Quando camminare diventa più difficile
L’artrosi e i problemi della deambulazione.
Il modo in cui si deambula si modifica con l’invecchiamento: la velocità di marcia rimane generalmente costante fino all’età di 70 anni, ma poi tende a ridursi di circa 15-20% per ogni decade di età. Si tende infatti a camminare con passi più corti (a causa della debolezza dei muscoli del polpaccio) ed il baricentro leggermente spostato in avanti (per una debolezza dei muscoli dell’addome e delle anche). Inoltre le gambe possono essere lievemente ruotate all’esterno, per l’incapacità di ruotare internamente l’anca durante il movimento.
I disturbi del cammino possono essere causati da molteplici patologie, tra cui l’artrosi occupa un posto di rilievo.
L’artrosi è una patologia cronico-degenerativa che colpisce le articolazioni, ovvero quelle complesse strutture costituite dai muscoli, legamenti e tendini che permettono la connessione tra le varie ossa ed il movimento dei segmenti corporei. Tale patologia è responsabile della stragrande maggioranza dei disturbi muscoloscheletrici cronici; circa il 10% della popolazione adulta ed il 50% delle persone sopra i 60 anni ne sono affetti. L’artrosi colpisce entrambi i sessi: prima dei 45 anni è più frequente negli uomini, poi diventa più comune nelle donne. Fattori predisponenti sono: l’età, l’obesità (perché sottopone le articolazioni ad un costante ed eccessivo carico), alcune malattie endocrinologiche come il diabete, i traumatismi, le fratture non ben consolidate ed alcuni sport praticati a livello agonistico (i calciatori sembrano più esposti all’artrosi d’anca, i ballerini professionisti all’artrosi di ginocchio e dell’anca).
Il meccanismo attraverso cui si instaura l’artrosi è il seguente: i processi infiammatori e degenerativi caratteristici delle prime fasi di malattia determinano l’assottigliamento e l’usura della cartilagine articolare. Nel tempo le altre strutture dell’articolazione (tessuto osseo, membrana sinoviale e capsula articolare) subiscono dei veri e propri rimaneggiamenti fino a un totale sovvertimento della struttura architettonica iniziale. La malattia insorge gradualmente e il dolore è il principale sintomo: nelle fasi iniziali esso può comparire dopo un esercizio fisico particolarmente intenso, mentre in seguito tende a diventare persistente e può comparire anche durante movimenti banali o dopo un periodo di inattività. Nel caso di artrosi dell’anca, il dolore tende ad essere più intenso al mattino e alla sera, quando le articolazioni sono rispettivamente “fredde” o “stanche”. Possono comparire anche contratture muscolari che, insieme alla rigidità articolare contribuiscono a rendere i movimenti ancora più impacciati e all’inizio del movimento si possono avvertire rumori detti “scrosci articolari”.
Col tempo alcuni movimenti che precedentemente erano portati a termine senza difficoltà (come entrare o uscire dalla macchina, salire o scendere le scale o anche infilare le scarpe) possono diventare impossibili da portare a termine. Se la zona interessata è la colonna vertebrale lombo-sacrale il sintomo predominante è la lombalgia. Il dolore compare generalmente durante la deambulazione, nel salire le scale, nel sedersi ma può anche essere presente semplicemente per aver mantenuto a lungo la stazione eretta. Si parla invece di sciatalgia quando il dolore è localizzato lungo il territorio corporeo innervato dal nervo sciatico (classicamente si irradia lungo i glutei e il versante posteriore della coscia fino a sotto il ginocchio). Il dolore può essere urente, lancinante o pungente e può essere associato a intorpidimento e debolezza della gamba colpita.
L’artrosi può riguardare anche il piede. Il piede è un distretto corporeo “ad alta tecnologia”, conformato per reggere e distribuire in maniera corretta i carichi nella stazione eretta e durante la marcia. In genere il dolore è localizzato all’avampiede (metatarso) e si manifesta perlopiù al carico; con il tempo si possono formare callosità plantari e infiammazioni locali (borsite) fino ad un grave assottigliamento ed ulcerazioni della cute della pianta del piede. Inoltre possono comparire deformità scheletriche, alluce valgo (deviazione esterna dell’alluce con disturbi progressivi d’appoggio), dita a martello (flessione rigida delle dita del piede con contatto traumatico tra piede e calzatura) e onicogrifosi (ovvero l’ispessimento con aspetto a guscio d’ostrica dell’unghia che tende a crescere smodatamente).
