Mary Anne dice addio alla sua “prima carriera”…
Midwest degli Stati Uniti, inizio degli anni ’90: Mary Anne a quell’epoca lavorava presso un’importante Associazione Medica.
In quegli anni l’economia americana entrava in crisi; le aziende e le organizzazioni in generale stavano vivendo momenti di ristrutturazione e le associazioni mediche non erano escluse da questo fenomeno. Mary Anne aveva 56 anni e la Direzione del Personale dell’Ente le propose di accettare una ‘buona uscita’ di pre-pensionamento .
Mary Anne vide con favore questa opportunità e decise di accettarla. Il suo lavoro nella Associazione medica nel decennio precedente era stato intenso e più critico dopo l’insorgenza dell’AIDS, che aveva messo sotto pressione tutti gli addetti ai lavori. Mary Anne faceva parte del gruppo di Divulgazione Scientifica, che dava supporto al settore della ricerca agli informatori medico-scientifici, ai medici e al pubblico in generale. In quel periodo e con l’emergenza AIDS tanto incombente, il suo dipartimento era nell’occhio del ciclone.
La prospettiva di essere fuori dall’Associazione stimolava Mary Anne. In tempi non sospetti aveva accarezzato l’idea di dedicarsi ad altre attività più attinenti al contatto diretto con le persone, ma in contesti totalmente diversi e gestendo altri temi. Accettò la proposta non senza prima eseguire un controllo dei suoi contributi al Sistema Pensionistico americano ( Social Security ), del suo fondo privato (chiamato 401K), dei suoi risparmi e ancora più importanti, delle sue forze e del suo entusiasmo.
In base alla legislazione dell’epoca, Mary Anne avrebbe dovuto aspettare almeno 6 anni per incassare l’equivalente della pensione minima dalla Social Security. Coi soldi ricevuti per il pre-pensionamento fece quindi qualche piccolo investimento, rinforzò il suo fondo privato 401K, e decise di fare una piccola vacanza in Europa. Al suo rientro, trovò lavoro come commessa nel reparto profumeria di un grande magazzino durante il periodo natalizio. Questo lavoro le permetteva di avere uno stipendio e dei contributi e di tenersi occupata con qualcosa che la divertiva. Mary Anne continuò a lavorare nello stesso reparto anche dopo il Natale, sviluppando un certo know how nel settore !
La storia di Mary Anne è simile a quella di molti Americani che devono “gestire il processo per andare in pensione”. In questo paese non esiste un’età pre-definita per “ritirarsi”, come si dice nel gergo americano. Ogni persona deve fare i conti con i propri contributi accumulati sia nella Social Security, che nel fondo pensione privato, cercando di capire bene lo stato dei propri risparmi e il proprio stato di salute in generale.
Per la loro legislazione in materia di pensioni gli Americani devono tenere sotto controllo diversi compleanni. Al momento, a 62 anni possono accedere alla pensione minima della Social Security , a 65 anni hanno diritto avere accesso al Sistema Medico (Medicare) gratuito, a 67 anni possono ricevere la pensione completa e a 70 anni, se decidono di rimandare il loro “ritiro”, la loro pensione viene maggiorata.
Il sistema è strutturato in modo da stimolare l’uscita dal mondo del lavoro il più tardi possibile e le persone si attivano in modo da potersi permettere questo ‘posticipo’.
Fedeli al paradigma del “politically correct” (almeno nel dichiarato) , a nessun Americano verrebbe in mente di fare una crociata per difendere i lavoratori più senior in quanto tali. Questo sarebbe considerato una mossa discriminatoria nei confronti di altri lavoratori più giovani. Nello stesso tempo però, si tenta di non ostacolare il re-ingresso nel mondo del lavoro delle persone più anziane.
Nel 2002 l’età effettiva nella quale la maggior parte degli Americani è andata in pensione era di circa 60 anni. Oggi i Baby Boomers dichiarano che andranno in pensione a 66 anni come riportato dalla Gallup’s Annual Economy and Personal Finance Survey del 2014.
Una delle ragioni di questa proiezione è legata alle perdite finanziarie sofferte durante la recessione del 2008. In molti casi, i fondi pensione privati si sono ritrovati senza copertura, con la conseguente necessità per gli iscritti di rimandare l’uscita dal mondo del lavoro, cercando alternative. Da qui la necessità anche di crearsi “nuove carriere”, continuare ad accumulare contributi nella Social Security e in generale assicurarsi fondi per quando non ci si potrà più permettere fisicamente di lavorare.
Mary Anne ha oggi 76 anni. Negli ultimi vent’anni ha continuato a fare lavori assolutamente scollegati dalla sua “prima carriera”. Privilegiando l’impiego nei servizi, ha lavorato come commessa in diverse catene di distribuzione e in centri d’informazione nelle stazioni centrali dei trasporti pubblici. Il suo ultimo lavoro è di usciere presso un grande stadio dove si tengono partite di baseball e concerti. Il suo contratto prevede che copra 40 eventi durante l’anno. Mary Anne ama la musica e riesce a gestire i suoi orari in modo da poter vedere gli artisti che più le piacciono. Del suo lavoro attuale ama soprattutto il contatto con la gente giovane, all’aperto e in situazioni divertenti. Le piacciono un po’ meno i momenti violenti (che non mancano) e il clima, che nel Midwest americano può essere spesso inclemente. Parte fondamentale del suo desiderio di continuare come usciere è anche il rapporto con i suoi colleghi: persone over 65 che come lei hanno vissuto altre carriere professionali come contabili, avvocati, manager o brokers. Mary Anne non vuole smettere ancora di lavorare: nella prossima stagione arriverà un nuovo concerto di una famosissima Rock Band, che non può assolutamente perdersi !
Julio Gonzalez, educato in Messico, Canada e negli Stati Uniti, vive in Italia da più di trent’anni. Manager internazionale, ha gestito direttamente, in vari ruoli nelle Direzioni Risorse Umane dove ha lavorato, progetti di integrazione di aziende e culture diverse in Italia, Europa, Americhe, Asia e Oceania