Maria Rosa senior volontaria per le donne

In tutte le disgrazie nazionali ci sono angoli al sole sotto gli occhi di tutti e altri angoli purtroppo all’ombra e meno conosciuti. Nell’impietoso computo sanitario delle vittime del Covid19 spesso si dimentica di prendere in considerazione altre tipologie di vittime: l’hanno chiamata “pandemia di genere” e all’inizio di maggio segnava già 11 femminicidi e un’impennata del 74,5% delle richieste di aiuto alle reti nazionali antiviolenza rispetto al mese dell’anno precedente.

In questa emorragia di umanità ho voluto quindi non solo intervistare una senior volontaria donna, ma proprio la presidentessa di una rodata e riconosciuta realtà territoriale che da anni tocca a 360° il complesso tema della “difesa della Donna”. Sono così andato a Imola e ho incontrato Maria Rosa Franzoni, 72 anni, in pensione da dieci, “ultimamente ricoprivo il ruolo di segretaria particolare del sindaco, ma ogni sei sette anni, per scelta, ho sempre voluto cambiare mestiere”. Uno spirito creativo e vulcanico con il quale oggi guida l’Associazione PerLeDonne che in città e nei comuni limitrofi promuove i principi di pari opportunità e contrasta la violenza di genere accogliendo presso il proprio Centro antiviolenza circa 60 donne l’anno, con circa 12 ore settimanali di ascolto erogate grazie all’impegno di un team di 8 volontarie con formazione permanente, specifica e approfondita.

Proprio il Covid19, ci confida Maria Rosa, può essere un possibile punto di svolta per operare un cambiamento fattivo a livello formativo, culturale, politico, economico che abbia ricaduta sulle loro lotte: “Sono convinta che come associazione siamo chiamate a essere sempre più sul pezzo, in grado di allargare il raggio d’azione in modo che sì si parta dalla violenza sulle donne, ma che si lavori in termini positivi in generale nella società. Anche perché non si possono affrontare temi complessi con singole soluzioni isolate e non integrate. Per esempio, pensiamo al rapporto tra Diritti delle Donne ed Economia circolare, la dignità della persona sul posto di lavoro…”.

L’instancabile battaglia delle volontarie di PerLeDonne è già oggi di fatto proprio quella di creare, nelle retrovie del Centro antiviolenza, le condizioni perché questo presidio non serva più e lo fanno nella maniera più creativa possibile, aprendosi a tutte le età, organizzando aperitivi e cene, passeggiate nel verde, spettacoli teatrali, momenti di divulgazione scolastica e convegni multidisciplinari.

Mi chiedo e le chiedo se però qualsiasi senior che voglia far volontariato possa avvicinarsi un-due-tre-via al loro tipo di attività o se serve compiere specifici step: “Altro che step! Noi facciamo dei percorsi di formazione veri e propri. Prima di arrivare al cuore dell’azione, cioè a fare attività di volontariato a stretto contatto con donne maltrattate passa del tempo. Prima bisogna, come io spesso dico, annusarsi relazionalmente, cioè capire gli assetti, l’organizzazione, come funziona l’associazione, poi, se si è convinti, si ragiona su cosa si è disponibili a fare a secondo del tempo a disposizione, del proprio background e indole. Magari una ha fatto per anni l’amministrativa e non ha propensione nella relazione diretta con le nostre utenti, quindi non è detto che una volontaria voglia impegnarsi in prima fila presso il Centro. Però, comunque, prima di arrivare al nucleo della nostra attività, ci vuole tempo e impegno formativo”.

Allora mi incuriosisce come Maria Rosa si sia avvicinata a questo tipo, complesso, di volontariato quando, dopo una vita lavorativa intensa, una volta in pensione, si potrebbe scegliere la sacrosanta via del divano: “La mia vita è stata sufficientemente soddisfacente. Ho avuto una vita famigliare tranquilla. Nel lavoro ho sempre fatto quello che mi piaceva, ho una pensione dignitosa e quindi mi è parso opportuno restituire alla Comunità questa soddisfazione, insomma mettermi io a disposizione della Comunità su di un tema che è sempre stato oltretutto caldo per me”.

E allora, se presente, qual è la marcia in più che può portare un volontario senior in questa avventura? “Noi senior, come marcia in più, abbiamo una certa poliedricità. Nel senso che organizziamo dalla cena di autofinanziamento alla presentazione dei libri, al mercatino, all’apericena, al compleanno… di fatto con il nostro tutto fare allarghiamo spesso la base, aprendo le porte dell’associazione alla cittadinanza. I volontari giovani, invece, arricchiscono noi senior donandoci una visione plurale del mondo, per esempio nelle tematiche lavorative… un mondo che noi abbiamo abbandonato e che quindi ci risulta difficile da comprendere con categorie del passato”.

E il Covid19 come ha modificato questo senior-attivismo? “Ti dirò cosa ho fatto io: ho chiacchierato un mucchio con le mie volontarie perché voglio mantenere, aggiornare, alimentare la loro motivazione, voglio fare in modo che il morale delle truppe sia alto. Il Centro antiviolenza ha ovviamente sospeso gli incontri faccia a faccia, ma è rimasto vivo il numero dedicato di telefono e abbiamo garantito 40 ore settimanali di reperibilità”.

E, sperando e immaginando che l’emergenza sanitaria sarà presto alle spalle, come e dove si vede Maria Rosa nel 2021? “Ho fondato questa associazione, la presiedo da nove anni e credo che sia troppo. Perciò Maria Rosa smonta! Non farò più la presidentessa, ma la volontaria sì! Quindi mi vedo così. Lo faccio perché sennò non sarebbe corretto… continuando così PerLeDonne diventerebbe l’associazione Franzoni. No. Serve un gruppo dirigente nuovo per le nuove sfide, tra le quali, come dicevamo prima, usare questa crisi per cambiare una serie di cose sociali, ambientali, culturali, economiche… altrimenti torniamo indietro!”.

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Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.

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