L’economia del senso
L’idea di futuro e di senso
Immaginiamo un gatto. Cosa fa nel corso delle sue giornate? Cerca di dormire bene, mangiare, giocare, muoversi da un luogo all’altro… Poi ci siamo noi. Siamo la stessa cosa o siamo altro? Cosa ci differenzia da quel gatto o da qualsiasi altro animale?
Potremmo rispondere: l’intelligenza, la capacità di utilizzare strumenti, la creatività e così via. Tuttavia, tutte queste caratteristiche dipendono da una capacità fondamentale che le genera tutte: l’idea di futuro e, soprattutto, di “senso”.
Viviamo in un’epoca complessa che rende difficile fermarsi a contemplare e a chiedersi: “dove stiamo andando”?
Siamo infatti diventati tutti un po’ breveterministi (solo il 27%[1] degli italiani ha obiettivi finanziari a lungo termine e si impegna per raggiungerli), retrotopici (idealizziamo i tempi andati), panofobici (il Censis conta oltre 6 milioni di italiani che temono tutto), colmi di incertezza e anche un po’ algofobici (non sopportiamo più il dolore e abusiamo di automedicazioni).
Nella quotidianità molti di noi sperimentano la cosiddetta “sindrome della papera”[2], ci presentiamo al mondo come se gestissimo tutto con estrema tranquillità, mentre internamente ci sentiamo stressati, sopraffatti e in difficoltà a tenere il passo.
La ricerca di senso
Come uscire dall’impasse? La fiducia in un’epoca complessa richiede innanzitutto uno sforzo immaginativo ed è facilitata dalla ricerca di un senso, individuale e collettivo. Un tempo eravamo capaci di immaginare e agivamo nella ricerca di senso.
Pensiamo alla Reggia di Caserta, al Duomo di Milano, al Ratto di Proserpina del Bernini, alla pietà di Michelangelo, al Pantheon, alla cappella Sistina, alle ville palladiane, ai musei capitolini… tutte queste meraviglie esisterebbero se non ci fosse stato uno slancio immaginativo e una ricerca di senso, individuale e collettiva?
Il “pensiero della cattedrale”
Alla base di questo agire c’era il “pensiero della cattedrale”, un atteggiamento proprio di tutti quegli architetti, scalpellini, artigiani, artisti che iniziavano la costruzione di una cattedrale, pur sapendo che non sarebbero mai riusciti a vederla completata.
Eppure, lo facevano lo stesso, con impegno e fatica perché così facendo sapevano che sarebbero stati parte di un futuro maestoso, che avrebbero lasciato tracce di sé e avrebbero dato un senso alla propria vita. Il pensiero della cattedrale può essere adottato da tutti noi, ma richiede di avere una visione e la capacità di concepire progetti che si estenderanno negli anni a venire.
La continuità tra passato, presente e futuro
Nel mondo ci sono culture che dividono rigidamente i tempi, altre che li pesano diversamente ed altre ancora, invece, che sono permeate da continuità. Tra quest’ultime, la cultura maori che con l’espressione “whakapapa” ci insegna che passato, presente e futuro non sono distinti, ma interconnessi e contigui. “Abbi fiducia del percorso”: è questo l’invito rassicurante che viene fatto alle persone, perché passato, presente e futuro sono il contenitore complessivo dell’esistenza.
Qualcosa si sta muovendo
Se è vero che viviamo in un’epoca concitata, bloccata nel tempo presente, è anche vero che in questi ultimi anni post pandemia qualcosa si è mosso e che riflessioni profonde “sul senso” stanno piano piano cominciando a venire a galla: i ragazzi iniziano a selezionare con più attenzione le aziende in cui lavorare, le imprese si pongono obiettivi misurabili per generare impatti positivi sul benessere dei collaboratori, dell’ambiente, della società, e così via…
Anche a livello individuale sta emergendo il desiderio di passare da una mentalità adattiva (improntata sul cogliere le opportunità, detta anche «protagonismo debole») ad una trasformativa (che prevede di mettersi in gioco, darsi una meta e cambiare le cose per sé, per i propri figli, nipoti o per l’ambiente che ci circonda).
Ma quali strumenti possiamo utilizzare per cogliere il significato della nostra vita e qual è il ruolo dell’educazione finanziaria?
Primo passo, avere uno scopo
“Dare un senso” significa, innanzitutto, raccontare una storia, tracciare la trama della propria vita, leggere i protagonisti, gli antagonisti, definire le svolte, i colpi di scena, gli antefatti, andare alla ricerca del lieto fine. Ma quali sono i perni di questa storia?
Roy Baumeister ci invita a riflettere sull’idea che una vita ha senso quando soddisfa alcuni specifici bisogni di significato.
Il primo, essenziale, è quello di scopo. Ciascuno di noi ha bisogno di puntare a una meta e di sentire che tutti gli eventi, le decisioni e gli accadimenti della propria vita sono tra loro collegati per raggiungere proprio quella(e) finalità.
In tal senso, i programmi di educazione finanziaria aiutano i senior ad immaginare obiettivi di vita futuri, ad affiancargli una descrizione, un tempo, un importo economico, una priorità e a sviluppare un piano per raggiungerli.
Un senior potrebbe così, ad esempio, scoprire che il risparmio per l’istruzione universitaria dei nipoti o per il pensionamento è ciò che dà significato al suo risparmiare e alla propria vita economico-finanziaria.
