La storia di: Tullio
A me i sessant’anni hanno portato un po’ di serenità, forse di saggezza, che non ho mai avuto.
Nella vita ho avuto tante cose belle, ma non me le sono mai godute veramente. Mi rendevo conto che le cose tutto sommato andavano per il verso giusto, che il lavoro non era male e che ero riuscito a costruire una bella famiglia, ma nel fondo mi rimaneva sempre un sentimento di scontetezza e, adesso lo posso dire con serenità perché l’ho superato, di invidia verso gli altri.
Mi guardavo intorno e mi convincevo che agli altri capitavano fortune che a me non capitavano, anche se non lo meritavano. E li invidiavo.
Sul lavoro mi rodevo il fegato per i colleghi che avevano più numeri di me e ricevevano più gratificazioni, oppure per quelli che, per raccomandazione o qualche altra amenità, facevano carriera senza alcun merito. E invece di farmene una ragione mi montava una grande rabbia e morivo d’invidia.
Persino con gli amici ero preso da questo dannato sentimento. Giocavo benino a tennis, ma più che essere felice per le partite che vincevo mi domandavo nervosamente perché non riuscivo a vincere i piccoli campionati di circolo coma faceva il mio amico.
Ricordo una volta che una persona diventata amico da poco mi presentò la sua nuova fidanzata, uno schianto di vent’anni più giovane. E io naturalmente, invece di essere felice per lui, fui subito roso dal sentimento d’invidia che mi accompagnava sempre.
Non so dire da quando ho cominciato a provare questo sentimento, forse non da ragazzo, ma non appena sono diventato adulto è comparso e non mi ha più abbandonato fino a poco tempo fa.
Sì, perché ad un certo punto ho voluto fare un bilancio della mia vita, non tanto di soldi ma di felicità, e cercando di essere il più onesto possibile con me stesso mi sono reso conto che il mio deficit di felicità era proprio legato a questo sentimento. Sarà banale, ma è stata come un’illuminazione e da quel momento mi accorgevo di ogni volta che stava per montare l’invidia e in questo modo la tenevo a bada. Così, dopo un po’, ne ho provata sempre meno e ora vivo meglio. Ora non volo né basso né alto, volo alla mia portata, ma soprattutto accettando con serenità quello che sono.