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Letti e visti

Fai bei sogni. Dieci anni dopo

Massimo Gramellini ripresenta il suo libro autobiografico Fai bei sogni, pubblicato per la prima volta nel 2012.

La nuova versione esce con episodi inediti e un capitolo conclusivo. Il titolo è Fai bei sogni. Dieci anni dopo.

Nel mezzo, un arco temporale significativo per l’Autore: dai 50 ai 60 anni.

La storia è nota. Gramellini ha perso la madre quando aveva appena 9 anni. La donna si è suicidata una notte, lanciandosi dalla finestra, dopo aver abbracciato il figlio per l’ultima volta.

Al bambino resterà impresso il ricordo dell’urlo straziante del padre, e un vuoto improvviso che per anni non riuscirà a colmare.

L’elaborazione del lutto è segnata dall’assenza di figure femminili amorevoli, ma soprattutto dal mistero che per decenni ha avvolto la scomparsa della madre.

La mamma è stata portata via da “un brutto male”: questa è la versione che gli adulti hanno propinato al piccolo Massimo. Il bambino ci ha creduto, e, in seguito, ha voluto crederci anche l’adulto.

“Brutto Male aveva svegliato la mamma durante la notte, ma lei lo aveva pregato di portare pazienza ancora un po’, il tempo di venire a rimboccarmi le coperte. Quando era uscita dalla mia stanza aveva dimenticato la vestaglia sul letto.”
Qualche anno più tardi, il padre, messo alle strette da Massimo ormai ragazzo, ammette una mezza verità: la madre è caduta dalla finestra a causa di un infarto.

Soltanto molto tempo dopo, ormai cinquantenne, Gramellini scopre ciò che accadde davvero quella notte, glielo rivela Madrina, l’amica del cuore della madre, consegnandogli il ritaglio di un giornale dell’epoca: “Madre si getta dal quinto piano”, titola il breve articolo.

È da questa rivelazione che prende forma Fai bei sogni, frutto di un flusso di pensieri inarrestabile e liberatorio, e di una necessità nuova per Gramellini, che pure è professionista della scrittura:

“Non avevo mai creduto al luogo comune secondo cui la scrittura corrisponde a un bisogno urgente. Per me era sempre stata un piacere che coincideva con il dovere. Ero troppo addestrato a considerarla un’abitudine per viverla come un’esigenza. Mi accorsi subito che stavolta sarebbe stato diverso.
Nel mettere in fila le scene-madri della mia infanzia senza madre provavo un moto di liberazione e quasi di necessità. Come se per la prima volta mi trovassi nel flusso delle cose anziché sul bordo a guardarle.”
Il libro, scritto per sé, è piaciuto a molti: più di un milione di copie vendute e nel 2016 la trasposizione cinematografica per la regia di Marco Bellocchio, protagonista Valerio Mastrandea.

Il confronto con i lettori ha segnato un’ulteriore crescita personale.

“Mai prima di allora avevo provato la sensazione che le mie parole potessero servire a qualcosa e addirittura a qualcuno.”.

Probabilmente, però, era rimasta ancora una zona d’ombra: perché per così tanto tempo non ha voluto sapere?

“Avevo trascorso serate intere dentro gli archivi del mio giornale per esplorare fatti e personaggi pubblici. Possibile che non mi fosse mai venuto il desiderio di estendere le ricerche alla vicenda privata che aveva segnato la mia esistenza? Di sfogliare la memoria cartacea di quei giorni, anche solo per la curiosità di sbirciare il necrologio della mamma?”.
Alla luce di una maturità finalmente conquistata, Gramellini avverte l’esigenza di scrivere ancora e di concludere, con il nuovo capitolo, il percorso di autoanalisi iniziato dieci anni prima.
Temi come il lutto, l’abbandono, il suicidio, la verità celata “a fin di bene”, la rinascita, trovano finalmente un ordine nella mente e nel cuore dell’Autore, ormai pacificato.
Fai bei sogni. Dieci anni dopo, è una dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, della potenza della scrittura introspettiva come strumento terapeutico, utile a tutte le età, più che mai in quella dei bilanci esistenziali.

Osservatorio Senior ha affrontato più volte il tema.
Tra gli altri, segnaliamo l’articolo di Grazia Chiarini sul progetto europeo My Life in Europe Raccontarsi con un gioco.

Massimo Gramellini,

Fai bei sogni. Dieci anni dopo. 

Longanesi

1 Commento

  • Ho potuto constatare che immotivate “simpatie ed antipatie” che proviamo lungo il nostro percorso di spettatori, sono causate da condizioni che ci allontanano o, accomunano al destino dei nostri simili . Non avevo ancora capito che, la mia istintiva repulsione verso alcuni personaggi televisivi poteva avere origine da tali fatti concomitanti che, ci coinvolgono in comuni destini . Per esaminare il mio complesso passato anch’io ho avuto bisogno di scrivere i fatti ed i misfatti recenti e remoti della mia esistenza, per chiarire prima a me stessa poi agli eventuali lettori ogni relativo risvolto umano ed esistenziale . Con beneficio per la mia elasticità mentale favorita e potenziata da tali analisi, ma non prive di forma e contenuto poetico .

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