Il bene confiscato a Bagheria…
… spazio anche ai Senior !
C’è un luogo a Bagheria dove le generazioni stanno insieme, operando per il Bene Comune. Proprio dentro quello che fu un maestoso e raffinato simbolo di potere malavitoso, oggi, infatti, fiorisce un progetto sociale che vuole essere risorsa aggregativa per il territorio, attirando a sé giovani e senior, uniti nella voglia di collaborare per la coesione del proprio territorio.
Prima del sequestro si chiamava “Villetta ex Castello” oggi invece la targa all’ingresso cita Centro Aggregativo Polivalente Don Lorenzo Milani, un luogo che è rinato grazie a un tavolo di co-progettazione, attirando a sé 14 realtà non profit, le amministrazioni di ben 5 comuni, il tutto facilitato e coordinato dal CeSVoP – Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo.
Come ho detto, lo “zampino senior” in questo progetto è visibile, importante e ce lo racconta Michelangelo Pedone, Direttore della Cooperativa Sociale MIGMA, che di anni ne ha solo 53, ma rivela che avendo a che fare nel Centro con giovani generazioni così distanti dalla sua, alla fine, con i senior si fa squadra unica:
“Abbiamo pensato di far gestire il centro ai ragazzi, in una sorta di autogestione accompagnata, monitorata proprio da chi giovane non è più. Ovvio che per noi e per chi si definisce senior ciò non è così semplice da accettare. Che poi non significa lasciarli soli una volta che hanno ingranato.
Per esempio, cito una cosa banalissima, ma che dà il senso delle cose: la festa di Halloween non poteva che essere organizzata da loro, ma i dolci sono stati fatti dalle mamme e dalle nonne dei ragazzi che frequentano il centro. La loro web agency ci dà idee su idee, spesso affiancandole alle nostre. Il centro così è animato dai laboratori che hanno un po’ il taglio della nostra generazione, diciamo e da quelli pensati proprio da loro, per loro”.
Web agency. Sì perché le ragazze e i ragazzi del Don Milani hanno dato vita a un’agenzia web interna che opera nella stessa struttura, occupandosi della comunicazione social del Centro. Un collettivo vulcanico al quale si affianca una compagine sociale “differentemente giovane” capace di produrre idee altrettanto sfidanti:
“Per esempio, noi invece abbiamo portato al tavolo un’idea complessa, introducendo intorno la struttura delle figure chiave, inedite e forse, passatemi il termine, anche anomale. Sono i tutor, gente comune, adulta, anche senior, che possa servire da sentinella.
Per esempio, un proprietario di un bar che vede raccolti i ragazzi al pomeriggio e che può quindi aiutarci a spingerli verso il Centro, monitorando i giovani in un territorio purtroppo afflitto dallo spaccio di stupefacenti, soprattutto di crack. Ogni posto critico vede un tutor, o almeno stiamo cercando di individuare chi può svolgere questo ruolo di presidio educativo”.
Ma non è che l’esuberanza delle nuove generazioni rischia di intimorire un senior che vuole avvicinarsi al Centro?
“No, non sempre i giovani la spuntano facilmente nel dibattito”, sorride. “Faccio un esempio pratico. Chi è nato nel vecchio secolo ha goduto del meraviglioso strumento rappresentato dalla radio, analogica o digitale questo poco conta. Abbiamo pensato quindi di poterla introdurre nel Centro proprio come attività creativa di laboratorio.
Invece i giovani ci hanno subito parlato di podcast, quindi di contenuti sì da ascoltare, ma mordi e fuggi, slegati dal mezzo radiofonico. Una cosa che però non soddisfaceva la parte ‘differentemente giovane’ di chi anima il Don Milani.
E visto che lo scambio è sempre alla pari con i ragazzi della webagency, abbiamo pensato di tenere duro e proporre loro di scoprire cosa è una radio, come funziona, i mondi che ti può aprire in termini di benessere: pensiamo alla logopedia che con un microfono e una cuffia può diventare via di guarigione.
Ecco, qui i senior, piuttosto che i giovani, dimostrano una visione prospettica più ampia, tendenzialmente più ‘olistica’, riuscendo a tenere insieme i mille aspetti della vita”.
Esiste uno “stile siciliano” nel prendersi cura del Bene Comune?
“Certo. C’è e sta lasciando il segno su questo luogo confiscato alla mafia. Un’impronta bella e che sa proprio della nostra terra: l’accoglienza, la voglia di condivisione, di incontro e di generosità soprattutto. Proprio la generosità forse è l’elemento che unisce l’azione sociale in questo luogo, riflettendo lo stile della nostra isola: qui i ragazzi e chi frequenta il centro sanno che se hanno bisogno di qualcosa per creare aggregazione, nei limiti del possibile, la trovano senza che qualcuno ripeta loro il solito refrain del ‘non c’è budget’.
Ovviamente non è tutto roseo però. Da buoni siciliani ci portiamo dietro una gelosia atavica che ci porta alle volte a essere un po’ campanilisti tra le realtà sociali che animano questo spazio. Infatti, chi ci ha incontrato prima della nascita del progetto ci ha subito detto sarcasticamente ‘auguri!’, consapevole delle difficoltà di stare insieme in così tanti partner. Però anche questa è la bellezza della sfida. Insomma, le cose stanno andando”.
Il Don Milani è uno schiaffo alla mentalità mafiosa che per anni ha imperversato nella zona. Ma questa rivincita Michelangelo ci racconta non essere solo una cosa delle nuove generazioni:
“Noi del secolo scorso abbiamo di certo vissuto gli anni più bui, dove la criminalità era veramente onnipresente sui nostri territori. Però non dobbiamo dimenticare che, anche in passato, c’era chi stava pensando a una Sicilia diversa. E non ha mai smesso da allora.
Queste persone, questi sognatori che magari ai tempi non erano così evidenti, oggi animano in corpo e spirito proprio il centro Don Milani. E il loro impegno può essere amplificato proprio da quei nuovi mondi social che la web agency dei nostri giovani continua a volerci narrare. È qui che nasce la magia, il rilancio intergenerazionale, che tutto tiene assieme e nulla lascia di intentato”.
E per il senior che volesse iniziare la propria avventura nel volontariato proprio al Centro Don Milani c’è spazio?
“Ma certo, e anche se non ci fosse oggi, lo si crea insieme. È una cosa proprio necessaria quella dell’includere tutti, senior o meno senior. E questo avviene non solo aprendo le porte e basta, ma aprendole con le chiavi giuste, che sono quelle capaci di attirare un bambino di sei anni e un senior di 80, ancora attivo e che ha voglia di mettersi in gioco, magari per tenere un corso di cosa lui sa fare meglio.
C’è tanto da fare nella quotidianità di questo magico nostro luogo. E si badi bene, la parola d’ordine è di fatto ‘nostro’. Qui non esiste il mio e il tuo, siamo tutte e tutti parte integrante, attiva di un Centro che tutti e tutte vuole attirare e tenere insieme”.
Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.