La compagnia dei fiori
Bellezza pura e viva tra passato presente e futuro.
In questo periodo di pandemia sto in casa il più possibile, sono senior e me ne sto al riparo dal contagio. Il problema è come passare il tempo. Sono tante le cose che posso fare, ma oggi non me ne va nessuna: è la bellezza che cerco, che mi risollevi l’anima e non sia virtuale (non se ne può più del virtuale)… Per fortuna mi vengono in aiuto i miei fiori d’inverno.
Sposto la vaschetta di ciclamini bianchi che è fuori, sulla finestra del cucinino e la porto in veranda e li concimerò… Qui fuori fa troppo freddo, non è come a Venezia: ricordo quell’inverno di parecchi anni fa: Capodanno col concerto alla Fenice e poi fuori, con i ciclamini bianchi traboccanti alle finestre di tutte le calli, frutto di un muto accordo, e tante persone che si abbracciavano e baciavano in Piazza S. Marco. È da allora che in autunno compero ciclamini bianchi e, d’inverno, li tengo sulla finestra, fin quando la temperatura non scende sotto lo zero.
In veranda li metto vicino ad una vaschetta di ciclamini rosa, piccoli e profumati: è un profumo speciale che mi entra nell’anima e, come direbbe Proust immediatamente mi apre lo scenario della mia infanzia in montagna, sulle Prealpi lombarde, dalla zia Giulia e dei ciclamini che andavamo a raccogliere insieme nel buio e umido sottobosco, e sistemavamo nei bicchieri di vetro sui piccoli tavoli della trattoria. Qui sulle Alpi del basso Piemonte non crescono i ciclamini, ma io li compero al mercato e li tengo in tutte le stagioni: sul terrazzo d’estate, all’ombra, e in veranda quando l’inverno si fa troppo freddo. Li cerco profumati e non è facile: tuffo la testa nelle piccole distese di ciclamini: quelli profumati sono color ciclamino chiaro, ma spesso non ce ne sono e allora aspetto… neppure il fioraio sa che, anche se raramente, può averne di profumati.
In veranda sta fiorendo per la prima volta la camelia. L’avevo comperata questa primavera tutta bella verde dalle foglie lucide, in un grande magazzino, dotata di un cartoncino che annunciava una ricca fioritura che non c’è mai stata, questa è la prima, d’inverno… ma il fiore è bello, grande, rosa chiaro, senza profumo, ma è una sorpresa e una festa per la vista. E ci sono tanti altri grossi bottoni che fioriranno…
Sulla finestra del cucinino metterò gli ellebori che ho comperato ieri: metto nella vaschetta la terra e li sistemo: le corolle sono bianche e innocenti, con tanti boccioli grassi e tondi che spuntano dalle foglie scure e dure. Non temono il freddo e continuano a fiorire anche sotto la neve. Quando vado in montagna con le ciaspole riconosco quelli selvatici dalle foglie, più piccole e allungate; ora saranno fioriti…
Con i primi caldi i fiori perdono il loro candore e si fanno verdi o rosa scuro e appassiscono; non è facile tenere la pianta d’estate: va all’ombra e umida e spesso muore, come la mia dell’anno scorso… li bagno e li sistemo sulla finestra: quando faccio colazione o cucino me li vedo lì fuori: sono vivi, mi rallegrano e mi fanno compagnia.
Non solo. Rifletto inoltre che, almeno per me, il fiore contiene un suo passato nello scenario della tua vita che puoi andare a rivisitare e ti scalda il cuore; un gusto per il presente, ma anche l’attesa di un futuro che dipende sì dalla robustezza della pianta, è vero, ma anche dal tuo sguardo e dalle tue cure.
Insomma, sei attore anche tu, non solo loro.
Silvia Ghidinelli è Presidente dell’Unitre di Fossano e cura l’invecchiamento attivo dei senior della sua città, anche come docente del Laboratorio “Piacere di leggere”. E’ membro attivo dell’Associazione culturale Cicerone e si spende per far conoscere agli studenti l’arte del territorio a Km 0. Si dedica quindi ai senior e ai giovanissimi
l’autrice dell’articolo manifesta animo sensibile e poetico, possiede una rara qualità di comunicare coi fiori e con tutto ciò che vive, la poesia dei suoi commenti traspare e ci consola in un mondo affollato di polemisti !
Grazie Piera di aver sottolineato l’elemento consolatorio della bellezza …