Senior Nativi americani negli Stati Uniti

Tra le popolazioni dei Nativi americani che vivono negli Stati Uniti, il “diventare senior” ha significati diversi, rendendo difficile attribuirne una definizione standard.  Sono considerati dei mentor, dei leader spirituali, dei maestri e dei custodi della saggezza e della cultura del gruppo e ricoprono quasi sempre un ruolo significativo all’interno delle loro popolazioni.

Tuttavia, i dati sui senior nativi americani indicano che costoro potrebbero essere tra i gruppi più svantaggiati degli Stati Uniti e che corrono sia un rischio economico che di benessere psicofisico.

Secondo il censimento del 2020, il gruppo dei Nativi americani rappresenta il 2,9% della popolazione attuale degli Stati Uniti, con una crescita dell’ 85% rispetto al censimento del 2010. In alcuni stati, come Oklahoma, Nuovo Messico e Sud Dakota, rappresentano oltre il 10% della popolazione ed è l’Alaska lo stato che ne detiene la percentuale più alta (22%).[1]

I Nativi americani appartengono a quasi 580 tribù e villaggi diversi riconosciuti a livello federale secondo il Bureau of Indian Affairs (BIA) che identifica le tribù sulla base di protocolli specifici. Le identità tribali più numerose sono i Cherokee (ca. 1 milione), i Navajo (418 mila) e i Choctaw (256 mila). Le tribù operano secondo il principio “govern to govern”, vale a dire che si rapportano al governo centrale come se fossero un governo indipendente, e possono emanare e applicare leggi, autorizzare e regolare le attività, anche economiche, della comunità. Molti di loro vivono ancora nelle più di 360 riserve che ospitano varie tribù e popoli di Nativi americani. [2]

I Nativi americani Over 65 e il sostegno del governo

Dal punto di vista numerico, come in altre parti del mondo, gli over 65 sono una popolazione in aumento. Nel 2019 erano 301.418 e si prevede che il numero crescerà fino a oltre 648.000 entro il 2060. Anche la longevità crescerà, e gli over 85 aumenteranno da 26.916 nel 2019 a 118.905 nel 2060.[3]

Nonostante questi dati testimonino un trend in crescita, altri indicatori suggeriscono che i senior Nativi Americani potrebbero essere il gruppo economicamente più svantaggiato negli Stati Uniti; infatti, analizzando gli indicatori vediamo che:

Povertà: nel 2019 il tasso di povertà per i Nativi americani over 65 era del 18,7%, più del doppio del tasso di povertà (8,9%) per tutti gli altri americani coetanei.

Salute: i Nativi americani over 65 hanno tassi di mortalità più alti rispetto agli altri americani per varie cause, tra le quali malattie epatiche croniche e cirrosi (368% più alte), diabete mellito (177% più alte), lesioni involontarie (138% più alte) e malattie croniche delle vie respiratorie inferiori (59% più alte).

Aspettativa di vita: i Nativi americani nati oggi hanno un’aspettativa di vita inferiore di 5,5 anni rispetto alla media nazionale (rispettivamente 73,0 anni contro 78,5).

Residenza: nel 1980, il 70% della popolazione anziana risiedeva in riserve e comunità e il 30% viveva fuori riserva, in città o in aree urbane. Nel 2020, le percentuali si sono invertite arrivando al 70% che vive in comunità fuori dalle riserve o in aree urbane.

Istruzione: nel 2020, il 79% aveva terminato la scuola superiore (contro l’89% del resto dei Senior USA) e il 21% aveva una laurea o un titolo superiore (contro il 33% dei loro coetanei degli atri gruppi etnici di popolazione)

Stato di disabilità: nel 2019, il 47% dei Nativi americani aveva una o più disabilità rispetto al 33,5% di tutti i loro coetanei della popolazione americana.

Il governo americano dal 1942 (dopo una serie di raccomandazioni della Corte Suprema) è obbligato a proteggere le terre, i beni e le risorse delle diverse tribù. Nel tempo sono sorte svariate istituzioni e programmi dedicati per il loro supporto, con differenti livelli di successo.

Prospettive per il futuro

Considerando la situazione attuale, tra gli enti che gestiscono queste popolazioni esiste la consapevolezza di dover trovare una soluzione sistemica di assistenza a lungo termine.  [4]

Dal punto di vista medico, l’Indian Health Service (un ente del Dipartimento della salute degli Stati Uniti), fornisce alle tribù assistenza sanitaria ed educativa. Inoltre, le tribù sono sempre più coinvolte in attività e definizione di regolamenti di sanità e forniscono servizi direttamente o attraverso partner esterni. Questi programmi devono lottare con le difficoltà di reperire personale qualificato disposto a vivere in zone remote del paese.

La continua migrazione fuori dalle Riserve rappresenta una sfida e ha un duplice effetto: da un lato aumenta la probabilità che la cultura e la lingua delle popolazioni si disperdano e dall’altro non garantisce che i Nativi americani possano trovare comprensione dei loro bisogni e tradizioni qualora inseriti in case di cura nelle zone urbane extra-riserva.

La National Resource Center on Native American Aging (NCRAA) ha progettato diverse iniziative per sottolineare le specificità del senior nativo americano senior. Ad esempio, la creazione di un vero e proprio “Curriculum per i care givers” che offre ai famigliari strumenti e conoscenze per supportare l’invecchiamento dei loro anziani in casa, cercando di tramandare il più possibile la loro eredità culturale.[5]

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Foto di Andrew James su Unsplash

[1] How the Native American population changed since the last census. USA Facts, November 2021

[2] How Native American tribes and the US government relate to each other. USA Facts, April  2021

[3]2020 Profile of American Indian and Alaska Natives Age 65 and older. The Administration for Community Living (U.S. Department of Health and Human Services.) 2021

[4] The care gap for indigenous seniors: aging in place and long term care on Native American Reservations, by the United South and Eastern Tribes, Inc. (USET), Nov ,2021

[5] Native Elder Caregiver Curriculum, programma della National Resource Center on Native American Aging (NRCNAA)

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Julio Gonzalez, educato in Messico, Canada e negli Stati Uniti, vive in Italia da più di trent’anni. Manager internazionale, ha gestito direttamente, in vari ruoli nelle Direzioni Risorse Umane dove ha lavorato, progetti di integrazione di aziende e culture diverse in Italia, Europa, Americhe, Asia e Oceania

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