Il nostro codice morale
La semplice definizione di un obiettivo non è però sufficiente. Abbiamo anche bisogno di “sentirci nel giusto” e di creare un contesto narrativo che ci permetta di interpretare gli avvenimenti della vita secondo il nostro codice morale.
Ogni esperienza deve essere infatti coerente ed in sintonia con i valori più profondi e radicati che abbiamo interiorizzato, come ad esempio proteggere la nostra famiglia o far star bene le persone a noi care.
Sentirsi efficaci
Il significato non si limita però alla sola ricerca di finalità coerenti con il nostro mondo valoriale, occorre anche sentire di avere la capacità di raggiungerle e di gestirle. Un ulteriore bisogno è dunque quello dell’efficacia (da efficere, “che produce il suo effetto”), ossia quello di sentirsi in grado di ottenere gli obiettivi che ci si è posti.
Questo bisogno lo troviamo, ad esempio, in un lavoratore senior che si impegna a migliorare le proprie competenze per avanzare nel “fine carriera”, o in un pensionato che sceglie di acquisire abilità nuove che gli permettono di coltivare le sue passioni e di migliorarsi.
La risposta al bisogno di efficacia la ritroviamo anche nella partecipazione a iniziative di alfabetizzazione che aiutano ad attivare comportamenti virtuosi per la nostra salute in tarda età, o che ad esempio ci insegnano a risparmiare meglio, a gestire eventi come il pensionamento, malattie inattese, le conseguenze di una vedovanza.
Gli effetti dei programmi di educazione finanziaria
Come mostrano le misurazioni dell’Università Cattolica (vedi tabella), la partecipazione a programmi di educazione finanziaria tramite l’incontro con educatori finanziari a norma UNI11402, contribuisce a generare fiducia nella gestione delle proprie risorse e ad aumentare così il senso del proprio valore personale.
L’aumento della stabilità economica in seguito ai percorsi individuali di educazione finanziaria
Progetto WEMI, Comune di Milano
Indicatori (valutazioni da 1 a 5) | |
Trovo più soddisfacente spendere soldi oggi che risparmiarli per il futuro | -9% |
Ho obiettivi economici a lungo termine e mi sforzo di realizzarli | +16% |
Conosco e tengo sotto controllo i miei redditi, i consumi, i miei impegni finanziari | +11% |
Cerco di risparmiare il più possibile | +10% |
Saprò gestire imprevisti ed eventi inattesi | +16% |
Risparmio per avere una pensione sufficiente | +18% |
Quando faccio scelte di investimento, considero il tempo degli obiettivi ed il rischio degli strumenti finanziari | +14% |
Fonte: Laboratorio di statistica applicata alle decisioni economico aziendali – Università Cattolica Milano
L’autostima
Gli uomini e le donne non sono però isole, ma mondi interconnessi. Da qui un ulteriore bisogno fondamentale: quello di autostima, che si crea attraverso la convinzione di avere un valore positivo e di essere ben considerati dagli altri.
Abbiamo bisogno di trovare ragioni per descriverci come degni di valore e rispetto, agli occhi degli altri, ma anche ai nostri.
In tal senso farebbe bene a ciascuno di noi fermarsi un attimo e ripensare a tutte quelle sfide economiche affrontate e vinte nel corso della propria vita, come l’essere stati capaci di acquistare la propria casa, aver gestito bene i debiti, aver costruito una riserva per far studiare i figli, o predisposto una piccola eredità per figli o nipoti.
Come abbiamo visto, la ricerca di senso si muove in una dimensione temporale molto ampia che inizia nel passato, vive nel presente e punta al futuro. Ritorniamo così al “whakapapa” che ci ricorda che è proprio la linea del tempo a costruire la storia dalla quale ciascuno di noi ricava il significato di quel che fa.
La finalità, composta da piccoli e grandi obiettivi di vita, è dunque una determinante fondamentale delle esistenze significative, perché ci consente di collegare in maniera coerente il nostro passato, con ciò che facciamo oggi e ciò a cui aspiriamo per il domani.
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Foto Srdjanns74 su licenza iStock
[1] Fonte: Il Sole24ore
[2] L’espressione “sindrome della papera” è stata coniata dall’Università di Stanford per descrivere la situazione in cui molti studenti, sebbene sopraffatti dallo stress e da numerosi impegni, mostrano un’apparenza di controllo e felicità costante. Si fa riferimento al modo in cui le papere nuotano, sembra che scivolino tranquillamente sull’acqua, mentre sotto la superficie muovono energicamente le zampe.
Francesca Bertè è Partner Progetica e vicepresidente di Eqwa, Impresa sociale nata per diffondere e sviluppare riflessioni, studi e comportamenti finalizzati a dare benessere ai cittadini attraverso sistemi e strumenti di welfare. Progetta e realizza percorsi formativi di educazione e pianificazione finanziaria. Svolge attività di ricerca su fenomeni sociodemografici, modelli di welfare e politiche sociali, con focus sul ciclo di vita economico delle famiglie. E’ Educatore Finanziario conforme alla norma tecnica UNI 11402. E' autrice, insieme a Sergio Sorgi, del saggio "Felicità cercasi" (2020) e Fiducia sostantivo plurale (2022), editi da Egea.