Turning point. Dalla bomba atomica alla guerra fredda
Serie documentario diretto da Brian Knapperberger. In Netflix (9 puntate), anche in italiano.
All’inizio di queste vicende non eravamo ancora nati. Poi eravamo coinvolti in compiti impegnativi: crescere, studiare, lavorare e dedicarci alla famiglia. Gli incredibili eventi che hanno sconvolto il mondo negli ultimi 75 anni ci hanno trovato a volte increduli, a volte coinvolti, a volte distratti.
Le notizie di cui disponevamo allora erano solo quelle ufficiali. A chi credere? Internet è venuta dopo con la maggiore facilità nella diffusione delle notizie in tempo reale e da fonti diverse. Per queste ragioni “Turning point” è un documentario prezioso.
Si riteneva che gli esperimenti con le bombe atomiche venissero attuati in zone spopolate degli Stati Uniti. Di fatto alcune popolazioni erano presenti e hanno subito danni devastanti. Ma soprattutto gli scienziati non conoscevano affatto il raggio di distruzione degli ordigni. Ora tutto ciò ci pare insensato, frutto di una mentalità politica paranoica, dove bisognava essere armati fino ai denti per essere sempre pronti ad essere attaccati. Certo che dall’altra parte c’era l’Unione Sovietica, non certo inoffensiva.
In quegli anni abbiamo visto una corsa agli armamenti sempre più potenti. USA e URSS si tenevano sotto controllo e facevano a gara a chi era più potente nel nucleare. “Potere deterrente”, affermavano. Fino al punto in cui ci si è resi conto che era necessario fermarsi, pena la distruzione del pianeta. E viene in mente il bel libro di Corman McCarty “La strada”.
Quel mondo diviso in due sollecitava i sogni di molti giovani. “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse Tung” risuonava nelle piazze. Alcuni sognavano un comunismo dal volto umano. Poi la disgregazione dell’URSS mostrò una faccia brutale che ci è rimasta impressa. I carri armati russi, le vittime civili. La serie ci mostra le immagini e la tragedia di tutti i paesi che hanno lottato per l’indipendenza da Mosca, uno per uno.
Nel video, l’intervista a due sopravvissuti di Hiroshima, un uomo e una donna, ci lascia senza fiato. Come possiamo immaginare quell’idea insensata di bombardare una postazione militare per accorgersi, solo dopo, che era una città abitata da civili. Incompetenza, cinismo, pazzia collettiva. Resta sospesa la domanda se l’atomica fosse necessaria a piegare il Giappone o se si sarebbe arreso comunque. Una domanda tragica.
Per tali motivi questa serie produce un forte coinvolgimento negli spettatori perché ci rendiamo conto quanto ci riguardi. Non solo è una rivisitazione storica raccontata con grande perizia, con filmati originali e con intervistati competenti. Ma il racconto si arricchisce di informazioni che sono trapelate dopo gli eventi solo nel corso degli ultimi anni. Le nove ore del video non hanno un minuto di troppo.
La corsa agli armamenti atomici ci ha terrorizzati non poco. E c’è voluto del tempo prima che si capisse che non potevano essere utilizzati.
La cortina di ferro, quel mondo diviso in due, in eterna competizione, ci ha segnato per decenni.
E poi si è realizzato lo sgretolamento dell’Unione Sovietica. La Russia rimane un enigma ancora irrisolto. Prima lo zar e poi il comunismo con un volto interessante, Lenin, e un volto preoccupante, Stalin. E cosa sarebbe successo se Stalin fosse mancato prima di Lenin? E infine quella transizione che sembrava promettente con Gorbaciov. Ma che è finita con gli oligarchi. E con Putin, un personaggio che abbiamo sempre fatto fatica a capire e che anche oggi ci preoccupa.
Insomma, abbiamo vissuto anni molto complessi politicamente, anche se il mondo diviso in due blocchi era in qualche modo rassicurante. Ora non viviamo di certo in un mondo più sicuro, con molti Paesi che dichiarano di avere l’arma atomica. Abbiamo avuto il terrorismo islamico e l’11 settembre. Non abbiamo nessuna garanzia che le armi atomiche non cadano nelle mani sbagliate.
Come dicevamo, questa è una serie di grande interesse ma è impegnativa. Non è un intrattenimento.
Per leggere l’articolo “Guerra e pace” pubblicato su Osservatorio Senior clicca qui
Attribuzione foto cenotafio vittime bomba atomica: Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Attribuzione foto fungo atomico su Nagasaki: Charles Levy , Public domain, via Wikimedia Commons
Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).