Dimenticare non è sempre Alzheimer

Al primo segno di smemoratezza ci ridiamo sopra, al secondo pure, al terzo siamo presi dal panico. Eppure non è ancora “Chi sei, cara ragazza?” “Sono tua figlia”.

Secondo Federanziani il 43% degli over 65 si dimentica i farmaci. Certo, ci sono i contenitori giornalieri che aiutano. Colazione, pranzo, cena, sera. Ma se un farmaco va preso a metà pomeriggio? E poi gli integratori sono troppo grandi. E poi che ne facciamo dei bugiardini? E’ vero, ormai sono più lunghi della Bibbia e più terrorizzanti di un film horror. Meglio ignorarli.

Ma un classico di tutti, anche dei più giovani, è quando si conoscono nuovi amici in gruppo. “Ciao, sono Gianluigi” “Ciao sono Erminia” “Ciao sono Emanuele” Ciao, ciao, ciao. Alla fine dei ciao ci siamo dimenticati i nomi. E se sono comuni, pazienza. Io ricordo benissimo “Silvia” ma se devo ricordare “Silvana” mi tocca fare delle associazioni: Bosco, selva, Silvana.

Comune è dimenticare gli occhiali da vista per i presbiti. Faccio la doccia e poi non trovo più gli occhiali. E’ ovvio che non vedo niente. Certo, cerco di metterli sempre nello stesso posto così li trovo di sicuro.

Dimenticare le strade. Col google map ci si perde di certo. Si arriva in strada ed ecco che tutto si confonde. Molti di noi hanno conservato il prezioso stradario della compagnia telefonica, quello con l’elenco e le cartine zona per zona. Una fotocopia ed ecco che la teniamo nella borsa e non ci perdiamo più.

La cosa più inquietante è muoversi da una stanza all’altra e dimenticare cosa stavamo cercando. Succede. In corridoio siamo stati attirati da un altro obiettivo ed ora facciamo confusione.

Le chiavi di casa di solito si tengono sempre nello stesso posto vicino alla porta. Ma a volte si lasciano fuori nella toppa. O, peggio ancora, si rimettono nella borsa. “Aiuto, ho perso le chiavi”. Ma si depongono anche con la giacca o con la spesa e allora è il panico. “Ma perché  non sono nel solito posto?”

Al super, invece, capita di dimenticare proprio quella cosa di cui avevamo bisogno. Magari non abbiamo voglia di fare il giro degli scaffali. Fare la lista, certo. Ma i neurologhi dissentono. “Meglio tutto a memoria per esercitare la mente”.

Infine, ci sono i nipotini infanti delle amiche. Arrivano montagne di foto e bisogna dire qualcosa. Un tempo almeno il sesso era ovvio. Ora non si usano più il rosa per le femminucce e l’azzurro per i maschietti. Dunque, bando ai commenti “Che bello, che bella”, meglio “adorabile” o “grazie della foto”.

Sono tutte piccole cose che ci fanno sorridere ma che ci ricordano che pure il cervello ha le rughe.

foto AaronAmat su licenza iStock – modello in posa

 

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Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).

Un Commento

  1. PIERA 3 Giugno 2022 at 15:38 - Reply

    La memoria va supportata da tutto ciò che la può sollecitare …io ci provo quotidianamente.. ogni volta che un ricordo lontano mi assale annoto, le emozioni e sensazioni provate allora e, che ancora oggi riescono a sorprendermi !
    LAGNOSA…DA BAMBINA..OGNI VOLTA CHE PIANGEVO
    VOLEVO PER ME ATTENZIONI PARTICOLARI..
    DAUN NUCLEO FAMILIARE NUMEROSO QUANTO IL MIO
    NON ERA FACILE RICEVERNE, E QUINDI LACRIMANDO INSISTENTEMENTE, MI RIPASSAVO LA FACCIA CON LA MIA STESSA SALIVA, FIN CHE QUALCUNO SI FOSSE ACCORTO DI ME E, DELLA MIA SOFFERENZA….

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