Il caffè aumenta la pressione?
Il caffè è la seconda bevanda più bevuta al mondo, dopo l’acqua.
Ogni giorno si consumano circa 1,6 miliardi di tazzine di caffè, ma la classifica dei paesi dove si consuma maggiormente questa bevanda presenta delle sorprese: in Italia è stata inventata la caffettiera Moka ® e l’uso dell’espresso; ma il nostro paese occupa solamente il 12° posto nell’elenco dei consumatori di caffè, preceduta da tutti i paesi nordici (la Finlandia è al primo posto).
Il motivo è relativamente semplice: gli italiani in genere bevono un espresso al bar all’inizio della giornata (se ne consumano 175.000 tazzine al giorno) e lo ripetono dopo pranzo, con una media di due tazzine al giorno. Nei paesi europei si consuma prevalentemente caffè lungo, che contiene maggiori quantità di caffè e che viene inoltre bevuto molto più spesso.
A parte questi dati statistici, il caffè contiene la caffeina, un composto che influenza lo stato dei vasi sanguigni e che può aumentare la pressione in modo transitorio. Purtroppo però i dati su eventuali effetti cardiovascolari provocati dal consumo abituale di caffè sono molto contrastanti, e questo genera sicuramente confusione sia nella popolazione sia nella classe medica.
In uno studio realizzato in Italia, i ricercatori hanno esaminato la pressione arteriosa in 1400 partecipanti che sono stati catalogati in base al consumo giornaliero di caffè auto-riferito: nessuno, moderato (1-2 tazze) o pesante (3 o più tazze).
I ricercatori hanno raccolto dati della pressione arteriosa rilevata in ambulatorio, misurata a domicilio e durante le 24 ore, per ciascun partecipante, all’inizio del periodo esaminato e dopo 10 anni. Le categorie di consumo per la maggior parte dei soggetti non sono cambiate durante il lungo periodo dello studio.
I tre gruppi erano leggermente diversi all’inizio: ad esempio, i forti consumatori di caffè erano più giovani, più propensi a fumare e meno propensi ad assumere farmaci antipertensivi.
Dopo l’aggiustamento per questi fattori confondenti, l’unico risultato significativo è stato una minore diminuzione della pressione arteriosa sistolica (la cosiddetta pressione massima) in ambulatorio tra i consumatori pesanti (rispetto ai consumatori moderati e ai non consumatori) all’inizio dello studio e al controllo dopo 10 anni; le letture ambulatoriali e domiciliari non sono state invece diverse tra i gruppi in entrambi i momenti, così come non sono risultate differenti le misure della variabilità della pressione arteriosa nelle 24 ore o l’insorgenza di ipertensione durante i 10 anni di durata dello studio.
Questi risultati suggeriscono che il consumo regolare di caffè non porta a differenze clinicamente significative nella pressione arteriosa e non facilita l’insorgenza di ipertensione in chi non ne soffre.
I pazienti, soprattutto noi senior, possiamo essere rassicurati: l’abitudine quotidiana al caffè probabilmente non influisce sulla nostra pressione arteriosa. È vero che lo studio italiano è di tipo osservazionale, per cui non ha i requisiti statistici per poter stabilire con certezza un rapporto causa-effetto, ma è anche vero che studi così ampi e di durata così lunga “fotografano” la realtà senza cercare di interpretarla, e la fotografia che ne esce è sicuramente rassicurante.
Inoltre, un recente ampio studio, anche questo di tipo osservazionale, (JAMA Internal Medicine, 2021; 181:1185) ha concluso che il consumo di caffè non provoca un aumento di rischio di tachicardia né di altre aritmie cardiache. Godiamoci sereni il nostro espresso!
Bibliografia: Trevano FQ t al. Habitual coffee consumption and office, home, and ambulatory blood pressure: Results of a 10-year prospective study. Journal of Hypertension 2024 Jun
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Foto Alessandro Biascioli su licenza iStock
Laureato in Medicina all’Università di Torino nel 1973, è stato Medico Ospedaliero e Medico di Assistenza Primaria presso l’ASL di Fossano. E’ stato Consulente redazionale di importanti riviste mediche e, dal 2003, è Consulente scientifico del portale www.paginemediche.it, per quanto concerne l’aggiornamento riservato ai Medici.