Giappone: Senior digitali e i “carerobos”
Eichi ha 60 anni e lavora in un’azienda di progettazione elettronica. Sua madre Kyoko di 87 anni vive presso una casa di cura specializzata. Eichi è spesso fuori città dai clienti e non potendo seguire direttamente sua madre, si sente tranquillo sapendo che Kyoko è comunque accudita. Sua madre ha alcuni problemi di deambulazione ma essendo abbastanza autosufficiente, gradisce la possibilità di stare insieme ad altre persone. Nella sua casa di cura si stanno sperimentando servizi forniti dai robot. Lei ne parla in maniera entusiasta e fa a gara con gli altri per potersi trattenere con i nuovi amici elettronici.
Il tasso d’invecchiamento della popolazione in Giappone è tra i più alti nel mondo. Si stima che il 33 % dei giapponesi ad oggi abbia più di 65 anni e le proiezioni per il futuro non sembrano cambiare la situazione, anzi. Questo paese però continua a sorprendere per il suo approccio pragmatico alle sfide, ma anche per la sua capacità di trovare nuove opportunità positive da situazioni che in altri paesi causerebbero una probabile catastrofe. L’invecchiamento della popolazione del paese non è un’eccezione, soprattutto quando gli over 65 influenzano circa il 50 percento del consumo locale, evidenziando un rilevante potenziale commerciale come segnalato dal libro “The business of ageing: 10 successful strategies for a diverse market” di Hiroyoki Murata[1]. Con questa visione il Giappone sta giocando in anticipo per sviluppare prodotti e servizi destinati ad un mercato sempre più presente anche in altri paesi, come Germania, Canada, USA e Italia stessa, con lo scopo di creare soluzioni di utilizzo massivo.
Il paradigma previsto è quello di emulare quanto fatto negli anni ‘70 e ‘80 del Novecento quando il mondo adottò in maniera massiva i prodotti sviluppati in Giappone. Sarà questo anche il caso per i robot studiati adesso per gli over 70?
Alcuni prodotti già in circolazione sono elettrodomestici leggeri, con lettere e simboli grandi e facili da leggere e dove è minima la necessità di chinarsi per utilizzarli. Una pratica in parte adottata anche in altri paesi. Altre soluzioni più ardite sono il letto che diventa sedia a rotelle (“Resyone” di Panasonic) per semplificare la gestione di quei pazienti con mobilità limitata o il giubbotto elettronico “exoskeleton” che avvolge le cosce e la schiena della persona con un sistema che consente di ridurre lo sforzo di circa il 18 percento. Seppur applicato nel campo della riabilitazione, ci sono già alcune applicazioni sperimentali dove questi giubbotti vengono usati per prolungare l’impiegabilità di operai ultra sessantenni in quei campi dove si richiedono forza fisica e precisione. Probabilmente le soluzioni tecnologiche più intriganti sono i “carerobos” (letteralmente “robots che accudiscono”) la cui presenza in diversi servizi, dalle banche, agli ospedali ed in particolare nei servizi di gestione degli anziani, è già una realtà.
Un esempio per tutti si sta sviluppando nella casa di cura Shintomi Nursing Home nel centro di Tokyo dove i residenti convivono con circa 20 “carerobos” di diverso tipo: tra questi troviamo “Aibo” (una specie di robot cane mascotte) o “Paro” (una piccola foca leggera ed interattiva). Sono robot da compagnia e di sostegno, che producono, secondo gli esperti, degli effetti simili a quelli della “animal therapy”. La star tra i “carerobos“ è però “Pepper” : il robot trainer che guida le lezioni di ginnastica!
Ha un’altezza di circa 120 centimetri e pesa una trentina di chili. Possiede tre video camere per vedere le persone ed interagire con esse. Nel suo interno ci sono 20 motori che ne consentono la mobilità con grande precisione. Inoltre “Pepper” interagisce con le persone attraverso un tablet ed è il primo robot che può leggere le emozioni delle persone perché è in grado di riconoscere età, sesso e stato d’animo. “Pepper” viene utilizzato anche in diversi contesti come le banche e i servizi d’informazione.
Nelle applicazioni di “carerobos “ sviluppate, tutto sembra indicare che gli over 75 saranno i primi ad adottarle a livello massivo e diventeranno “digitali assoluti”!
