Leggere libri, leggere giornali

Differenze di genere e di scolarità.

Un paese di ‘non lettori’?

La lettura è un’attività fortemente connessa al livello culturale e questo vale sia per i giornali che per i periodici, e ancor più per i libri, anche se il ruolo giocato dal titolo di studio è assai difforme per questi diversi tipi di lettura.

In effetti, se consideriamo la popolazione compresa tra i 55 e i 64 anni[1], notiamo che, per quanto concerne i quotidiani, la lettura, almeno saltuaria, riguarda circa un terzo di chi ha al massimo la licenza elementare, la metà di chi ha la licenza media, i due terzi di chi ha il diploma, quasi l’80% dei laureati. A leggere un quotidiano tutti i giorni è meno del 10% di chi ha al massimo la licenza elementare, il 15% di chi ha la licenza media, il 20% dei diplomati, un po’ più di un terzo dei laureati.

Grafico n. 1. Legge quotidiani almeno una volta alla settimana? * Titolo di studio

Decisamente minore le differenze per quanto riguarda i periodici dato che la percentuale di chi li legge, almeno saltuariamente, passa da poco meno del 40% di chi ha al massimo la licenza elementare, al 60% dei laureati. Ma, a questo riguardo, è opportuno ricordare che i settimanali sono molto variegati al loro interno, in quanto in essi rientrano sia quelli che trattano approfondimenti politici e culturali, che quelli centrati su gossip e in cui la scrittura è sostanzialmente ancillare alle foto.

Grafico n. 2. Abitualmente legge qualche rivista settimanale? * Titolo di studio

Ben più consistenti, invece, le differenze per quanto concerne la lettura di libri: nel corso dell’ultimo anno, ne ha letto almeno uno il 16% di chi ha al massimo la licenza elementare, poco più di un quarto di chi ha la licenza media, un po’ più della metà di chi ha un diploma, oltre i tre quarti dei laureati.

Grafico n. 3. Ha letto libri nell’ultimo anno? (non scolastici/professionali) * Titolo di studio

 

Questi dati suggeriscono due considerazioni.

La prima riguarda la ridotta incidenza di lettori nel nostro paese, anche in questa fascia di età che è stata, in gran parte, toccata almeno dalla scolarità media e dai movimenti sociali e giovanili a cavallo degli anni 70[2]: oltre la metà dei 55-64enni, infatti, non legge praticamente mai né riviste settimanali, né libri; oltre il 40% non legge praticamente mai giornali.

La seconda considerazione riguarda le forti differenze a seconda del livello di scolarità, che evidenziano certo il ruolo dei percorsi formativi sia nell’acquisizione di quelle competenze che rendono in grado di apprezzare la lettura (specie se comunque più impegnativa, come quella dei libri, che siano di saggistica, o che siano romanzi), che nello stimolare interessi culturali duraturi, ma evidenziano anche come nemmeno tra i laureati e i diplomati siano pratiche da tutti condivise né la lettura sistematica di quotidiani e riviste, né quella dei libri.

Uomini/ donne: giornali versus libri?

Quello che però qui ci interessa verificare sono due aspetti.

Da un lato, se vi siano differenze significative tra uomini e donne; dall’altro, se la scolarità incida maggiormente per i primi o per le seconde.

A tal fine, utilizziamo i dati che emergono dai grafici 4-5-6 che mettono a confronto i comportamenti di lettura di uomini e donne sia in generale, che a seconda del titolo di studio.

Come evidenziano le ultime due colonne di questi grafici, relative al totale di uomini e donne, a leggere più frequentemente i quotidiani sono gli uomini, mentre riviste e libri sono letti maggiormente dalle donne.

In effetti, mentre tra gli uomini la percentuale di chi non legge praticamente mai un quotidiano è pari al 36,4%, tra le donne si sale al 50%. A leggerlo tutti i giorni è, invece, il 23,8% dei primi, il 13,9% delle seconde.

Specularmente, a non leggere mai settimanali è il 50,3% delle donne, ma il 60,5% degli uomini, a non leggere mai un libro rispettivamente il 66,2% e il 50,1%.

Grafico n. 4. Legge quotidiani almeno una volta alla settimana? * Titolo di studio e sesso

 

 

Grafico n. 5. Abitualmente legge qualche rivista settimanale? * Titolo di studio e sesso

 

 

Grafico n. 6. Ha letto libri nell’ultimo anno? (non scolastici/professionali) * Titolo di studio e Sesso

Tali differenze sembrano rimandare da un lato alla permanenza, evidenziata in tutte le ricerche, di una maggior propensione maschile verso l’attualità, come portato di un maggiore interesse sia verso la sfera socio-politica che verso quella sportiva; dall’altro ad una maggior propensione femminile sia verso tematiche di intrattenimento che verso dimensioni che rimandano alla riflessività e alla introspezione.

Quello che ci sembra interessante sottolineare è che tali differenze permangono anche a parità di titolo di studio, ma che tra chi ha la laurea esse risultano un po’ attenuate, evidenziando così come i modelli di identità di genere siano, ma solo molto parzialmente, condizionati dal percorso formativo.

[1] I dati presentati sono frutto di un’autonoma elaborazione dei dati Multiscopo Istat del 2016. Gli intervistati sono stati complessivamente 43.360, di cui 5.717 nella classe di età compresa tra i 55 e i 64 anni.

[2] Basti pensare che si tratta di persone nate negli anni ’50 e che sono quindi state giovani tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70.

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Carla Facchini è Presidente dell'Associazione Nestore, già Professore Ordinario di Sociologia della Famiglia, Universita Milano Bicocca.

Un Commento

  1. PIERA 23 Maggio 2020 at 14:10 - Reply

    Dobbiamo innanzi tutto specificare che la terza età, per ciò che mi riguarda, accusa difetto alla vista e all’udito che, impedisce un corretto approccio con la carta stampata e i suoi derivati . Dove c’è possibilità di
    ” ingrandimento e/o migliore ricezione dei suoni ” subentrano maggiore interesse da parte di chi possiede adeguato titolo di studio e/o apprendimento, che favoriscono l’attenzione, anche se disturbata, da altri suoni pubblicitari o familiari che intralciano la comunicazione .
    Gli evidenti motivi di supremazia rispetto a quelli cosidetti sociali fanno si che la popolazione over non sia costantemente e sufficientemente informata e/o acculturata; non ultimi consideriamo i motivi cosidetti economici che, in questa fascia d’età non mancano !

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