Bellezza
Ad un tratto una fitta: quei corpi che giocavano in mare erano incontestabilmente giovani e splendidi.
Di solito ci accorgiamo di invecchiare di fronte ai primi segnali del corpo.
Con quei segnali e con quel corpo dobbiamo fare conti non facili.
Proprio lì seduta sulla mia sdraio, in quello splendido panorama, dice Clara, sessantanne, vidi tuffarsi in mare un gruppo di giovani, donne e uomini: si spruzzavano l’acqua, giocavano, ridevano. Soprattutto si corteggiavano in un’atmosfera di desiderio, di attese, di nuove emozioni.
In una breve frazione di secondo, mi vidi spontaneamente unirmi a quel tripudio di giovani corpi. Una frazione di secondo dopo avvertii come una fitta: immaginai me stessa muovermi nella direzione del gruppo e quasi mi vergognai. Vidi all’improvviso il mio corpo c’entrare ben poco con loro.
Dio mio, ebbi chiara la diagnosi di questo turbamento: stavo invecchiando.
I primi capelli bianchi o il loro diradarsi, l’appesantimento delle forme, ci mettono di fronte a un tanto risaputo, quanto sempre inatteso scarto: dentro noi ci sentiamo sempre gli stessi, ma lo sguardo esterno, nostro o altrui che sia, ci porta a fare i conti con il fatto che non è del tutto così.
Allora il dolore spesso irrompe improvviso, legato alla consapevolezza che tocca anche a noi invecchiare.
Da quel momento si aprono davanti a noi tre possibili scenari:
il primo segue l’istinto più immediato, di fermare il tempo. Di trattenere il corpo, pur illusoriamente, nelle sembianze cui siamo abituati.
Quale esempio più eclatante in tal senso, degli interventi di chirurgia estetica? Spesso un tentativo infecondo, soprattutto se diventa ossessivo, di ritrovare un equilibrio che esige al contrario, di marciare verso importanti trasformazioni.
Il secondo scenario, il meno auspicabile per quanto non così raro, quello di chiudersi in se stessi e al mondo, in attesa che rabbia e impotenza divengano meno acuti.
Il terzo, per certi aspetti il più difficile, sicuramente può rivelare importanti potenzialità. Riguarda l’imparare ad osservare i nostri cambiamenti e noi stessi in una prospettiva diversa. Riguarda l’acquisire un nuovo sguardo su di noi che possa nel tempo rassicurarci che, anche nelle nuove forme del nostro corpo, continuino a scorrere vitalità, desiderio e progettualità.
Questo comporta essere molto chiari su un punto: su quello che davvero e profondamente ci procura angoscia e malessere di fronte al nostro fisico che perde in lucentezza e prestanza.
Spesso si crede infatti che a procurarci il vero dolore, sia la bellezza che va sfiorendo.
In parte certo il rammarico legato anche a questo aspetto è ineludibile. Quello che però temiamo davvero con orrore è che insieme al nostro corpo che cambia, venga meno tutto quanto a un corpo giovane associamo : vigore, vitalità, forza seduttiva e sessuale, futuro e altre cose simili.
Davvero è così? Non credo, quantomeno non del tutto.
L’amarezza, il disappunto, lo sconcerto di fronte ai cambiamenti del corpo sono in parte ineludibili, ma sono anche emozioni difficili che possono spingerci a sperimentare altre vie.
Proviamo a fare un esempio.
Per un corpo che invecchia, può essere meno immediato continuare a sentirsi affascinante e attraente. In genere fra le paure più grandi c’è allora quella di venire deprivati della capacità di sedurre e di attrarre e di venire così esclusi dal gioco dell’amore, quello che da sempre ci regala emozioni importanti e irrinunciabili.
Se rendiamo queste paure oggetto di una riflessione più attenta, certo non possiamo che dispiacerci di fronte allo sfiorire del fascino fresco, forte e immediato della giovinezza. Questo però non significa che sia impossibile rintracciare anche nuovi punti di valore, ancora capaci di farci sentire attraenti e desiderabili.
Solo per fare un esempio, un corpo maturo può comunicare uno strano mix di noncuranza e di pudore: spesso più libero perchè se ne frega di mostrarsi così come è, al contempo ci appare più riservato perché molto più attento e capace a selezionare le occasioni in cui davvero concedersi.
Un mix di pudore e di libertà, meno frequente in gioventù e che può dotare il corpo maturo di una luce nuova e particolare: più discreta, non per questo priva di fascino.
Se a questi come ad altri aspetti si riesce a dare valore a partire da noi stessi, si può tornare a sentirsi belli, nonostante e grazie anche alle rughe. E lo siamo davvero non solo al nostro sguardo, ma anche e ancora a quello altrui.
Vive e lavora a Milano come psicoterapeuta libero professionista. Si occupa di consulenze e di psicoterapie nelle situazioni di crisi legate agli snodi del ciclo di vita, tra cui l’ingresso nella fase d’invecchiamento. Ha pubblicato articoli sulle nuove genitorialità che vedono protagonisti i senior.
Per me il corto circuito è avvenuto per la contemporaneità tra invecchiamento e malattia: l’ago della bussola sembrava impazzito, ma poi pian piano ho imparato a scoprire nuovi punti di vista, a resuscitare passioni sepolte e a convivere con un corpo che ha bisogno di sentirsi considerato. Anche la mia malattia, un cancro al polmone, non è più la mia nemica, ma con l’aiuto di tanti la convivenza ora è più pacifica… L’immunoterapia però mi sta dando una mano!
le sue parole indicano la presenza di forti doti personali.
Indicano che è riuscita a rimanere appassionata della vita quando la vecchiaia si incontra con la malattia.Una delle circostanze fra le più difficili.
Grazie per avercele dette