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Letti e visti

L’imprevedibile viaggio di Harold Fry

“L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” (G.B. 2023) di Hetty Mc Donald.

Non c’è bisogno di essere come Forrest Gump, quarantenne non proprio d’assalto,  per mettersi in viaggio a piedi, da soli o in compagnia, basta avere dei pensieri “cattivi” e un po’ divergenti; nemmeno serve essere svitati come Woody Grant (magnifico, grande vecchio, attore Bruce Dern, il padre di Laura Dern)  protagonista del film “Nebraska”; si  può fare a meno di “Cammina cammina” di Ermanno Olmi; si possono persino dimenticare le parole della canzone dell’Equipe 84: “Io cammino per le strade ed ho in mente te”,  ma Herzog, Werner Herzog no, non lo si può scordare, se si vuole capire il film “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” di Hetty Mc Donald.

Già, perché il pensionato Harold, uno di noi, e protagonista del film “very old english”, tratto dall’omonimo libro di Rachel Joyce, che lo ha anche sceneggiato, deve proprio essere un fervente fan del grande padre di tutte le vitali pazzie cinematografiche e esistenziali Werner Herzog, il quale nel 1974, saputo che la sua amica Lotte Eisner, geniale studiosa del cinema, era in fin di vita nella sua casa di Parigi, zaino in spalla, si mise in cammino da Monaco per attraversare in inverno la Germania e la Francia e salutarla per l’ultima volta, camminata taumaturgica quant’altre mai.

E dire che Harold, accompagnato dallo scetticismo della moglie Maureen, scetticismo all’inglese, educato e tagliente come un rasoio d’altri tempi, era uscito solo per imbucare una lettera di commiato a Queenie, in risposta alla missiva ricevuta dall’Hospice in cui la donna era ricoverata. Poi, il racconto che gli fa una giovane commessa, evidentemente convinta che la fede può smuovere le montagne, lo spinge a fare una pazzia; camminare per Queenie onde sperimentare da vicino, senza l’equipaggiamento del camminatore solitario, l’effetto che fa su di sé e su Queenie.

Ma chi cammina sa che questa attività non è mai impunita: sono sempre in agguato pensieri, fantasie e ricordi e sensi di colpa di tutta una vita. E il road movie, il racconto di un viaggio nello spazio, è sempre anche la messa in scena di un viaggio nel tempo.

Chi mai, ricco o straricco di primavere, può dire “Confesso che non ho vissuto”?

E’ così allora che il racconto si apre verso se stessi, sulle profondità dell’Io, e verso la pietas per gli altri, non senza qualche sorprendente risvolto della vita di Harold e di Maureen e qualche azzeccata pennellata sociologica sulla varia umanità incontrata da Harold, l’uomo che aveva in mente Queenie, la collega ed amica dei tempi del lavoro in birreria per la quale si stava sciroppando 800 chilometri a piedi da Sud a Nord, fra città, paesi e campagne inglesi.

Se vuoi vedere il trailer del film, clicca qui

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Immagine dal trailer de “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry”

 

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