Alcune zone geografiche sono oggetto di studio perché la longevità media è significativamente più alta che nel resto del mondo. Sono chiamate Blue Zones e tra queste c’è anche la Sardegna.
I fattori che sembrano incidere di più sulla lunghezza della vita sono quattro: dieta, esercizio fisico, uno scopo e forti legami sociali.
Almeno due di questi, scopo e legami sociali, sono fortemente condizionati dal lavoro e quando si va in pensione giocoforza sono soggetti a profonde modifiche. A ben vedere anche la dieta va considerata: niente più mensa o pranzi veloci e di dubbia salubrità al bar.
A questi fattori se ne aggiunge un quinto, l’identità, cioè il modo in cui ciascuno di noi pensa a se stesso e si presenta agli altri. Il lavoro ha una parte importante, spesso prevalente, nel modo con cui ci raccontiamo; e anche se la descrizione è negativa, di insoddisfazione, il riferimento lavorativo è fondamentale per descrivere la qualità della insoddisfazione e quindi parlare di noi. Quando smettiamo di lavorare anche questa componente sparisce obbligandoci a reinventarci.
Questo spiega perché la pensione è un passaggio cruciale della nostra vita, che può condizionare in modo decisivo come (e per quanto) si vivrà nel periodo post lavorativo.
Pur essendo così importante spesso trascuriamo di prepararci. Ci pensiamo molto quando il tempo si avvicina, ne parliamo con colleghi e famigliari fantasticando di quantità di tempo libero, progetti abbandonati da riprendere, hobby da sviluppare, rapporti sociali da riattivare … ma lo facciamo con superficialità, sognando.
Quando siamo ancora più vicini, a maggior ragione nelle situazioni in cui possiamo scegliere se e quando effettivamente smettere, si attiva la paura del vuoto: “E poi cosa faccio? Come passerò il tempo?”.
Il post pensione è realmente una opportunità, specie con gli elevati standard di salute fisica e mentale che si mantengono anche in età avanzate. Ma va preparato in anticipo. Questo è particolarmente vero per gli uomini perché più delle donne si identificano in modo quasi esclusivo con il lavoro rimanendo “vuoti” quando finisce.
Quali sono le cose da fare?
- Cominciare per tempo a staccarsi dal lavoro. Un anno prima della possibile cessazione. Staccarsi non significa necessariamente lavorare di meno, anche se ridurre il tempo di lavoro spesso si rivela molto utile a livello psicologico perché richiede una decisione – una scelta esplicita che orienta e chiarisce prima di tutto a noi stessi ma anche alle persone intorno, le nostre intenzioni. Obiettivo è liberare poco per volta la mente dai pensieri legati al lavoro. Creare spazio da utilizzare per altro.
- Guardarsi intorno per vedere cosa fanno quelli che sono già in pensione. Partire da fuori di noi piuttosto che da dentro ripescando idee, progetti, sogni nel cassetto. A questi ci arriveremo, ma dopo. Lo scopo è allargare la mappa e confrontare possibilità. Il metro di comparazione è l’emozione che ogni alternativa suscita in noi. Se ci immaginiamo impegnati in quell’attività cosa “sentiamo”? Ci piace? Qualcosa la scarteremo subito, su qualcos’altro rimarremo incerti, qualcuna ci prenderà bene. Una caratteristica della vita post lavorativa è che non ci sarà più una cosa sola a cui dedicheremo la maggioranza del tempo, ma diverse attività, curando di mantenere un giusto equilibrio tra gli impegni famigliari, tipicamente la cura di giovani e/o vecchi parenti, attività sociali, per esempio volontariato scelto sia per lo scopo sia per il piacere del gruppo, attività personali, cioè tutti quegli impegni che portiamo avanti fondamentalmente per noi stessi provando piacere nel farli.
- Partendo per tempo avremo la possibilità di affinare progressivamente la mappa del nostro futuro, senza avere l’ansia di fissare tutto perfettamente prima della pensione. Un piano sufficientemente delineato da guidare le nostre azioni ed evitare la sensazione di vuoto, ma anche aperto alle evoluzioni spontanee ed impreviste. La libertà e l’autodeterminazione sono una grande opportunità e dobbiamo utilizzarle appieno senza limitarle troppo, da una parte, o lasciarle senza alcun confine dall’altra.
“Bisogna aggiungere vita agli anni, non anni alla vita” ha scritto Rita Levi Montalcini. Questo è vero sempre ma in particolare nella terza età. E molto dipende da noi.
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