Il tempo è cervello!
Prevenire l’ictus cerebrale: è possibile?
La preoccupazione di sviluppare un ictus è ampiamente diffusa nella popolazione, soprattutto tra gli over 65. Si tratta infatti di un evento potenzialmente debilitante che quindi giustamente può spaventare le persone a rischio.
L’ictus è un evento neurologico a genesi vascolare ed è una delle principali cause di disabilità e mortalità in tutto il mondo. Si verifica quando il flusso di sangue da e verso il cervello viene interrotto o ridotto.
Esistono due tipi principali di ictus:
- l’ictus ischemico, causato dall’occlusione di un vaso sanguigno dell’encefalo;
- l’ictus emorragico, causato dalla rottura di un vaso sanguigno dell’encefalo.
Entrambi i tipi di ictus richiedono un intervento immediato e un trattamento adeguato al fine di ridurre i danni. L’ictus è una patologia “tempo-dipendente”, ovvero in corso di ischemia prima si interviene e più neuroni (cioè le cellule nervose) si possono salvare, consentendo una migliore ripresa.
Come riconoscerlo?
È fondamentale riconoscere tempestivamente i segnali di un potenziale ictus per poter agire il prima possibile, in modo da ridurre i danni indotti dall’ictus e migliorare le possibilità di recupero. Una volta allertati i soccorsi, risulta importante segnalare l’orario in cui sono insorti i sintomi. Tra i segni e sintomi più comuni vanno segnalati:
– la perdita improvvisa di forza, soprattutto in un lato del corpo o in un arto
– una deviazione improvvisa della rima della bocca
– una difficoltà improvvisa nel parlare correttamente
– la perdita subitanea di coordinazione o equilibrio
– una visione offuscata o una perdita improvvisa della vista
Utile per il riconoscimento dei sintomi è inoltre la Cincinnati Prehospital Stroke Scale (CPSS), una scala fruibile anche da persone senza formazione in ambito sanitario, che offre una valutazione di tre aspetti:
- Mimica facciale: il paziente deve sorridere o mostrare i denti; questo test sarà valutato come anomalo se un lato del viso si muove in modo diverso dall’altro
- Forza: si invita il paziente a chiudere gli occhi e sollevare le braccia; qualora un arto ceda o si muova in modo diverso dall’altro il risultato sarà anormale
- Linguaggio: nel caso in cui il paziente pronunciando una frase sbagli le parole o sia incapace di articolarle, l’esito sarà considerato anormale.
I soggetti con anche un solo parametro “anormale” hanno una possibilità molto elevata di avere un ictus.
Come prevenire l’ictus?
L’ictus è un evento che può colpire chiunque; tuttavia, adottare uno stile di vita sano è uno dei modi più efficaci per limitarne il rischio. Bisogna cercare di ridurre stili di vita potenzialmente dannosi e correggere i fattori di rischio per malattie vascolari. Ecco i principali fattori di rischio:
- Ipertensione: la pressione sanguigna elevata aumenta il carico di lavoro del cuore e può danneggiare le arterie che irrorano il cervello.
- Dislipidemia: livelli elevati di colesterolo LDL e bassi livelli di colesterolo HDL possono contribuire all’accumulo di placca nelle arterie.
- Fumo: sia il fumo attivo sia l’esposizione al fumo passivo aumentano il rischio di malattie vascolari.
- Diabete mellito: il diabete aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, poiché può danneggiare i vasi sanguigni.
- Stile di vita sedentario: sarebbe preferibile fare le scale e gli spostamenti a piedi quando possibile.
- Alimentazione poco salutare: una dieta ricca di grassi saturi (es. burro, frittura e insaccati), zuccheri aggiunti e sale può contribuire all’aumento dei valori di colesterolo, di pressione arteriosa e facilitare l’obesità.
È importante notare che questi fattori di rischio possono interagire tra loro, amplificando il rischio complessivo. È risaputo che se ci si prende cura della propria salute con la dovuta attenzione, sino all’80% degli ictus può essere evitato!
Le conseguenze di un ictus possono variare a seconda dell’area del cervello colpita, dell’entità del danno e della tempestività dell’intervento medico. Ovviamente un altro fattore condizionante è lo stato di salute precedente all’ictus dell’individuo; in un individuo anziano “fragile”, anche un evento ischemico di bassa entità può determinare conseguenze molto gravi mentre, al contrario, in un individuo “fit” (anche se anziano) il danno può essere più contenuto. Ne consegue che anche il percorso di recupero può variare da individuo ad individuo.
In alcuni casi l’ictus può determinare un’emiparesi (paralisi di un lato corporeo) e/o deficit di linguaggio per i quali è in genere necessario un percorso di recupero in una struttura di riabilitazione specialistica. In altri casi l’ictus può essere meno disabilitante ed il paziente può recuperare quasi totalmente il proprio stato di salute. In ogni caso, il supporto medico e riabilitativo può giocare un ruolo cruciale nel favorire la ripresa e migliorare la qualità di vita dopo un ictus.
In conclusione, per sconfiggere la paura dell’ictus è fondamentale conoscere le strategie da mettere in atto per prevenirlo e le misure da adottare per riconoscerlo; “il tempo è cervello” e cure adeguate messe in atto tempestivamente possono cambiare le sorti di questa temibile malattia.
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Armida Soccali e e Valentina Deiana sono Dottoresse specializzande in Geriatria presso l'Università Milano Bicocca.
Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Inoltre fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).