Come difendersi dalla rabbia
Le emozioni forti: sbagliato reprimerle, ma come gestirle in modo non distruttivo?
E’ uscita su “Psychology and Aging” una ricerca di Meghan Barlow della Concordia University di Montreal. Lo studio, realizzato su 200 soggetti senior, ha rilevato che lo stato di rabbia può peggiorare malattie croniche e indurre problemi cardiovascolari.
Che lo stato di rabbia faccia male alla salute come il perdurare di emozioni estreme è assai plausibile. Ma il problema è che non sempre le emozioni forti sono inevitabili e ci interessa il modo in cui si possono affrontare. La maggioranza degli studi psicologici indicano gli aspetti negativi del reprimere le emozioni e sono a favore della loro espressione. Allora che fare?
Prendiamo due esempi molto comuni. L’amministrazione comunale ha deciso che dobbiamo passare sempre attraverso la rete. Ci servono username e keyword a non finire, naturalmente. E quando siamo riusciti a digitare tutto senza errori ecco che il sistema si blocca e dobbiamo ricominciare da capo. Oppure dobbiamo prendere un appuntamento sanitario per telefono e dopo aver schiacciato il tasto giusto e ascoltato la musichetta infinita il collegamento salta. E ci tocca ricominciare. E’ difficile non provare rabbia in queste circostanze. La rabbia si attenua se la comunichiamo a un partner o a un amico o anche a un foglio di carta. Scrivere una lettera a un giornale o anche tenere un diario dove possiamo sfogarci è molto utile.
Altro caso. In strada la bici arriva contromano sul marciapiedi e rischia di investirci o il solito maleducato si infila nella coda del negozio. Qui è meglio non inveire. I maleducati possono anche essere aggressivi. Ma è sempre opportuno raccontare l’episodio a qualcuno o scriverlo sul diario. Le imprecazioni sono ammesse.
Anche nei rapporti famigliari possiamo provare rabbia. Qui il problema è esprimerla in modo non distruttivo. Un conto è usare un epiteto verso un congiunto tipo “Sei un deficiente”, che investe tutta la sua personalità, altro conto è circostanziare l’evento. Per esempio dire: “Ieri ti sei comportato da deficiente”. L’epiteto è lo stesso ma l’effetto è differente. Certo che una bella litigata fa bene alla salute ma se si esagera si possono usare parole che minano il rapporto.
Infine, per i senior ci sono le perdite fisiche e mentali. Scatta il semaforo rosso e mi accorgo che mi viene il fiatone se corro. Oppure non mi ricordo un nome arcinoto. Ecco forse qui più che la rabbia scatta la delusione. In questi casi il processo è più complesso. Bisogna partire dall’accettazione che l’invecchiamento consiste proprio di successive perdite. E ricordare sempre che solo chi muore giovane non invecchia. E tenere di riserva i pensieri positivi, la famiglia, i nostri momenti felici, le possibilità che si sono aperte con più tempo libero. Il pensare positivo è un esercizio molto utile.
Insomma, non è facile trovare un modo per esprimere la rabbia che sia opportuno e che ci faccia stare meglio. Bisogna valutare ogni circostanza della vita caso per caso.
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Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).
Il descrivere il mio futuro da pensionata non sempre ha ottenuto effettivo impegno ma, ha alleggerito non poco la mia angoscia nell’immediato senza scampo .
E’ stato utile e consolatorio elencare le attività da intraprendere o, le modifiche da apportare al mio stile di vita che, fino al limite di servizio effettivo, hanno mantenuto frenetica esecuzione .
Un maggiore impegno sociale, anche da remoto, ha rappresentato conquista e soddisfazione dovuta, al constatare le corrispondenze, anche frequenti, delle mie lungimiranti previsioni .
Un rallentato ma umano ritmo d’apprendimento, commisurato a reali capacità partecipative, scelte e non imposte dall’alto, hanno favorito un benessere psico-fisico positivo per il mio ritmo vitale ; e
tutto compreso favorito maggiore economia, agevolata da ulteriori controlli per investimento di risorse prima inespresse, causa d’un ridotto tempo di riflessione e sperimentazione .