Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia
Beppe Severgnini,
Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia,
Rizzoli, 2025.
Nella cucina di casa Severgnini c’è un vecchio busto di Socrate a cui Agata, la nipotina, ha fatto indossare un palloncino come cappello.
Agata ha due anni e Beppe Severgnini, il nonno, osservando la piccola che gioca con il vecchio filosofo, riflette sul senso del tempo vissuto e su come vivere al meglio quello che verrà.
Nasce così Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia, un viaggio attraverso pensieri e ricordi degli ultimi anni, espressi in incontri pubblici, conferenze, teatro, corsi, lezioni e discorsi tenuti dall’Autore.
Come si invecchia da boomer?
Occorre “indossare con eleganza la propria età”, ma non tutti sono in grado di farlo.
Osserva Severgnini:
«Alcuni cercano notti troppo lunghe, compagne troppo giovani, motori troppo potenti, sostanze rischiose. Altri si buttano nello sport con entusiasmo parossistico. Niente riesce a fermarli: non le mogli, non gli infortuni, non il ridicolo. Altri ancora si gettano furiosamente sul lavoro, non lasciano strada, si battono per oneri e onori che spetterebbero a una nuova generazione.»
Secondo l’induismo (ma, credo, anche secondo il buon senso comune), la nostra vita si svolge attraverso quattro fasi: la prima è quella della formazione e serve per imparare, nella seconda fase, consolidiamo quanto appreso e realizziamo noi stessi, nella terza trasmettiamo ai più giovani il nostro sapere e l’esperienza acquisita.
L’ultima parte della vita, infine, dovrebbe essere caratterizzata da un progressivo distacco dalle cose e dalle passioni, per prepararci al congedo.
Dovremmo uscire di scena con stile, lasciando in dono a chi viene dopo i frutti del nostro percorso.
Molti ci riescono, uno di loro è Indro Montanelli.
Severgnini ricorda che negli ultimi tempi si faceva vedere poco nella sede del Corriere. Quando vi si recava, rimaneva chiuso nel suo ufficio a scrivere. A chi gliene chiedeva ragione, rispondeva:
«Se vengo al “Corriere” c’è chi viene a salutarmi per affetto, chi per gentilezza, chi per dovere, qualcuno per conoscermi. Ma, così, tutti smettono di lavorare. E io non voglio interrompere il lavoro del giornale.»
Pensando all’ultima volta che ha lasciato la sede di via Solferino, Severgnini ha in mente l’immagine dell’anziano giornalista, mentre scende per l’ultima volta le scale, con il suo impermeabile bianco, il cappello in testa, gli occhi bassi: «Andarsene è un’arte, e Indro la conosceva».
Leggi la prefazione del libro.
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Psicologa psicoterapeuta, cura il blog www.patriziabelleri.it Per Osservatorio Senior propone le recensioni di libri che ha letto e che le sono piaciuti.