La diagnosi di artrosi viene formulata durante la visita medica, in base alla raccolta attenta dei sintomi ed alla valutazione clinica. In particolare si valuterà la mobilità articolare proponendo al paziente l’esecuzione di semplici movimenti e si ricercheranno tumefazioni e versamenti articolare. Le radiografie dei segmenti scheletrici colpiti permetteranno al medico di apprezzare alcune tipiche modifiche dei profili articolari (perdita della cartilagine, neoformazioni ossee come speroni e “osteofiti”). Nel caso di stenosi da artrosi vertebrale e di lombo-sciatalgia la diagnosi potrà richiedere l’esecuzione di alcuni esami strumentali (risonanza magnetica ed elettromiografia).
Per lenire l’impatto dell’artrosi sulla capacità di deambulare sono consigliabili alcuni approcci specifici:
- Attività fisica: è importante non rimanere inattivi; il movimento è fondamentale per la salute delle articolazioni, ne evita l’irrigidimento e tonifica la muscolatura. Modificare le proprie abitudini è un buon punto di partenza: non prendere l’ascensore e fare le scale, non utilizzare sempre l’automobile per i propri spostamenti ma privilegiare il cammino o l’uso della bicicletta possono essere molto utili. Si consiglia di svolgere attività fisica in modo regolare (circa 30 minuti al giorno per almeno 3 volte alla settimana) evitando se possibile attività traumatizzanti.
- Alimentazione: una dieta varia ed equilibrata permette di introdurre adeguate quantità di calcio e fosforo, essenziali per il rimodellamento osseo, e di sostanze antiossidanti (vitamina A, C, E, il selenio e lo zinco) che contrastano la formazione dei radicali liberi. Frutta, verdura e cibi ricchi di glucosamina e collagene (come la carne e i brodi a base di carne) sono altresì indicati. Inoltre, il calo ponderale in un soggetto in sovrappeso permetterà di ridurre il carico articolare e, conseguentemente, il dolore.
La terapia con farmaci antinfiammatori e antidolorifici è consigliata, specie nelle persone anziane, solo per periodi brevi, per il rischio di complicanze renali e cardiache correlate ad un uso protratto. In casi selezionati, è possibile una terapia iniettiva intra-articolare, con sostanze lubrificanti come l’acido ialuronico. Tali procedure devono tuttavia essere condotte da uno specialista esperto. Quando l’articolazione è irrimediabilmente danneggiata, si ricorre alla soluzione chirurgica. Nei casi più gravi di stenosi del canale vertebrale è possibile un intervento di “laminectomia” (che consiste nell’asportazione di lamine dei corpi vertebrali per ridurne l’effetto compressivo sulle radici nervose) mentre nel caso di sciatalgia da erniazione del disco è possibile un intervento di asportazione del disco stesso. Per le articolazioni delle anche o delle ginocchia l’intervento consiste nell’impianto di una protesi (dell’articolazione dell’anca o del ginocchio). Per quanto concerne l’artrosi dei piedi, nelle fasi iniziali, è consigliato l’utilizzo di plantari e ortesi per ridurre il carico sul metatarso, mentre nelle fasi successive, si può ricorrere alla correzione chirurgica. Quest’ultima è oggi eseguita con tecnica percutanea, ovvero senza incisione chirurgica, ma utilizzando piccole frese introdotte attraverso fori cutanei che permettono di rimodellare l’osso. La correzione finale viene assicurata da un bendaggio contenitivo ad hoc; il paziente può camminare subito dopo l’intervento chirurgico, favorendo pertanto un rapido recupero.
Nelle fasi precedenti e successive all’intervento chirurgico sono consigliati ausili per la deambulazione (quali bastoni, canadesi, deambulatori) che, aumentando la base d’appoggio e coinvolgendo gli arti superiori, rendono il cammino più sicuro e stabile.
Concludendo, il disturbo del cammino è un problema rilevante per il quale è possibile intervenire con approcci specifici; è consigliata una dieta equilibrata e una costante attività fisica già in età giovane-adulta. Una buona forma fisica, come noto, si accompagna anche ad un benessere psicologico.
Alessandra Anzuini é specializzanda in Gerontologia e Geriatria presso l'Università degli Studi Milano – Bicocca. Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).