Le nostre anime di notte
Dopo aver parlato del libro, ecco la recensione del film tratto dal libro.
Le nostre anime di notte, di Ritesh Batra, con Robert Redford e Jane Fonda, 2017.
La vicenda, tratta dal libro omonimo di Kent Haruf, concerne due senior, Louis e Addie, che desiderano compagnia. Ma l’originalità della storia sta nel fatto che i due non si danno appuntamento in una pasticceria per il tè delle cinque, come capita spesso, ma desiderano condividere il riposo notturno, “attraversare la notte” insieme perché quello è il momento più difficile. Non corpi, ma anime di notte, come recita il titolo.
Louis e Addie sono entrambi vedovi, vicini di casa da sempre. Sono a conoscenza dei cambiamenti esistenziali che li coinvolgono, ma di fatto non si conoscono personalmente. Così di notte condividono il letto di lei e si raccontano.
Non ci sono eventi spettacolari in questo film americano che potrebbe essere francese e che il regista indiano gira con molta delicatezza. Ma la storia si sviluppa gradualmente e piacevolmente in modo sommesso e minimalista. Soffermarsi sulla trama rovinerebbe la visione del film.
Come ogni relazione che concerne i senior la vicenda impatta con l’ambiente sociale. Louis e Addie vivono in una piccola città dove ognuno si fa gli affari degli altri. E impatta con i famigliari, la figlia di lui e il figlio e il nipotino di lei. Come sempre accade, è il bambino a guardare le vicende della vita con curiosità e senza pregiudizi.
La pellicola si snoda con molta grazia, avvalendosi di una bella fotografia e di dialoghi ricalcati sul libro. Non toglie e non aggiunge nulla a un romanzo ugualmente godibile.
Robert Redford recita un po’ sottotono ma è un Louis credibile. Il passare del tempo gli ha conferito spessore. Poco espressiva risulta invece Jane Fonda. La figura eccessivamente giovanile e sottilmente sexy della grande attrice non si adatta a rappresentare una donna in là negli anni che soffre di solitudine ma che non cerca un incontro erotico. “Il sesso non mi interessa più da anni”, dice Addie all’inizio. A Jane Fonda manca lo sguardo di una donna che ha rinunciato ad essere guardata come tale da un uomo.
Il film è di fattura pregevole e gradevolissimo, pur senza punte di eccellenza. Da vedere sia per chi ha letto il libro sia per chi non l’ha letto.
Clicca qui per vedere il trailer in inglese.
Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).
Ho letto il libro e l’ho sentito incantevole nella sua apparente normalità, è stato come un balsamo per il cuore, semplice e diretto, raffinato e concreto. Spero che il film non mi deluda.