Il calo del desiderio

La natura, entità di intelligenza sopraffina, ci ha creati per procreare in giovane età per essere genitori forti e in salute (dovremmo fare figli appena il nostro corpo ci consentirebbe di farlo) ed è per questo che l’evoluzione ha fatto sì che, superata una certa età, la capacità riproduttiva si interrompesse del tutto per la femmina e lentamente per il maschio.

In terza età il testosterone per l’uomo, gli estrogeni e il progesterone per la donna servono molto di meno perché il compito riproduttivo dovrebbe già essere stato perseguito ed è appunto per questo che essi iniziano a diminuire determinando dal punto di vista biologico una serie di conseguenze: per il maschio diminuzione degli spermatozoi, atrofia dei testicoli, perdita di peli, calo della massa muscolare; per la femmina restringimento delle labbra e aumento di infezioni vaginali quali cistiti, incontinenza, secchezza e rapporti sessuali dolorosi. Il calo degli ormoni sferra un colpo micidiale alla sfera sessuale, in particolar modo quella maschile, tant’è che l’uomo potrebbe iniziare a soffrire di disfunzioni sessuali tra cui: erezioni modeste o addirittura assenti, difficoltà nell’eiaculare e riduzione del volume della quantità di sperma emesso, assenza o difficoltà nel raggiungere l’orgasmo.

Oltre alle disfunzioni legate principalmente alla risposta sessuale l’uomo può presentare un calo della libido sia generalizzato, quindi diffusamente verso il sesso, sia specifico, cioè solo verso il partner. Non è da meno la donna, caratterizzata già nel corso della vita da una minore presenza di libido e desiderio sessuale dato dal minore dosaggio di testosterone e da una maggiore complessità emotiva e psicologica. Il calo del desiderio è la disfunzione sessuale maggiormente diffusa e può colpire, in realtà, le fasce di età più disparate perché le cause sono veramente le più diverse: stress, assunzione di farmaci, gravidanza e post – partum, disfunzioni sessuali (deficit erettivo, problemi eiaculatori, dolore alla penetrazione, patologie vulvari), etc.

Ma come è possibile riconoscere il calo del desiderio? In poche parole si manifesta una riduzione della frequenza e dell’intensità del desiderio sessuale, sia spontaneo, ovvero quando si percepisce la voglia di avere un rapporto sessuale perché innescato da una spinta esterna o dal desiderio appunto, sia in risposta a stimoli erotici, ad esempio quando è il partner che stuzzica a fare sesso. È come se invece che accendere l’interruttore del piacere, questo venga spento. Davanti a cause fisiche e biologiche c’è ben poco da fare ma non diamo tutta la colpa alla natura che fa il suo corso. La psiche gioca un ruolo chiave, essendo il cervello il primo organo sessuale. L’interruttore può anche essere spento dalla nostra testa, perché nella maggior parte dei casi è l’interazione tra cause organiche e psichiche ad innescare la miccia. Il desiderio è molto labile, per cui l’attivazione inconscia e quindi automatica di pensieri, immagini, associazioni poco consoni se non addirittura distraenti ed inibenti crea il blocco. Si possono attivare pensieri negativi su se stessi e sul partner (i corpi che sono cambiati, la prestanza ormai lontana, sensazione di disagio fisico), sul comportamento o atteggiamenti dell’altro, evocazione di situazioni passate, rabbia o paura (di non essere all’altezza, di non essere più quelli di un tempo). E ancora possono irrompere nel cervello pensieri distraenti oppure l’idea che il sesso è per giovani e dopo una certa età non è “buona norma” farlo. In quest’ultimo caso si può scatenare una vera e propria inibizione generale del desiderio, che porta a bloccare la spinta erotica nel momento in cui essa si manifesta: insomma come se sia la persona stessa a spegnere l’interruttore per evitare che accada qualcosa che non dovrebbe essere fatto. Nulla di più sbagliato!

Per prima cosa dobbiamo capire che la sessualità, prima ancora del sesso, è un diritto riconosciuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che lo definisce: “un aspetto centrale dell’essere umano nel corso della vita che comprende sesso, identità e ruoli di genere, orientamento sessuale, erotismo, piacere, intimità e riproduzione”. E la stessa OMS ci consente di capire che la sessualità non è da intendersi come il mero rapporto sessuale ma è molto più ampia e che pertanto può essere manifestata e soddisfatta attraverso “…pensieri, fantasie, desideri, credenze, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Anche se la sessualità può includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite o espresse”. Ed è vero, l’essere umano da sempre ha racchiuso la sessualità nella camera da letto, invece quel lato è solo una piccola parte: pertanto è necessario imparare a viverla in molti modi, magari impensati o sottovalutati. In un’età avanzata in cui il corpo non è d’aiuto e la nostra mente pensa maggiormente alla fase calante della vita è possibile sostituire il rapporto sessuale difficoltoso o anche impossibile con nuovi modi di stare insieme: condividendo tempo, trovando nuovi sogni ed obiettivi, riscoprendo le carezze e le coccole, sempre così bistrattate durante il corso della vita, già da quando siamo bambini.

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Federica Casnici, laureata in Psicologia, si è formata come Sessuologo Clinico presso A.I.S.P.A. – Associazione Italiana di Sessuologia e Psicologia Applicata, di cui è collaboratrice. Specializzanda in psicoterapia ipnotica svolge attività in libera professione di consulenza psicologica e sessuologica individuale e di coppia.

Un Commento

  1. Luigi 7 Ottobre 2020 at 12:14 - Reply

    Non dire che la natura sia intelligenza sopraffina perchè se tale fosse non produrrebbe quel cretino processo che è l’invecchiamento e ciò che ne consegue. Speriamo nell’intelligenza dell’uomo che possa correggere quanto natura scioccamente ha prodotto.

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