SLIDER-TECHNOLOGY-AND-AGEING
SLIDER-PANDEMIA-FUTURO-SENIOR
Senior Living
HEADER-GENERAZIONI-AZIENDA
2017-09-12-generazioni-a-confronto—banner-header_2
SLIDER-CAROUSEL-AGE-MANAGEMENT
Letti e visti

Nomadland

La nostra recensione del libro di Jessica Bruder da cui ha preso spunto il film agli onori della cronaca come vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia 2020 e di tre Oscar 2021

Il libro è un reportage sugli americani senior che vivono nei camper non per diletto ma per necessità economiche. L’autrice è vissuta su un camper per tre anni unendosi alla comunità per vedere da vicino la realtà di cui vuole parlare. E’ un romanzo più che un saggio perché descrive dettagliatamente la biografia di alcuni di questi nomadi ed è molto piacevole da leggere.

Nomadland ha tre chiavi di lettura. In primis è un grande libro di viaggi.  Inoltre è interessante conoscere le cause per cui la classe media americana può perfino perdere la casa. Infine, si parla dei lavori precari destinati ai nomadi.

L’impoverimento è dovuto a varie ragioni.  Linda, che ha 60 anni ed è la protagonista principale del libro, fa lavori precari per tutta la vita.   Non ha la pensione, la convivenza con la figlia nella casa troppo piccola è difficile. Prende solo la pensione sociale di 500 dollari e l’idea di vivere nel camper si basa sul desiderio di essere autonoma, libera e di cercare una vita minimalista contro il consumismo. E’ una scelta in parte dovuta alla necessità ma in parte anche congrua con lo spirito di avventura del Nuovo Mondo. In altri casi la sequenza è diversa. Si parte da lavori dignitosi, si investe in borsa, con la crisi economica gli investimenti sono bruciati e, non potendo più pagare il mutuo, si perde anche la casa.

Ovviamente la pensione sociale non basta per pagare la benzina e per vivere e allora si fanno lavori stagionali spostandosi da un luogo all’altro degli Stati Uniti. Linda fa la hostess in un parco forestale, accoglie i clienti 24 ore su 24, controlla che i fuochi siano spenti, pulisce i gabinetti. Oppure i nomadi raccolgono frutta nei campi. Molto spazio viene dato ad Amazon, che organizza campi di stazionamento. Le condizioni di lavoro della grande azienda sono davvero molto difficili.

Interessante è vedere come si affronta la vita in un camper senza stazionare in un campeggio attrezzato. Tantissimi sono i problemi, dal caldo al freddo, alla corrente elettrica. Ma ciò che manca di più è una doccia. Varie sono le soluzioni indicate. Infine, diverse sono le strategie per evitare la polizia. Ci paiono davvero ammirabili e temerari i senior descritti nel libro.

I nomadi possono ammontare a decine di migliaia e si ritrovano annualmente a Quartzsite, in Arizona. C’è molta solidarietà tra di loro per ogni necessità che devono affrontare.

Il libro è, dunque, una grande storia di vita e fornisce molte informazioni poco note sulle condizioni sociali e sul lavoro di una classe impoverita. Ma non è un libro triste. Nonostante le difficoltà dei nomadi emerge da parte loro un grande orgoglio per la capacità di farcela senza bisogno di nessuno e per una vita spartana.

La scrittura è scorrevole e le molte chiavi di lettura permettono di spaziare dalla bellezza dei grandi spazi, a storie personali di inventiva nell’affrontare i problemi, ma anche di amicizia.

NOMADLAND (La terra dei nomadi)

di Jessica Bruder

edizioni Clichy collana Rive Gauche, giugno 2020

1 Commento

  • Queste comunità solidali e di spontanea formazione hanno interessanti risvolti nel sociale . Ho utilizzato da giovane un sistema di vita avventuroso ma, per noi anziani non lo ritengo idoneo, a meno che lo si affronti con l’aiuto ed il sostegno di parenti e/o amici che condividono il medesimo stile di vita .
    I bisogni primari e secondari della nostra fascia d’età, sono incompatibili con l’improvvisazione caratteristica di questi assembramenti e farebbero da disincentivante a simili sperimentazioni che per i giovani, sono il sale di vita quotidiano .

Commenta