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Senior nel mondo

I Senior in Cile e i fondi pensionistici ispirati ai Chicago Boys

Pedro lavora nel servizio di sicurezza di una impresa privata a Santiago. E’ un’occupazione che gli ha permesso una stabilità lavorativa negli ultimi 10 anni. Da quando i suoi figli sono indipendenti dal punto di vista economico è più tranquilo per accumulare denaro in maniera continuativa sul suo fondo pensione privato che è la principale modalità nel Paese per crearsi una pensione per la gente della sua generazione. Oggi ha 62 anni e vorrebbe poter andare in pensione tra tre anni, come prevederebbe la legge.

Santiago del Cile

Putroppo però i contributi effettivamente da lui pagati al Fondo non sono stati versati continuativamente: per svariate ragioni legate al fatto di avere dei lavori precari, spesso senza contratto. Tutti aspetti che non hanno permesso di creare un Fondo consistente. Nonostante il paese abbia vissuto uno sviluppo economico importante negli ultimi trent’anni, non tutti sono riusciti a costruirsi quel Fondo pensione individuale che le leggi avevano auspicato negli anni ‘80. Ad oggi molti “baby boomers”, come Jorge, devono cercare di fare quadrare i loro risparmi e i loro contributi e vedono allontanarsi il traguardo di una vecchiaia tranquilla ed economicamente indipendente.

Il Cile ha rappresentato per l’America Latina un apripista per la costituzione di fondi pensionistici privati. Negli anni ‘80, in pieno periodo Pinochet, il paese sudamericano ha cambiato il sistema pensionistico tradizionale, allora basato sulle contribuzioni di Stato, datori di lavoro e lavoratori stessi, per creare una modalità di risparmio in Fondi Individuali Privati, dove la responsabilità di creare il fondo rimaneva a cura del singolo lavoratore, senza più contributi da parte del datore di lavoro o dello Stato.

La formula della privatizzazione ha richiesto la creazione di Società di amministazione di fondi pensione (AFP) ad oggi ancora in attività. Secondo questa formula i lavoratori depositano in conti individuali il 10% del loro reddito e gli amministratori dei fondi, con una commissione per il servizio, devono investire i loro soldi. Il paradigma sottostante a tale sistema si basa sulla costante crescita del mercato azionario: in presenza di crescita economica, anche i fondi pensionistici crescono. Tuttavia è vero anche il contrario: se la Borsa affonda o gli investimenti non rendono quanto atteso anche l’impatto sui risparmi e sugli assegni pensionistici sarà di segno negativo.

Secondo alcune statistiche il Cile è uno dei paesi nella regione sudamericana con un alto livello educativo tra gli over 60: la classifica degli Age Index indica che circa il 48,2% della popolazione possiede un’educazione media o superiore. Il Cile è anche un Paese dove la popolazione degli over 60 sta crescendo. Secondo l’ultimo censimento del 2017 i cileni sono 17,5 milioni di persone con gli over 60 che rappresentano oggi il 16% della popolazione e per il futuro Age Index stima che questi saranno il 23% nel 2030 e il 32% della popolazione nel 2050. Come in altri Paesi, anche in Cile le aspettative di vita alla nascita continuano ad aumentare e arrivano a 76 anni per gli uomini e 82 anni per le donne.

La vita di un over 60 in Cile oggi però non è facile, almeno non per tutti.

Il Cile degli anni ‘80 si trovava in un contesto economico influenzato dalle idee liberiste dei “Chicago Boys” come era chiamato un gruppo di economisti cileni, molto in voga in quel periodo, e i fondi pensionistici privati sono una manifestazione di quel periodo. Il bilancio, dopo più di 30 anni di fondi privati, ha lasciato il Paese sudamericano in pieno subbuglio.

I “baby boomers” di allora che si preparano oggi ad andare in pensione (con 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne), stanno vivendo una situazione d’incertezza: la soluzione ideata negli anni ‘80 non permette loro di andare in pensione nel modo confortevole e rassicurante che si aspettavano.

