è stare bene con se stessi e ora sono pacificato con me stesso in questo modo.

Foto di David Mark da Pixabay

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