La seconda vita del quartiere di Toyoshikidai

In Giappone un progetto urbanistico e sociale all’avanguardia per far convivere più generazioni e per fornire più servizi ai senior.

Possono i quartieri delle città avere una “seconda vita” per ospitare una popolazione dove possano convivere quattro o cinque generazioni? Questa è stata la scommessa di Toyoshikidai, piccola città vicina a Tokyo. La città è stata il focus di un progetto dell’Università di Tokyo destinato a trovare una modalità per far sì che gli over 65 rimangano attivi nelle loro comunità, vivano nelle loro proprie case il più a lungo possibile, interagiscano con altri ed abbiano accesso a servizi e assistenza medica all’interno dei loro quartieri e dei loro condomini.[1]

L’auditorium Yasuda dell’Università di Tokyo

La popolazione mondiale di persone over 60 aumenterà dall’attuale 12% a quasi il 22% entro il 2050[2] e questo aumento sarà una caratteristica rilevante delle economie sviluppate. Diventa urgente trovare soluzioni per far fronte a questo fenomeno, particolarmente nelle grandi città. Fino a che punto le strutture saranno pronte a gestire la vita delle popolazioni più senior su aspetti quali la mobilità, la sicurezza, il comfort, l’accessibilità ai servizi e i rapporti con gli altri, l’attività fisica e intellettuale?[3]

Esperti del Centro di Gerontologia dell’Università di Tokyo, guidati da Hiroko Akiyama hanno lavorato su questi temi dalla prima decade del 2000.  Ad oggi, in Giappone un quarto della popolazione ha più di 60 anni. Il trend indica che questa aumenterà al 30% entro il 2030; contemporaneamente si stima che il 10% delle persone di età superiore ai 65 anni soffrirà di demenza senile e il 45% vivrà da solo. Le ricerche di Akiyama si sono basate su modelli di invecchiamento realizzati alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso su un campione di anziani.  I dati raccolti mostravano che l’80% degli esaminati rimaneva in buona salute ed ‘indipendente’ fino a circa i 75 anni. Dopo quell’età, si mostrava un graduale declino della propria autonomia. Il lavoro di Akiyama quindi metteva in risalto l’importanza di creare un’infrastruttura sociale che potesse estendere l’aspettativa di vita sana ed indipendente delle persone over 65[4] .

Con queste premesse è nato il progetto del quartiere Toyoshikidai nella città di Kashiwa nella prefettura di Chiba, non lontano da Tokyo.

Immagine della comunità per il 2030 e oltre

Il progetto è uno studio pluriennale iniziato nei primi anni 2000. Il quartiere di Toyoshikidai era stato identificato come un luogo rappresentativo dove la trasformazione generazionale era più significativa. Una città dormitorio che era cresciuta col boom economico degli anni ‘60, offrendo strutture e servizi per ricevere la migrazione dalle campagne. C’erano soprattutto soluzioni adatte a giovani singoli e coppie che dovevano crescere figli. Col tempo gli immigrati degli anni ‘60 sono diventati pensionati (la percentuale di anziani nella comunità era superiore al 40% nel 2010) e gli edifici e i servizi erano anch’essi invecchiati o in disfacimento.

Per accertare quali sfide dovesse affrontare la popolazione senior, lo studio ha previsto interviste e focus groups coi residenti, le aziende e gli altri gruppi della comunità, oltre che con i funzionari governativi. La ricerca ha mostrato la volontà degli anziani di essere coinvolti in diverse iniziative in gruppi intergenerazionali.  La ricerca ha rivelato l’opportunità di introdurre nuove unità abitative, più piccole e progettate appositamente per i residenti più senior e ha anche rivelato che oltre l’80% di loro affermava di voler tornare a lavorare in attività utili per gli altri. [5]

I lavori di rigenerazione di Toyoshikidai sono iniziati nel 2004 grazie alla collaborazione della città di Kashiwa, alla Urban Renaissance Agency e all’Istituto di Gerontologia dell’Università di Tokyo. Sono stati demoliti o ristrutturati circa 103 palazzi creando quasi 5.000 unità abitative di diverse dimensioni che si adattavano ai bisogni di singoli individui, coppie di anziani o giovani famiglie con bambini piccoli, ecc.

