Dick Johnson è morto
Film documentario Netflix di Kirsten Johnson con Dick Johnson.
Questo titolo potrebbe scoraggiare chiunque. Vedere un documentario sulla morte di una persona? Per carità, abbiamo già tante tristezze nella vita. Invece, no. La Johnson è riuscita a compiere un miracolo: parlare della morte senza essere né deprimente né superficiale. Un po’ come ha fatto Benigni con “La vita è bella”.
Dunque, Kirsten Johnson è una regista e propone al padre una specie di preparazione alla morte. Tutti dobbiamo morire ed è opportuno avere confidenza con il tema. Dick è uno psichiatra di 85 anni, un grande vecchio piuttosto che un senior, secondo i nostri schemi. Dovrebbe avere paura della morte. Invece accetta la sfida con un sorriso. Porta i suoi anni con disinvoltura e grazia ed ha davvero un carattere solare.
Il trucco del documentario è il film nel film, ovvero non si tratta della morte reale ma si tratta di una sua rappresentazione cinematografica. Come potrebbe morire Dick? Di infarto naturalmente. Ed ecco lo stuntman che mima l’infarto. O in un incidente per strada. E non solo lo stuntman è coinvolto, ma Dick usa la pompetta con il sangue finto, divertendosi molto. E così la morte rappresentata fa ridere perché i trucchi sono ingegnosi e tutto è per finta. Ma fino ad un certo punto. Perché il tema è lì con tutta la sua drammaticità. Ma, sdrammatizzarlo, permette di pensarlo senza troppa angoscia. Ecco la forza del documentario.
La fiction è intramezzata da siparietti irresistibili che rappresentano il paradiso. Il fondale è visibilmente di cartone e in primo piano ci sono gli attori o alcune foto. Sembra un disegno animato. Nei siparietti Dick realizza tutti i suoi sogni e ricorda i bei tempi della sua vita. Tutto ciò è non solo consolatorio ma è anche molto ironico. Non c’è nessuna trascendenza nel paradiso disegnato da Kirsten. Il puro divertimento domina.
Nel documentario sono presenti anche ricordi famigliari e non mancano alcune perdite tristi della vecchiaia: la chiusura dell’attività lavorativa, la memoria che arranca, i farmaci, l’esigenza di stare vicino ai figli.
Bellissimo e divertente il pezzo su Halloween.
E il finale è una sorpresa della quale bisogna tacere.
Insomma, se si vuole coniugare la possibilità di pensare con il divertimento, questo documentario è imprescindibile.
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Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).