La storia di Lucia
Ho avuto una vita piena, niente di speciale, famiglia e lavoro, ma piena e di cui sono molto soddisfatta.
Da un anno sono in pensione, ora ho 66 anni, e mi rendo conto di essere ad un bivio a cui non ero preparata.
Mi spiego. La famiglia, marito e due ragazzi, mi ha dato tanti impegni e responsabilità ma anche tanta felicità. Come sperimentano tutte le madri che lavorano, ci sono periodi che pensi di non farcela per le troppe incombenze, la fatica, il tempo che non basta mai. Ma quando superi lo scoglio sei orgogliosa di quello che hai fatto, e così è stato anche per me.
Con mio marito non abbiamo mai avuto bisogno di chiuderci nella coppia. Niente coppia aperta, per carità, ma ognuno aveva la propria autonomia, viaggiavo da sola, facevo dei programmi per conto mio.
Il lavoro non lo avrei abbandonato per nulla al mondo. Lavoravo in area commerciale in un’azienda di prodotti d’abbigliamento, il mio lavoro mi è sempre piaciuto e la vita sociale coi colleghi e coi clienti era il sale della giornata.
Uscivo di casa la mattina con lo sguardo alto e mi sentivo realizzata. Guadagnavo e avevo fiducia in me stessa, ero autonoma.
Eh sì, l’autonomia! Perché all’autonomia sono stata abituata fin da piccola e ci tengo tantissimo.
E vengo al punto. L’idea di invecchiare perdendo autonomia mi terrorizza.
Pochi mesi dopo aver iniziato la pensione, mi sono resa conto che la mancanza del lavoro aveva fatto diminuire le occasioni di contatto sociale, che ero più dipendente dai programmi di mio marito, che anche nella vita quotidiana dovevo adattarmi alle sue esigenze come non avevo mai fatto.
E come se non bastasse, una brutta caduta mi ha impedito di muovermi autonomamente in auto per qualche mese, facendomi presagire un futuro che vorrei non si avverasse mai.
Risollevarmi e provare a riconquistare la fiducia in me stessa e l’autonomia (ma come?) o accettare che in questa benedetta terza età dovrò rinunciare a qualcosa a cui ho sempre tenuto molto?
Foto di Cristina MM da Pixabay
tranquilla, è un passaggio obbligato, quello di impiegare tempo per riassestare i propri equilibri e scoprire nuovi interessi. Certo, c’è chi ci riesce di più, chi di meno. Ma avere ben chiaro i propri bisogni e la propria identità è il punto di partenza dal quale non derogare, mai. Siamo coetanee, io ho lasciato il lavoro dipendente ancora giovane e mi sono creata un’attività mia, la pensione la vedrò a fine anno ma niente dei miei ritmi cambierà, perchè continuerò con il mio lavoro pur dovendo, ogni giorno, fare piccole modifiche perchè il mio corpo e la mia testa richiedono ritmi sempre più rallentati. Quanto ti ci vorrà è difficile dirlo ma arriverà una mattina in cui ti sveglierai ed avrai davanti la tua giornata, fatta di incontri e interessi nuovi, compatibili con ciò che sentirai di essere. Abbi pazienza, e tenacia. Auguri per la tua nuova vita.