E’ opportuna la colonscopia di screening?

Il campo in cui maggiormente si effettuano screening di popolazione è costituito sicuramente dalla prevenzione – o meglio dalla diagnosi precocedei tumori maligni in genere, prevenzione basata sulla convinzione che più precocemente si riesce ad individuare una forma tumorale e più alte saranno le probabilità di ottenere risultati soddisfacenti con il trattamento.

Esistono molti studi che hanno analizzato i vantaggi dello screening mediante colonscopia sulla diagnosi precoce del cancro del colon-retto (mediamente 55.000 nuovi casi in Italia ogni anno; il secondo tumore maligno per frequenza nelle donne, dopo quello della mammella; il terzo negli uomini, dopo quello del polmone e della prostata), ma finora non erano ancora stati esaminati gli effetti eventuali sulla mortalità generale.

In parole povere, eseguire una colonscopia ad una determinata età per cercare eventuali alterazioni intestinali che possano trasformarsi in neoplasie maligne diminuisce sicuramente l’incidenza di tali neoplasie, ma questo si traduce in un allungamento della vita oppure no?

Per rispondere a questa domanda fondamentale uno studio ha esaminato 85.000 soggetti mai sottoposti allo screening, di età compresa tra 55 e 64 anni, in Norvegia, Polonia e Svezia; questi sono stati divisi casualmente in due gruppi: ad uno è stato mandato l’invito ad effettuare la colonscopia, all’altro no. L’invito a sottoporsi alla colonscopia è stato accettato dal 42% dei soggetti: qualora si fosse riscontrata la presenza di polipi intestinali, i pazienti venivano sottoposti a controlli ad intervalli standard.

Dopo 10 anni è stata effettuata un’analisi intent-to-treat (che comprende cioè tutti i soggetti invitati, anche coloro che non avevano accettato di eseguire l’esame), che ha dato questi risultati:

  • L’incidenza cumulativa del cancro è stata significativamente più bassa nel gruppo che aveva ricevuto l’invito (0.98% contro 1.20%), molto probabilmente a causa della scoperta e della rimozione di polipi pre-cancerosi.
  • La mortalità specifica da cancro non è invece risultata differente nei due gruppi (0.28% contro 0.31%).
  • La mortalità generale, cioè da qualsiasi causa, è risultata identica nei due gruppi (11%).

Effettuando invece un’analisi dei dati ottenuti impostata diversamente, e cioè per protocol (che confronta solamente i soggetti effettivamente sottoposti a screening, confrontandoli con quelli non sottoposti), si è vista una differenza statisticamente significativa nella mortalità specifica da cancro (0.15% contro 0.30%), che tradotto in pratica significa 1 decesso in meno da cancro ogni 700 colonscopie di screening.

Come interpretare questi risultati indubbiamente problematici? Si ripete in pratica quello che era già stato constatato a proposito dello screening del tumore mammario: se ci si sottopone a questo tipo di controllo preventivo, otteniamo sicuramente che i decessi dovuti al tumore diminuiscono, ma se calcoliamo il numero dei decessi globali, dovuti a qualsiasi causa, non rileviamo differenze tra la popolazione sottoposta a screening e quella che lo rifiuta.

Il motivo di tale differenza risiede prevalentemente nelle complicazioni che purtroppo si possono verificare effettuando screening invasivi, quali la mammografia o la colonscopia: in caso di risultati dubbi si mettono in moto ulteriori accertamenti e procedure diagnostiche ancora più invasive e ne consegue che la mortalità generale aumenta. In breve, se non si effettuano screening, molti più tumori uccideranno molte più persone, con aumento netto della mortalità specifica, ma la mortalità generale risulterà invariata, identica a quella della popolazione non sottoposta a screening.

La risposta alla domanda che dà il titolo a questo breve scritto per il momento, quindi, non ha una risposta definitiva e dotata di forte evidenza scientifica. Tralasciando il disagio di una colonscopia tradizionale, che può indubbiamente costituire un ostacolo all’accettazione dello screening, la decisione di aderire o meno alle campagne di screening nazionali spetta in ultima analisi al paziente, che deve essere informato in modo esaustivo sui pro e sui contro dell’esame; tale informazione, da cui deriva il consenso all’effettuazione dello screening, spetta ovviamente al medico curante o a chi propone l’accertamento.

Bibliografia: Bretthauer M et al. Effect of colonoscopy screening on risks of colorectal cancer and related death. NEJM 2022 Oct 9

Foto SHVETS production da Pexels

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Laureato in Medicina all’Università di Torino nel 1973, è stato Medico Ospedaliero e Medico di Assistenza Primaria presso l’ASL di Fossano. E’ stato Consulente redazionale di importanti riviste mediche e, dal 2003, è Consulente scientifico del portale www.paginemediche.it, per quanto concerne l’aggiornamento riservato ai Medici.

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