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Letti e visti

Conversazioni con Renzo Piano

Documentario/intervista.

Tutti noi abbiamo vissuto in tante case, quella dei genitori, quella da single, quella della famiglia e, infine, quella da senior, con un occhio allo spazio per la badante anche se siamo in ottima salute.

In questi spazi abbiamo avuto esperienze diverse: la mancanza della natura e i problemi con i condomini se stiamo in città. Però abbiamo tutto ciò che ci serve sotto casa. Invece ci godiamo gli alberi e i tramonti se stiamo in campagna ma l’auto è necessaria per fare qualsiasi cosa.

Insomma, il primo punto è la location. Il secondo è l’interno che è diventato sempre più importante perché ci si passa il tempo libero o ci si passa molto tempo con lo smart working o da pensionati. Per cui “ristrutturazione” è diventata la parola chiave dei nostri tempi, che non significa cambiare solo i tubi dell’acqua, ma anche ripensare gli spazi.

A questo proposito ci pare interessante l’intervista con Renzo Piano perché costruire significa non solo coniugare la comodità con la bellezza, ma è un problema in primis filosofico e politico. Dialogare con un territorio preesistente è la grande sfida vinta da Piano.

Noi tutti senior siamo corsi a Parigi per l’inaugurazione del Beaubourg. Inserire qualcosa di moderno in una città che è un gioiello? Ci sembrava una scelta temeraria, forse catastrofica. Invece poi siamo rimasti incantati da quella scala mobile esterna che ci mostrava la città poco per volta come in un incantesimo. E poi dentro c’erano quei tubi colorati che ci tornano spesso in mente. Si rompe una conduttura dell’acqua e a noi tocca disfare la casa. Un tempo i tubi erano esterni bastava abbellirli con dei colori, un’idea di una semplicità geniale.

Piano evidenzia che troppa memoria può essere ingombrante. Tuttavia lui si reca sul posto prima di costruire. Si occupa della cultura locale, fa i conti con la geologia (i terremoti in Giappone).

Da una parte una costruzione deve essere flessibile, esigenza evidente in un mondo che cambia in continuazione. Ci vengono in mente le nostre scuole, sovraffollate nel dopoguerra, con i doppi turni, e ora desolatamente vuote.

Certo, Renzo Piano si è occupato, in tempi più recenti, prevalentemente di edifici pubblici a cui è riuscito a conferire comodità, bellezza e trasparenza.

Insomma, seguire il suo percorso ci insegna quanta strada ha percorso l’architettura per renderci più felici, dopo che il dopoguerra ha costretto a costruire di corsa. Ma allora dovevamo badare agli allarmi antiaerei e a procurarci il cibo. Ci bastava che la casa non crollasse. Di certo viviamo in tempi migliori che ci permettono di sognare e di frequentare teatri e musei in cui è piacevole stare non solo per i contenuti ma anche per un’architettura che sentiamo amica.

Questo affascinante documentario ci parla di noi e della nostra vita. Per questo ne raccomandiamo la visione.

Il documentario/intervista è visibile su Netflix, con il titolo Conversaciones con Renzo Piano. Il protagonista parla in inglese con sottotitoli in italiano.

Foto Attribution: Columbia GSAPP, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons.

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