Le nostre anime di notte
Kent Haruf, Le nostre anime di notte, NN Editore, 2017
Le nostre anime di notte è una delicata storia d’amore e di amicizia tra due settantenni.
Addie e Louis abitano vicini, ma, pur conoscendosi da molti anni, non si sono mai frequentati. Sono vedovi entrambi e vivono da soli.
Una sera Addie bussa alla porta di Louis, si siede in salotto e, un po’ imbarazzata, espone il motivo della sua insolita visita:
“Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me la notte. E parlare.”
Louis, sorpreso, chiede un po’ di tempo per pensarci.
Il giorno successivo telefona a Addie per sapere se è ancora dell’idea: lo è. Così la sera stessa, un sacchetto di carta in mano con dentro il pigiama e lo spazzolino, bussa esitante alla porta nel retro della casa.
Lei lo accoglie con un bicchiere di vino e l’invito a entrare la prossima volta – se ci sarà – dalla porta principale. I vicini lo vedranno, che importa?
Inizia così una relazione fatta soprattutto di parole. Sera dopo sera, notte dopo notte, i due si raccontano, e non servono più le pillole per dormire quando non si è soli.
Il dialogo è il vero protagonista del romanzo, lo stesso dialogo che un tempo era stato carente con i rispettivi coniugi: con l’età matura si è più propensi ad ascoltare senza giudicare, a esporsi senza temere il giudizio dell’altro.
Passa il tempo e le notti sono piacevoli, perché non tenersi compagnia anche di giorno? Ci sono tante cose da fare assieme.
Una relazione così insolita non passa inosservata agli abitanti di Holt, il villaggio della provincia americana immaginato dall’Autore.
La gente mormora, qualcuno giudica, ma i due hanno deciso di non badarvi. Non altrettanto si può con i figli, in particolare, Gene, il figlio di Addie.
Adulto irrisolto, intrappolato in un trauma dell’infanzia mai superato e in un illogico rancore verso la madre, si presenta un giorno con il figlio di sei anni. Si sta separando dalla moglie e anche il lavoro non va bene, il piccolo dovrà stare con la nonna.
Così Addie si fa carico del nipotino e Louis, con semplicità, la aiuta. E’ una specie di nonno da cui c’è tanto da imparare e il piccolo si affeziona subito.
Ma Gene ritiene la presenza di Louis disdicevole e inopportuna.
Potrà l’affetto maturo e sincero di Addie e Louis resistere ai pregiudizi di Gene?
La storia del libro è toccante. Pubblicato postumo, è l’ultima fatica di Kent Haruf *. Lo ha scritto di getto, in lotta contro il tempo dopo avere saputo che gli restavano pochi mesi di vita. Ce la racconta la moglie in questa intervista.
* Kent Haruf ha scritto La Trilogia della pianura, tre romanzi ambientati nello stesso villaggio immaginario, Holt: Il canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione.
Psicologa psicoterapeuta, cura il blog www.patriziabelleri.it Per Osservatorio Senior propone le recensioni di libri che ha letto e che le sono piaciuti.
Credo che questo romanzo sarà tra quelli che non saranno dimenticati. Ti fa star bene fisicamente, ti emoziona e rapisce, con una fine che è un nuovo inizio. Meraviglioso. Noi leggiamo per sentirci meno soli, per scoprire altri mondi, altre storie. I libri vivono per permetterci di toccare un desiderio, un sogno, insomma qualcosa di migliore. Bello davvero, lieve come il rumore che fa la neve cadendo.
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