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Volontariato

I volontari senior che surfano le onde e salvano vite

Mi dica la verità, come siamo messi a volontari over 50?”. Dall’altra parte del telefono ho la segreteria dell’A.R.I. – Associazione Radioamatori Italiani, che dal 1950 è riconosciuta come Ente Morale e che proprio quest’anno si appresta a soffiare tonde tonde novanta candeline con i suoi dodicimila iscritti su di un bacino nazionale di ben quarantamila appassionati.

ARIvarese

foto di arivarese.com, volontari dell’Associazione Radioamatori Italiani A.R.I., Sezione di Varese

Beh, è proprio il nostro pane”. Sì, perché sono proprio i volontari senior i più appassionati pescatori di segnali oggigiorno, non solo a tempo perso, ma da volontari quando il mondo intorno crolla, crollano i ponti radio per i telefonini, crolla anche l’elettricità e i soccorritori sono lontani, quando terremoti e ogni altra calamità colpisce ciclicamente il nostro Stivale.

Ed è una storia che, senza andare indietro a Guglielmo Marconi, parla di noi: ore 21:00:12 del 6 maggio 1976, si risvegliò l’Orcolat il mostro che secondo la tradizione friulana è imprigionato sotto le montagne e che quando si arrabbia scuote tutto. A quel tempo non esisteva la Protezione Civile, ma questo non fermò il Corpo Emergenza Radioamatori (Cer) che rimbalzando il segnale di allerta attivò la prima rete di emergenza solo quindici minuti dopo la catastrofe e nelle ore successive, con l’arrivo sul campo di attrezzature (anche di fortuna, come le batterie delle macchine) creando il primo ponte con la Prefettura di Udine dove risiedeva il centro operativo generale.

Che poi, per dir la verità, questi pescatori di segnale sparsi per tutto il mondo non solo sono tanti (ottocentomila nei soli Stati Uniti, novantamila in Germania, sessantamila in Spagna e Gran Bretagna), ma anche inquadrati ufficialmente all’interno delle operazioni di aiuto alla popolazione dalla risoluzione n° 640 della Conferenza Amministrativa Mondiale delle Radiocomunicazioni datata 6 dicembre 1979. Insomma, non ci si improvvisa, né soccorritori, né tantomeno radioamatori: serve prendere un patentino, licenza, sostenendo esami ministeriali che toccano tecnica e teoria.

Ma questo non butta proprio giù questi volontari dell’etere che, come racconta il giornalista de Il Giornale Gabriele Villa sulle pagine del suo quotidiano, dichiarano essere “Una rete fatta di antenne, attese pazienti, prove e riprove cucita insieme dal filo della solidarietà che fa spuntare il sorriso su mille volti che non si conoscono e, probabilmente, che non si conosceranno mai”.

Ed è proprio lo stesso Villa, per l’occasione dei 90 anni dell’A.R.I., che ricorda quanto un’attività che parrebbe di piena solitudine possa diventare un vero e proprio slancio di volontariato che ti porta in luoghi dove spesso lo spirito del volontariato è messo alla prova: “Perché in fondo, sotto una corazza, apparentemente asettica fatta di codici e abbreviazioni gergali – racconta il giornalista – mettiamo il cuore anche dentro le nostre radio e insistiamo nel sognare un mondo migliore. Un mondo migliore che in radio si concretizza quando si ascoltano le conversazioni serene e amicali fra radioamatori di Paesi che politicamente e strategicamente si detestano. O quando regali una parola di coraggio o riesci a spedire un medicinale, o il pezzo di un trattore a Padre Eugenio, 5R8DQ, in Madagascar, o a padre Gabriele, D3SAF, in Angola, due missionari, due amici fra i tanti, conosciuti parlando al microfono”.

E qui mi chiederete che significano cose come “5R8DQ” o “D3SAF”. Facile, ogni radioamatore ha quello che per le piattaforme sociali sono i “nickname” e che in questo caso contiene tante informazioni liofilizzate in una sigla composta di lettere e numeri combinati, costituita da una parte iniziale, il prefisso, che fornisce indicazione del luogo da cui la stazione trasmette, e da una parte finale, il suffisso, che caratterizza la particolare stazione. Insomma, la carta d’identità del volontario e anche un po’ il suo orgoglio, diciamocelo.

E se i volontari che detengono regolare “licenza” sono stanziali, la loro rete di antenne è così sviluppata da permettere d’essere immediatamente operativi da casa, dalla propria camera da letto, immediatamente al fianco alle forze che operano sul campo: è il caso dei volontari radioamatori del varesotto, guidati da Giovanni Romeo presidente A.R.I. Varese, che hanno coordinato l’azione della Protezione civile nei primi momenti dopo il sisma del Centro Italia della scorsa estate.

L’azione, addirittura, è stata gestita dallo stesso Romeo, dalla Sicilia, dove si trovava in ferie, come racconta a IlGiorno.it: “Al momento del sisma mi trovavo in vacanza a Taormina dove abbiamo una stazione radio. Ci siamo messi subito in ascolto mandando i primi dati al dipartimento della Protezione Civile di Roma, così da permettere i primi soccorsi. La nostra rete di controllo – continua Romeo – nata nel 1981 dopo il terremoto dell’Irpinia, è installata nelle prefetture di tutta Italia e almeno una volta al mese prevediamo un’esercitazione che dura più o meno mezz’ora. Ma stavolta, purtroppo, le cose sono andate diversamente. Non appena abbiamo rilevato la prima scossa l’abbiamo subito attivata, anche perché siamo i più veloci nel farlo“.

E questa è opera non solo di appassionati, non solo di semplici volontari, ma di volontari senior, loro in Italia sono i naviganti più appassionati in cerca di onde. Loro sono gli eroi senza volto, ma con una voce che sa veramente fare la differenza.

Guardi che comunque abbiamo anche tanti trentenni iscritti”. La segretaria dell’A.R.I. ci tiene a dirmelo, a farmelo capire bene bene, anche se io mi affretto a dire che il mio obiettivo era valorizzare l’impegno dei “senior” dietro le ricetrasmittenti. Il segretario spezza così il silenzio e orgoglioso mi dice: “sì, allora è nel posto giusto!”.

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