Quello del Giappone è uno degli esempi più massicci di robotica destinata agli over 75 che copre più di 5,000 case di cura e che si svolge con un programma sperimentale finanziato anche dallo Stato. In questo paese l’utilizzo dei robot come supporti nella cura degli anziani risponde ad una precisa necessità nazionale. Le proiezioni demografiche del 2025 indicano che quando i primi baby boomer avranno 75 anni, circa 7 milioni di persone avranno una qualche necessità di supporto fisico e di assistenza. Senza un apporto di circa 380 mila badanti in più, il paese non sarà in grado di gestire la situazione. Negli ultimi anni il governo ha promosso programmi di formazione per la gestione e la cura degli anziani volti ad attirare popolazioni di professionisti di altri paesi del Sud Est asiatico (Indonesia, Filippine, Vietnam in primo luogo). Purtroppo, il programma non ha prodotto i risultati desiderati in parte a causa delle difficoltà di superare i test linguistici. Promuovere l’alternativa robotica sembra una possibile soluzione al fabbisogno crescente di assistenza.
Nella cultura giapponese l’utilizzo dei robot fa parte di un programma promosso dallo Stato in diversi campi. Secondo uno studio della Japan Agency for Medical Research and Development svolto tra la popolazione senior, si evince che con il supporto dei robot le persone si sentono più autonome e socievoli e hanno in generale una migliore qualità della vita. Un altro studio fatto dalla Orix Living (una società proprietaria di case di cura) indica che circa l’80 percento degli over 40 vede di buon occhio la possibilità di ricevere aiuto dai robot in futuro, e sottolineano la paura di diventare un carico oneroso per i propri parenti in futuro. L’utilizzo dei robot nell’assistenza alle persone anziane produce un beneficio anche per le persone che lavorano in questo campo. E’ innegabile che l’assistenza agli anziani significa lunghe ore di lavoro e situazioni stressanti e faticose che spesso producono un alto turnover di personale (negli USA circa il 35%) secondo uno studio del Trinity College di Dublino. Secondo alcuni critici, la robotica in questo settore può liberare il personale addetto agli anziani dalla parte fisicamente più impegnativa per consentirgli una maggiore qualità di tempo da dedicare ad altre attività.
Nonostante tutti i possibili benefici, esistono anche studi che sottolineano altri aspetti da considerare nell’eventuale introduzione massiva dei “carerobos” tra le popolazioni anziane. Lo studio “Granny and the robots: Ethical issues in robot care for the elderly” di Amanda e Noel Sharkey, mette in luce alcune preoccupazioni : come la potenziale riduzione del contatto umano, la perdita della privacy, l’aumento della sensazione di sentirsi un “oggetto”, la perdita di controllo delle proprie attività ed infine, la perdita di libertà personale ed un possibile sentimento di inganno e infantilizzazione. Lo studio mette quindi in evidenza la necessità di definire più precisamente i confini dell’impiego, il ruolo dell’utente nella gestione dei robot e i contesti più ampi legislativi e sociali per la governance del fenomeno. Lo studio non nega i benefici ma mette in preallarme sulle difficoltà eventuali ed apre un dibattito.
Kyoko racconta con entusiasmo ad Eichi le lezioni di ginnastica guidate da “Pepper”. E’ contenta dello spirito di gruppo e del divertimento che si crea con gli altri ospiti quando devono essere guidati dal “carerobot”. Kyoko sente che con “Aibo”, “Paro” o “Pepper “ si trova più a suo agio e con la libertà di ripetere all’infinito le stesse cose e le stesse osservazioni senza infastidire nessuno: LORO ASCOLTANO SEMPRE !
Nota: Le esperienze contenute nel testo corrispondono a episodi vissuti o testimonianze all’autore e sono rielaborate per una migliore comprensione dei temi. Ogni eventuale somiglianza a persone o situazioni reali è da considerarsi casuale.
[1] Murata, è un punto di riferimento dello “smart ageing” in Giappone, e sarà membro della giuria del “The SilverEco® and Ageing Well International Awards” che si terrà a Tokyo il 15 novembre 2018, premio al quale partecipa anche Osservatorio Senior come partner e giuria.
Julio Gonzalez, educato in Messico, Canada e negli Stati Uniti, vive in Italia da più di trent’anni. Manager internazionale, ha gestito direttamente, in vari ruoli nelle Direzioni Risorse Umane dove ha lavorato, progetti di integrazione di aziende e culture diverse in Italia, Europa, Americhe, Asia e Oceania