Mantenere i senior al lavoro: quali condizioni lo favoriscono?

Introduzione

Qualche mese fa siamo stati coinvolti in una ricerca di Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. La ricerca, dal titolo “Working conditions and sustainable work – Keeping older workers in the labour force”[1], era stata appaltata ad una Società Internazionale, Ecorys, che ha realizzato gli approfondimenti nei singoli stati membri. In Italia i coordinatori della ricerca, Alessandro Smilari (Fondazione Giacomo Brodolini) e Marco Pompili (Ecorys), hanno intervistato come esperti, tra gli altri, anche Alessandro Rosina e Corrado Bottio dell’Osservatorio Senior.

Dalla copertina del report Eurofound “Working conditions and sustainable work – Keeping older workers in the labour force”

La ricerca

La ricerca nasce in un contesto europeo in cui la popolazione sta invecchiando sensibilmente e ha registrato un declino naturale dal 2014, attenuato solo grazie alla migrazione. Di conseguenza la popolazione in età lavorativa si sta riducendo con un trend destinato ad aumentare con il pensionamento dei baby boomer.

In questo quadro la ricerca vuole rispondere alla domanda: come mantenere i lavoratori anziani nella forza lavoro il più a lungo possibile?

I risultati più significativi a livello europeo

  • Il tasso di occupazione tra gli over 55 è aumentato di quasi 20 punti percentuali nel periodo 2010-2023, passando da 23.8 milioni nel 2010 a quasi 40 milioni nel 2023.
  • Un terzo dei dipendenti più anziani ha una buona qualità del lavoro, mentre uno su cinque fa un lavoro ad alto rischio con alti livelli di stress, e questo favorisce l’uscita.
  • In generale, le donne anziane hanno una qualità del lavoro più bassa, salari inferiori e minore sicurezza lavorativa rispetto ai coetanei maschi, di conseguenza le donne, appena possibile, sono più propense a lasciano il lavoro.
  • La discriminazione basata sull’età persiste nei luoghi di lavoro. I lavoratori più anziani subiscono trattamenti ingiusti nei processi di reclutamento, promozione e licenziamento.
  • In alcuni paesi sono state introdotte opzioni flessibili per il pensionamento, che consentono ai dipendenti più anziani di andare in pensione gradualmente.
  • La fidelizzazione dei dipendenti più anziani dipende da più fattori: competenze digitali, lavoro flessibile, pratiche di gestione, luoghi di lavoro sani e attenzione a sicurezza e salute.
  • I contratti collettivi cominciano a considerare disposizioni mirate ai dipendenti più anziani, come orario di lavoro ridotto, lavoro part-time e schemi di pensionamento graduale. Tuttavia, affrontare gli effetti del cambiamento demografico non è ancora una preoccupazione primaria nella contrattazione collettiva in generale.

La situazione italiana

Complessivamente i dati non si discostano molto dalla situazione europea. In Italia tuttavia l’invecchiamento della popolazione procede più velocemente che nel resto d’Europa cosa che, insieme ad un tasso di fertilità tra i più bassi, determina un elevato livello di preoccupazione tra gli operatori che però non sembra tradursi in politiche mirate.

Il tasso di occupazione degli anziani è inferiore alla media europea, in particolare tra le donne. Le cause sono attribuite alla rigidità del sistema pensionistico, alle disparità di genere, alla mancanza di competenze elevate in particolare digitali e, in modo significativo, allo stigma intorno all’efficacia dei lavoratori anziani.

Raccomandazioni alla politica

La situazione ha suggerito ai responsabili della ricerca alcune raccomandazioni alla politica. Non c’è una significativa diversità tra i suggerimenti per l’Italia rispetto a quelli più generali, semmai un diverso bilanciamento delle priorità. Gli aspetti chiave a livello europeo sono i seguenti:

  • Premiare il lavoro e il pensionamento successivo attraverso sistemi di incentivi pubblici che motivino le persone a rimanere al lavoro.
  • Concentrare l’attenzione sui lavoratori più anziani per prevenire la disoccupazione di lunga durata, poiché i dati indicano che per loro è necessario più tempo rispetto alle classi di età intermedie, per trovare un nuovo impiego una volta perso.
  • Aumentare l’accesso e la qualità dei servizi di assistenza (sanitaria), poiché un numero significativo di lavoratori più anziani va in pensione anticipata principalmente per fornire assistenza a famigliari
  • Affrontare con forza la discriminazione basata sull’età e implementare politiche di gestione eque.
  • Introdurre modelli di pensionamento flessibili. Questa è l’indicazione ritenuta più importante e urgente per l’Italia.
  • Orientare la contrattazione collettiva sulle esigenze dei lavoratori più anziani

Per chi vuole approfondire

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[1] Libera traduzione: “Condizioni di lavoro e lavoro sostenibile – Mantenere i lavoratori anziani nella forza lavoro”

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Psicologo. Dopo più di 40 anni di lavoro nelle organizzazioni ha deciso di dedicare il suo tempo alla famiglia e allo studio delle religioni e della spiritualità nel mondo.

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