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Lavoro

Brain wellness sul lavoro: strategia per l’invecchiamento?

“Ci sono solo due modi di vivere: uno è come se nulla fosse un miracolo; l’altro è come se tutto lo fosse. Io credo nel secondo”   Albert Einstein

Molti studi neuroscientifici convergono sull’idea che “il cervello possiede una proprietà chiamata neuroplasticità, ossia la capacità di modificare in modo significativo la propria struttura e i propri modelli di attività non solo durante l’infanzia ma anche in età adulta e per tutta la vita”[1].

Rivoluzionando la convinzione limitante che la partita si gioca nei primi anni della nostra vita e che poi il destino sia quello di un inevitabile declino!

Due sono gli input che possono contribuire a questo risultato:

  1. qualità e varietà delle esperienze nel mondo esterno
  2. attività mentale svolta, dalle pratiche di meditazione ai training cognitivo-comportamentali.

Partendo da queste scoperte alcune aziende hanno iniziato ad occuparsi del tema ageing sviluppando l’idea che sia possibile, a qualsiasi età, prendersi cura, responsabilmente e proattivamente, del naturale processo di invecchiamento delle persone.

Non certo pensando di arrestarlo, ma utilizzando tutte le scoperte scientifiche degli ultimi anni per decidere e praticare stili di vita e di lavoro che permettano, appunto, di gestire il trascorre del tempo nel modo più consapevole possibile. Con la certezza che quanto prima questo avviene, in termini di età, tanto maggiori saranno i benefici, nella sfera professionale e in quella personale.

Solo a titolo esemplificativo, possiamo pensare alle conoscenze che oggi abbiamo in tema di:

  • attività fisica (come tenersi in forma … senza strafare … scegliendo gli sport e le intensità adeguate)
  • alimentazione (mangiare meno per mangiare meglio, mangiare bene per vivere meglio)
  • stili di vita (mantenere attiva la mente, dormire il giusto, praticare meditazione e yoga, recuperare affetti).

All’interno di questa prospettiva l’approccio mentale e le tecniche di Brain Wellness sembrano andare proprio in questa direzione. Attraverso percorsi mirati ed integrati di mindfulness e training cognitivi è possibile innalzare il proprio livello di benessere, sviluppare resilienza rispetto ai problemi del lavoro e della vita, aumentare consapevolezza di quello che accade nel momento presente, incrementare la capacità di gestire lo stress, facilitare la possibilità di vivere le relazioni con se stessi e con gli altri in modo equilibrato e consapevole, migliorare le capacità di presa di decisione.

Questi sono tutti risultati ottenibili, con naturali differenze individuali, in tempi relativamente brevi (dalle 8 alle 12 settimane) e rappresentano conquiste che vanno nella direzione di creare condizioni ottimali per gestire responsabilmente il naturale processo di invecchiamento.

La mindfulness in particolare, permette di “riassettare” alcune “abitudini della mente sfruttando la plasticità delle connessioni cerebrali, creandone di nuove, rinforzando alcune di quelle già esistenti e indebolendone altre”.[2]

E’ una pratica che, tra i tanti benefici, ha quello di aumentare il controllo dell’attenzione, rendere consapevoli di quando la nostra mente divaga, “rumina”, interferendo, ad esempio, con i compiti da svolgere, gli stati d’animo, la qualità delle decisioni da prendere.

I training cognitivi, successivi alla pratica di mindfulness, permettono di migliorare l’attenzione, la forza di volontà, la chiarezza di pensiero, la pianificazione e l’agilità mentale.

Siamo solo agli inizi del percorso e le scoperte si susseguono quasi giorno per giorno.

La scelta che stanno intraprendendo alcune aziende di offrire al proprio personale, su base volontaria e a prescindere dall’età, percorsi mirati di Brain Wellness sembra essere molto interessante e foriera di interessanti sviluppi, per le persone e per le organizzazioni. Google, Apple, e tante altre aziende nella Silicon Valley stanno introducendo programmi centrati sulla consapevolezza. Alcune aziende si stanno muovendo in questo senso anche in Italia.

Vi terremo aggiornati degli sviluppi.

[1] Tratto da: La vita emotiva del cervello. Richard J. Davidson con Sharon Begley. Ponte alle Grazie editore.

[2] Idem

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