Generazione apripista

Noi senior siamo molto numerosi (circa 14 milioni gli italiani tra i 55 e i 75 anni) e sappiamo che abbiamo davanti uno o due decenni di vita prima di entrare nel rischio della non autosufficienza. Anche se molti di noi ricevono già l’assegno pensionistico, sono altrettanto numerosi quelli che mantengono responsabilità nelle organizzazioni, in politica, in famiglia o che smuovono energie nelle associazioni.

Siamo consapevoli che i nostri figli hanno davanti a sé un futuro che darà, mediamente, meno sicurezze economiche di quelle godute da noi e dalla generazione dei nostri genitori, e che quindi noi potremmo essere il salvagente nei momenti di difficoltà. Soprattutto, sappiamo di essere una generazione apripista, senza modelli consolidati da copiare: esploratori alla ricerca di un modo inedito di vivere questa nuova fase di vita che il progresso medico e la maggiore longevità ci hanno consegnato. E in questo contesto ognuno sceglie la strada che gli è più congeniale e che meglio risponde alle proprie condizioni. Invece di seguire comodamente modelli precostituiti, dobbiamo abituarci ad inventare percorsi di vita nuovi e fatti su misura.

C’è chi ha calcolato in 2.400.000 i “nuovi senior” italiani, cioè coloro che stanno adottando stili di vita, consumi e comportamenti molto diversi da quelli tradizionali: si tratta, secondo Isabella Cecchini, di “persone attive e soprattutto dedite alla cura di sé: fanno sport, sono attenti a quello che mangiano, utilizzano le ultime tecnologie per comunicare, vanno spesso a teatro e al cinema e ad eventi culturali, hanno una vita sentimentale e sessuale soddisfacente. Rispetto ai cosiddetti senior tradizionali si sentono molto più in forma, hanno più amicizie, più interessi e progetti, meno paura di ammalarsi e meno paura del futuro”.

Negli anni passati la letteratura scientifica ha descritto la terza età in termini di perdita e ha proposto gli strumenti di sostegno per alleviare i disagi derivanti dalle privazioni.
Oggi, piuttosto che consigliare la rassegnazione e il “tirare i remi in barca”, si preferisce identificare le risorse che il senior può ancora mettere in campo, e la sfida è scoprire come attivarle.

Nuovi senior uguale a nuove opportunità, dunque.   E’ triplice l’opportunità per noi nuovi senior di oggi: viviamo (mediamente) più a lungo, viviamo la fase precedente la “vecchiaia vera” in migliori condizioni di salute, siamo consapevoli di questa opportunità e quindi possiamo guardare avanti con un atteggiamento progettuale. Potendo, oltretutto, giocare le proprie carte su molti fronti fino a ieri inaccessibili a questa età, come il lavoro, i rapporti affettivi, l’esercizio fisico, lo sport, la sessualità, i viaggi, gli spostamenti… Il tutto senza rinunciare alla propria autonomia ed indipendenza, anzi talvolta conquistandola veramente per la prima volta solo da senior.

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Enrico Oggioni ha realizzato ricerche sulla “vita nuova” e sulle “buone e cattive pratiche” dei senior, è autore del saggio “I ragazzi di sessant’anni”, è opinionista sul tema dei senior e presidente di Osservatorio Senior.

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