Infatti l’Associazione degli Amministratori di Fondi Pensioni in Cile (Asociación de Administradores de Fondos de Pensiones- AAFP) in uno studio recentemente publicato indica che solo il 25% delle persone che sono andate in pensione negli ultimi anni aveva maturato contributi oltre i 25 anni e quindi il 75% dei pensionati ha potuto beneficiare di contributi inferiori e fondi piu limitati. Inoltre l’AAFP indica che circa il 50% delle persone riesce a contribuire in maniera continuativa ai Fondi pensionistici durante la loro vita lavorativa. I dati sulle donne sono ancora più complicati: con stipendi più bassi, una media di 15 anni di contributi effettivi e con un’aspettativa di vita più lunga, si prevede per le donne un futuro anche più difficile.

La situazione è sotto osservazione da parte di diverse istituzioni locali. In particolare, la Coordinadora Non+ AFP (letteralmente “Non PIU Amministratori di Fondi Pensioni”) ha organizzato un referendum per conoscere il gradimento del servizio delle AFP, il livello di copertura finale effettivamente offerto e la sua sostenibilità a lungo termine. I risultati del referendum, che ha avuto un’alta partecipazione, sono stati critici nei confronti di questo servizio e hanno messo in discussione il sistema.

Uno dei punti principali del contendere è legato al basso livello delle pensioni mensili effettive. Diverse fonti parlano di pensioni mensili più basse dello stipendio minimo. Ad esempio, la Fundacion Sol, un ente cileno no-profit attivo negli studi legati al mondo del lavoro, ha evidenziato in una ricerca che la pensione media mensile che riceve il 90% dei pensionati cileni è di circa 147mila Pesos (pari a circa 230 USD) e le proiezioni future indicano che la situazione potrebbe peggiorare. Secondo una recente ricerca del CONSEN, Ente di studi del Ministero di Sviluppo Sociale del Cile, circa il 50% degli over 60 del Paese si riconosce ancora come “capo famiglia” e come fonte principale di reddito del proprio nucleo familiare: ciò significa che i senior cileni si considerano ancora economicamente responsabili della sorte del loro gruppo familiare.

Gli amministratori dei fondi pensioni si difendono sostenendo che il loro lavoro non è da criticare in quanto le performance economiche dei fondi sono positive e se le pensioni medie non sono sufficienti, questo è da attribuirsi alle condizioni del mercato di lavoro locale: contributi non continuativi e insufficienti, legati a lavoratori precari o con stipendi troppo bassi.

La situazione è complessa e ha portato ad una serie di proteste popolari che hanno indotto il Governo del Paese a mettere in discussione le modalità di funzionamento dei Fondi. Si stanno ora avviando istanze concrete per modificare il sistema in vigore e, nonostante il ritorno al sistema tradizionale non sia considerato come una alternativa possibile, si ipotizza di creare alternative per ammortizzare in qualche modo la situazione.

Nel 2008 il governo ha introdotto una pensione ‘minima’ pagata dallo Stato allo scopo di aiutare coloro che non hanno potuto crearsi un Fondo. Secondo le statistiche piu di 1,3 milioni di cileni ricevono questa pensione minima statale con una percentuale alta tra gli over 65.

Da alcuni si immagina la creazione di Fondi di investimento pubblico e in più di un dibattito si indica la possibilità di aumentare l’età pensionistica a 67 anni. Allo scopo di creare soluzioni più organiche e durature, negli ultimi anni si è parlato di aumentare la contribuzione di un ulteriore 5%, pagato anche parzialmente dai datori di lavoro. La discussione sulla sostenibilità del sistema dei Fondi Privati nel paese sudamericano ha inevitabilmente provocato un contagio di preocupazione in altri paesi dell’America Latina, che avevano allora copiato il modello e che ora cercano di capire quali siano le condizioni per assicurare il funzionamento del sistema.

In modo sempre crescente si mette in dubbio che il problema possa e debba essere gestito solo con le forze dei singoli coinvolti e il dibattito continua….

Pedro, come altri suoi coetanei, è preoccupato per la sua situazione a lungo termine. Segue con interesse le diverse ipotesi di modifiche al sistema dei Fondi Privati, ma è consapevole che con la sua età e la sua storia contributiva non vedrà imediatamente gli effetti degli eventuali miglioramenti che si stanno discutendo oggi nel suo Paese. Ciò che si augura più di ogni cosa è poter continuare a lavorare anche dopo i 65 anni e poter così avere il flusso di cassa sufficiente a sopravvivere.

Nota: Le esperienze contenute nel testo corrispondono a episodi vissuti o testimonianze all’autore e sono rielaborate per una migliore comprensione dei temi. Ogni eventuale somiglianza a persone o situazioni reali è da considerarsi una concidenza.

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