L’età fragile
L’età fragile, il romanzo di Donatella Di Pietrantonio, si è aggiudicato il Premio Strega 2024.
Lucia – la protagonista e voce narrante – appartiene alla generazione di mezzo, tra l’anziano padre e la figlia Amanda.
In comune hanno il trauma di una violenza e il carattere ruvido della terra d’Abruzzo.
Lucia vive sola e lavora come fisioterapista nel suo paese che non ha mai abbandonato.
L’equilibrio raggiunto dopo la separazione dal marito e da Amanda, a Milano per studiare, viene turbato dall’improvviso ritorno a casa della figlia.
La ragazza a Milano ha subìto una violenza, ma non ne vuole parlare e a casa si comporta in maniera incomprensibile: chiusa in camera, esce di rado, mangia poco o nulla, non si lava, non risponde alle sollecitazioni, è sgarbata.
Il trauma l’ha di sicuro provata e Lucia non sa come aiutarla.
Anche lei, alla stessa età, ha conosciuto la violenza, seppure non in prima persona.
Negli anni 90, in un campeggio nei Monti della Majella, due ragazze vennero brutalmente assassinate e un’altra che era con loro, Doralice, scampò miracolosamente, rimanendo ferita nel corpo e turbata per sempre.
Lucia le conosceva e Doralice era la sua migliore amica.
Solo per un caso non era con loro la notte dell’omicidio, ma ha vissuto molto da vicino le ore concitate delle ricerche, il ritrovamento dei cadaveri e della stessa Doralice, ferita, ma viva.
Dopo quel terribile evento, Doralice ha lasciato il paese ed è andata a vivere in Canada, per voltare pagina.
In un sapiente gioco di sovrapposizione tra passato e presente, Lucia rievoca i fatti di allora – quando i Monti della Majella cessarono all’improvviso di essere i luoghi della gioventù e dell’innocenza – mentre vive con apprensione i turbamenti della figlia oggi.
Mentre Amanda affronta da sola i suoi grovigli esistenziali, Lucia si sente impotente.
A ciò si aggiunge la fretta con cui l’anziano padre insiste per donare a Lucia la terra, il campeggio e i boschi adiacenti, teatro del delitto di 30 anni prima, proprietà in parte sua e in parte del padre di Doralice.
Un evento improvviso scuote questo equilibrio già instabile: uno speculatore vuole acquistare quelle terre: di sicuro ne stravolgerà il paesaggio.
Inaspettatamente, la difesa del patrimonio naturale, ricordo sì dell’orrore, ma anche patrimonio naturalistico e affettivo di inestimabile valore, unisce tre generazioni in un unico obiettivo: salvare la loro montagna.
Violenza sulle donne, difesa della natura e rapporti tra le generazioni sono i temi del romanzo, trattati con una scrittura molto gradevole da Di Pietrantonio.
Il racconto si ispira a un fatto di cronaca nera accaduto nel 1997, i giornali ne parlarono come “Il delitto della Majella”.
Donatella Di Pietrantonio, nata nel 1962, è rimasta a vivere a Penne, il suo Paese, dove ha il suo studio di dentista.
Ha scritto altri romanzi che hanno l’Abruzzo come teatro: Mia madre è un fiume, Bella mia, L’Arminuta, Borgo Sud, tutti editi da Einaudi.
Ha debuttato come scrittrice in età matura.
In una recente intervista, parlando della sua e della nostra generazione, ha dichiarato:
«Quando ho esordito nella scrittura, avevo quasi cinquant’anni. Per decenni non mi sono data il permesso di realizzarmi in quella che io sentivo essere la mia vera identità. E un po’ me ne dispiace. Se avessi avuto più coraggio ne avrei scritti dieci di romanzi. Invece questo è il quinto, e a volte penso che sarà l’ultimo».
Auguriamoci che non sia così.
Donatella Di Pietrantonio, L’età fragile, Einaudi 2023
Vuoi leggere i precendti articoli della rubrica Letti e visti? Clicca qui
Psicologa psicoterapeuta, cura il blog www.patriziabelleri.it Per Osservatorio Senior propone le recensioni di libri che ha letto e che le sono piaciuti.