The Times They Are A-Changin’
Durante il lockdown sono girati in rete molti video che ironizzavano sull’emergenza facendone risaltare ora un aspetto ora un altro. Uno dei più divertenti, che credo si intitolasse “lavoro in remoto”, mostrava un can pastore che guardava attentamente uno schermo su cui passava una mandria di pecore.
Con gli amici, su WhatsApp, la battuta “sto facendo il can pastore a distanza” era diventata virale. Poi però alcuni confessavano un po’ confusi che in questa situazione erano in difficoltà a capire come fare i capi, mestiere che facevano da molti anni e con successo.
Come si fa a fare il capo quando le tue persone sono lontane? Quando non puoi dirgli “fai un salto da me”? Quando, per un veloce allineamento o anche solo per “fare squadra”, non puoi andare a mangiare insieme o a prendere il caffè? Non sai mai cosa sta succedendo realmente, chi sta veramente lavorando e su cosa. E poi questi maledetti sistemi digitali che non funzionano mai come dovrebbero …
Ovviamente lo spaesamento non vale solo per i capi. Tutti abbiamo dovuto modificare le nostre routine e, più o meno faticosamente, introdurne di nuove.
Bob Dylan, un super senior anche lui ormai, cantava “The Times They Are A-Changin’”. Ve lo ricordate?
Si! I tempi stanno cambiando! E la previsione condivisa è che non torneranno più come prima. E non solo per motivi normativi. Le aziende e le persone hanno scoperto che il lavoro in remoto funziona e conviene. Si risparmia e ci si può organizzare in famiglia in modo molto più flessibile, a maggior ragione quando le scuole ricominceranno.
Anche per noi senior, che magari dal punto di vista famigliare non abbiamo più molti impegni. Vuoi mettere potersi organizzare per la corsa, la passeggiata o la pedalata, che prima si facevano solo nel fine settimana? È molto probabile che l’alternanza tra lavoro in presenza ed in remoto diventerà la norma. E con essa molte abitudini cambieranno: riunioni frequenti e spesso più lunghe del necessario, file che si stampano anche quando non ce n’è bisogno, chiedere aiuto con le tecnologie “che proprio non ci sto dentro” (atteggiamento spesso voluto e un po’ snobistico).
E quindi? Cosa facciamo?
La risposta ce la dà McKinsey (May 15, 2020 Article): cominciamo a capire cosa non fare più, cosa iniziare a fare e cosa fare di più. E non dobbiamo andare molto lontano per avere indicazioni. Pensiamo a quello che abbiamo fatto noi stessi in questi mesi.
Abbiamo imparato ad utilizzare piattaforme digitali. A non controllare direttamente e fidarci di quello che ci dicevano gli altri. A non farci prendere dall’ansia per le cose che non andavano secondo il piano anche perché i piani cambiavano velocemente e qualche volta non c’erano proprio. Abbiamo imparato ad essere flessibili, ad accettare (e qualche volta addirittura ad apprezzare) quello che fino a qualche mese fa non avremmo mai creduto possibile. Eppure le cose hanno funzionato lo stesso. Anzi, in più di un’occasione anche meglio di prima, date le condizioni.
E c’è un altro elemento. In un articolo del 4 maggio la Stampa, riportando l’opinione dei consulenti del lavoro, scrive: “Paradossalmente, nonostante il dibattito nazionale sull’opportunità di fare rientri differenziati per classi d’età al fine di tutelare la popolazione più anziana, quest’ultima riprenderà a lavorare prima dei giovani”
Il perché non lo dice ma si possono fare delle ipotesi. Per ripartire c’è bisogno di esperienza ed autonomia. In una situazione per molti versi potenzialmente ancora pericolosa avere a disposizione persone “giudiziose” che sanno cosa fare e come muoversi senza dover aspettare che qualcuno gli organizzi il lavoro, è molto importante.
Foto da PublicDomainFiles.com
Psicologo. Dopo più di 40 anni di lavoro nelle organizzazioni ha deciso di dedicare il suo tempo alla famiglia e allo studio delle religioni e della spiritualità nel mondo.