Le età e la finanza personale

Ogni età ha un orientamento verso la finanza personale che cambia di continuo, per adattarsi al contesto. In passato, avere 55 anni e più significava non avere più in carico la cura dei figli e prepararsi con calma alla pensione, periodo di riposo e cura dei nipoti. Oggi, e tutto è mutato molto velocemente, la gestione economica di un figlio dura quasi 35 anni, il lavoro è discontinuo (anche a causa dell’espulsione dei senior dal mondo del lavoro) e la pensione può durare più di 30 anni.

In questo scenario, avere 55 anni e più implica due nuove attenzioni: la prima è “oggettiva” e riguarda le necessità di pianificazione, la seconda è soggettiva, e riguarda gli atteggiamenti. La soggettività ha comunque forti tratti sociali, perché le generazioni condividono modelli culturali propri, formatisi per il fatto di avere vissuto le medesime età ed esperienze nel medesimo contesto.

Sotto il profilo oggettivo, i senior sono più attrezzati dei giovani a gestire le discontinuità economiche, grazie all’accumulo di ricchezza passato. Ci sono tuttavia nuovi bisogni che si affacciano, connessi sia alla possibilità che la carriera si interrompa anzitempo che alle spese sanitarie a venire. Le azioni preventive per tutelarsi riguardano patrimonio e risparmio: nel primo caso, bisogna accantonare riserve finanziarie specifiche per poter gestire eventuali assenze di redditi da lavoro; per quanto invece riguarda il risparmio, se la regola tradizionale era Reddito – Consumi = Risparmio, oggi bisogna invertire i termini: prima si accantona risparmio, denaro che servirà alla propria sicurezza economica, e dopo si consuma quello che resta. C’è poi il tema di prepararsi alla fine naturale del lavoro, facendo per tempo i conti con la propria pensione (quando ci si andrà e con quanto). Qui, la consapevolezza è essenziale, specie da quando le età di ingresso in pensione mutano continuamente per effetto dell’allungamento della speranza di vita.

Venendo alla soggettività, il passaggio da un contesto sicuro e protettivo ad uno sempre più complesso ha generato un senso diffuso di insicurezza, che si è tradotto in una nuova attenzione a come vengono spesi i denari. Il controllo sulla propria struttura di spesa non è sempre una necessità (lo è per i giovani) e non è neppure rivolto a diminuire la qualità della propria vita ma ad evitare inefficienze: il consumatore senior sa che le risorse finanziarie non sono infinite ed è orientato a conoscere e controllare le entrate ed uscite del budget familiare, passo necessario per garantirsi la stabilità economica di lungo periodo. Il budget è il primo pilastro di una pianificazione razionale ed efficace.

Essere senior non è l’inizio del ritiro, ma l’inizio del tempo a disposizione. Un tempo ricco di interessi e desideri, che richiederà prodotti e servizi ricreativi e educativi. C’è però una nuova necessità di conoscere e pianificare la propria vita economica e finanziaria, di sapere come si spende e di gestire efficacemente la finanza personale, sapendo che il controllo sul proprio budget è già una fonte di ricchezza, perché consente di gestire gli sprechi. Le Imprese dovranno riposizionare i messaggi di conseguenza, comunicando ad esempio come utilizzano in maniera efficiente il denaro loro affidato. La coerenza tra mercato ed età dei consumatori è una necessità, sia per l’utenza che per il mondo della produzione. La forte presenza di senior ne renderà rapido il diffondersi.

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Sergio Sorgi è socio fondatore e Vice Presidente di Progetica, società specializzata nell’educazione e divulgazione sui temi finanziari. E’ esperto di welfare e ha realizzato particolari approfondimenti su temi demografici, previdenziali e pensionistici. E' coautore del volume "Il futuro che (non) c'è", Università Bocconi Editore, 2016.

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