Oltre alla ristrutturazione dei condomini, sono stati aggiunti servizi quali supermercati, uffici postali, una biblioteca, un centro per bambini e spazi verdi pubblici. Particolarmente importante è stata la creazione di un “Community Center”: vero centro polifunzionale dove concentrare servizi e progetti per facilitare l’inclusione di tutte le età che convivevano nel quartiere.

Specificamente per la popolazione senior, il progetto prevede varie iniziative; tra queste:

  • Promuovere un centro di collaborazione medica per offrire servizio di cure a domicilio, coinvolgendo associazioni di medici, dentisti, infermieri e una farmacia e cercando di avere una copertura di 24 ore, tutti i giorni, attraverso una rete di volontari e sperimentando anche soluzioni di telemedicina
  • un ristorante di quartiere con il duplice scopo di fornire pasti ‘sani’ ai senior e di agire come un centro di socializzazione.
  • una ‘borsa di lavoro’ per i senior, offerta dalle associazioni di commercianti, per la gestione di orti, la ristorazione, assistenza all’infanzia e sostegno alla comunità, con schemi di impiego part-time, una volta alla settimana, per una-due ore.

Negli anni sono stati lanciati altri sotto-progetti pilota per gestire i servizi per i grandi senior.  In particolare, la costruzione di un condominio di 105 stanze (proprietà del gruppo di edilizia assistenziale giapponese Gakken Cocofump Corporation). La sua offerta prevede servizi di assistenza medica, infermieristica e cura in generale per 24 ore al giorno il tutto avente come base la portineria del palazzo.

Toyoshikidai dimostra un gran dinamismo. Le varie scuole per bambini, i giardini, gli spazi per i loro genitori ed infine i luoghi di socializzazione pubblica confermano la ricchezza del progetto intergenerazionale.

Il gruppo del progetto Toyoshikidai mostrerà i suoi risultati nei prossimi anni e avrà nella sua storia anche la gestione delle sfide del COVID19. Gli esperti guardano con attenzione a questa idea avveniristica di rigenerare le città, creando spazi intergenerazionali che permettano l’inclusione e la cura continua dei senior permettendo loro di restare il più possibile nelle proprie case.

Attribuzione foto Università Tokyo: Foto Kakidai – Opera propria da wikipedia.org CC BY-SA 4.0 

Fonte foto immagine della comunità 2030 e oltre: Kashiwa-Toyoshikidai Projects for Enabling Age-friendly Communities / University of Tokyo  https://www.u-tokyo.ac.jp/adm/fsi/en/projects/sdgs/projects_00109.html

[1] Kashiwa-Toyoshikidai Projects for Enabling Age-friendly / Communities: Achievements and Future Challenges 2018

[2] Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione

[3] Urban Redevelopment Authority: Intelligent Planning of Age Friendly Cities

[4] Japan Science and Technology Agency: Redesigning Communities for Aged Society

[5] Urban Redevelopment Authority: Intelligent Planning of Age Friendly Cities

 

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Julio Gonzalez, educato in Messico, Canada e negli Stati Uniti, vive in Italia da più di trent’anni. Manager internazionale, ha gestito direttamente, in vari ruoli nelle Direzioni Risorse Umane dove ha lavorato, progetti di integrazione di aziende e culture diverse in Italia, Europa, Americhe, Asia e Oceania

2 Commenti

  1. PIERA 12 Dicembre 2020 at 22:35 - Reply

    Il mondo degli anziani è stato sempre affascinante, specialmente quando durante la propria esistenza si è curato l’aspetto esteriore ma anche interiore del proprio corpo .
    Le popolazioni più evolute non hanno mai trascurato i propri ” vecchi ” che, depositari delle tradizioni, coltivavano la storia e le usanze mai tramontate della propria e precedente generazione . Come libri viventi adoperano ciò che di utile e prezioso contribuisce alla nostra sopravvivenza e, solide basi corrispondono si sa a salute e successo della propria stirpe nel proprio tempo .

  2. Lilli 6 Febbraio 2021 at 8:46 - Reply

    Molto interessante, certo che qui in Italia il panorama è desolante, rarissime le voci di chi si pone il problema affrontandolo in modo globale.

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