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Lavoro

Balance tra lavoro e vita privata

Uno dei requisiti essenziali per assicurarsi un adeguato benessere psico-fisico anche dopo i 55 anni consiste nel mantenere un soddisfacente livello di attività nel corso degli anni, dove per attività si intende un lavoro vero e proprio (retribuito), ma anche, ad esempio, un impegno di volontariato, piuttosto che la pratica di uno sport a livello dilettantistico, o l’abitudine di viaggiare e visitare frequentemente nuovi luoghi, oppure infine la semplice attività fisica all’aperto.

Dalla ricerca “Le nuove sfide dei Senior”, promossa e condotta dall’Osservatorio Senior in collaborazione con AstraRicerche nel corso del 2023, i cui risultati sono stati presentati lo scorso settembre, emerge che circa il 25% delle persone fra i 60 e i 75 anni svolge un’attività lavorativa continuativa o significativa, mentre il dato passa al 10% nel caso degli ultra-settantenni.

Lavorare, dunque, anche oltre i sessant’anni e, addirittura, i settanta, non è più cosa rara, ed è probabile diventerà sempre più condizione diffusa a causa dell’allungamento dell’aspettativa di vita e del protrarsi dei termini di età per il raggiungimento della pensione. Perché la scelta (o la necessità) di continuare a lavorare sia però davvero fattore di benessere per una persona senior è necessario adottare alcuni accorgimenti, fra i quali il più importante ci sembra essere quello di assicurarsi un adeguato bilanciamento fra vita lavorativa e vita privata.

La condizione ideale da questo punto di vista (certo non sempre realizzabile) potrebbe essere rappresentata da un impegno lavorativo che, col passare degli anni, si riduce gradualmente in quanto ad ore giornaliere, per lasciare sempre più spazio ad altre attività ed interessi, che dovranno in futuro costituire sempre più il fulcro dell’attività svolta dal senior.

Si tratta di mettere in atto un graduale processo di preparazione in vista del momento in cui si dovrà, o si vorrà, interrompere definitivamente la propria carriera lavorativa, così da non trovarsi impreparati e non dover subire uno shock eccessivo, dovuto ad un cambiamento repentino dello stile di vita e dei ritmi giornalieri.

Molte persone al giorno d’oggi restano esclusivamente o prevalentemente concentrate sulla propria attività lavorativa anche una volta raggiunta una certa età, dedicandovi la maggior parte delle energie psicologiche ed emotive, oltre alla gran parte della propria giornata, col rischio di ritrovarsi spiazzati e frastornati nel momento in cui giunge al termine la carriera professionale e ci si trova costretti ad affrontare un cambio improvviso nelle proprie abitudini e nelle proprie ruotine.

Vi sono casi in cui è possibile pianificare una transizione “morbida” verso il futuro: se si lavora, ad esempio, all’interno di un’azienda si può verificare con la Direzione l’opportunità di applicare forme contrattuali che riducano gradualmente l’impegno orario, con l’obiettivo, ad esempio, di inserire nuove risorse giovani, assicurando loro un affiancamento da parte dei lavoratori senior, che mettono in questo modo al servizio dell’azienda e dei più giovani le loro competenze e la loro maturità professionale e creano dunque le condizioni per un avvicendamento generazionale pianificato ed efficace.

Nel caso poi di alcune professioni può esserci la possibilità di adottare forme diverse di inquadramento contrattuale, passando ad esempio da un impegno come dipendente full-time ad un contratto da consulente, che consente maggiore flessibilità di orario ed una buona autonomia nella gestione degli orari e degli impegni lavorativi.

Il suggerimento in generale è quello di assumere un atteggiamento propositivo ed attivo, valutando criticamente la propria situazione professionale, valutando le migliori soluzioni che si presentano, confrontandosi con l’azienda o con il datore di lavoro, informandosi sulle opportunità che il mercato offre e suggerendo nel caso nuove possibili formule che costituiscano un vantaggio in termini di qualità della vita per il lavoratore e, nel contempo, un’occasione di maggiore efficienza per l’organizzazione aziendale.

Anche laddove non si intravvedano spazi di manovra per identificare differenti soluzioni nelle modalità di lavoro, e dunque nel caso si debba continuare a lavorare su base full time anche dopo i 60 o addirittura i 70 anni, è importante esercitare un continuo sforzo su sé stessi al fine di garantirci le migliori condizioni per un invecchiamento attivo.

Anzi, in questo caso diventa ancor più importante non lasciarsi semplicemente trascinare dagli eventi, subendoli passivamente, ma prendere invece in mano la propria condizione di vita, e trovare i giusti equilibri fra lavoro e ambito privato, così da non rischiare di trovarsi impreparati al momento opportuno.

E’ possibile dedicare otto e più ore della propria giornata all’ambito lavorativo, ma al contempo ritagliarsi spazi anche per altre forme di impegno, come il volontariato, lo sport, gli hobby, i viaggi, trasferendo così energie mentali e motivazioni su ambiti che non possono che arricchire le nostre giornate nel presente, e ci assicureranno un maggior benessere per il futuro.

Tanto più riusciremo ad investire in queste altre forme di attività, tanto più saremo pronti ad affrontare il momento in cui saranno proprio queste a costituire una delle principali fonti di soddisfazione e di realizzazione per la nostra vita da senior.

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Foto Andrea Piacquadio da Pexels

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