La carezza della memoria
Marzo 2020: l’Italia è in lockdown.
Carlo Verdone fa i conti con la clausura forzata e il “silenzio inquieto” di Roma.
Molti suoi amici, racconta, hanno utilizzato quel tempo per riordinare vecchie foto, una reazione collettiva al momento, forse tipica di chi ha già alle spalle un bel po’ di vita vissuta.
Così, in una notte insonne, si ricorda di una grossa scatola che il suo segretario, ormai scomparso, aveva riposto, dopo aver scritto sul cartone: “Fotografie sparse (da riordinare)”.
La carezza della memoria nasce così: raccontando fatti richiamati alla mente dalle vecchie foto, testimonianza di un’esistenza vissuta pienamente.
Proprio come i ricordi, anche i capitoli del libro si susseguono apparentemente a caso, ciascuno si apre con una foto e quella foto richiama volti e avvenimenti.
Scorrono i ricordi del padre, della vita con i figli Giulia e Paolo, i viaggi, le amicizie, i primi amori.
Ci sono storie struggenti, come quella della signora malata terminale che chiede di incontrarlo: lo vuole ringraziare poiché rivedere i suoi film le ha alleviato almeno un poco i dolori della malattia.
Verdone non vorrebbe andare, è ancora troppo turbato dal ricordo della madre nei suoi ultimi giorni di vita, ma si fa coraggio, e non se ne pente.
Non mancano racconti che fanno sorridere, e sembrano usciti dai film che abbiamo amato.
Irresistibile quello del treno diretto a Roma, in ritardo di ore a causa di ripetuti guasti, fermate e ripartenze.
A un certo punto l’altoparlante gracchia “Con urgenza un medico alla carrozza quattro”.
Il medico non c’è, e l’altoparlante continua a ripetere l’appello.
L’amico che viaggia con Verdone lo apostrofa: “Vacci te Carlo, qualcosa capirai…”. Lui interviene.
Il capotreno sta male, sembra avere un infarto, ma Verdone, ipocondriaco di lungo corso, riconosce immediatamente un attacco di ansia.
Chiede di essere lasciato da solo con il “paziente” e, come farebbe un vero dottore, lo fa parlare e lo ascolta: la famiglia, i problemi con la moglie, l’ansia … sì, ma il treno deve ripartire! Sicché il “dottore” tira fuori la pasticchetta magica, l’antiansia che porta sempre con sé e… il treno riparte.
La scrittura introspettiva è un potente strumento terapeutico – come ci insegna la psicologia – e Carlo Verdone ne fa un uso sapiente.
Già con il suo precedente libro La casa sopra i portici, si era cimentato con il genere autobiografico, prendendo spunto dai ricordi emersi quando ha lasciato per l’ultima volta la casa di famiglia.
La carezza della memoria prosegue il flusso di quei pensieri.
Scrivendo, esploriamo la nostra storia, prendiamo le distanze emotive dai dolori, ci conosciamo più a fondo e – se altri ci leggono – ci lasciamo conoscere.
È quello che fa Carlo Verdone, condividendo aspetti intimi della sua esistenza con chi lo ha seguito e amato nella sua lunga carriera di attore.
Carlo Verdone, La carezza della memoria, Bompiani, 2021
Psicologa psicoterapeuta, cura il blog www.patriziabelleri.it Per Osservatorio Senior propone le recensioni di libri che ha letto e che le sono piaciuti.
Carlo Verdone amico, attore, comico e medico all’occasione ci segue durante il nostro crescere.. ci descrive ed assiste alla nostra esistenza carica di problemi da risolvere.. nel modo e tempo migliore … Carissimo fratello di vita abbiamo percorso chilometri assieme ….Ci manca veramente poco alla comune soluzione finale !