Svolgere attività motorie con regolarità e partecipare a programmi di training cognitivo può favorire un invecchiamento sostenibile e di successo: le conclusioni di una ricerca condotta in Piemonte.
Da tempo è sotto osservazione l’invecchiamento della popolazione mondiale che nel 2050 porterà al 33% la percentuale di over 65 con conseguenze quali l’aumento dei soggetti dipendenti e del numero e della proporzione di malattie, la difficoltà ad assicurare assistenza sanitaria e sociale adeguata, un considerevole impatto sul sistema previdenziale. Da queste considerazioni nascono le azioni di finanziamento, da parte dell’Unione Europea e di enti pubblici e privati, nazionali e regionali, a progetti volti a sostenere l’invecchiamento attivo della popolazione e perciò a cercare di ridurre tali rischi.
In questo filone si inserisce il progetto finanziato dalla Regione Piemonte “ACT ON AGEING – Invecchiare attivamente”, condotto dal Dipartimento di Psicologia di Torino (prof.ssa Ciairano e prof.ssa Rabaglietti) in collaborazione con la Scuola/Struttura Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie (S.U.I.S.M.), l’ex Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo (ora DBios), il CPO – Azienda ospedaliera San Giovanni Battista e il Consorzio COREP, che si è recentemente concluso.
Obiettivo del progetto ACT ON AGEING era stimare l’effetto di un programma di attività motoria e di un programma di attività cognitiva sull’autonomia nella gestione delle azioni quotidiane, sul funzionamento motorio e sull’adattamento psicosociale, in una popolazione di cittadini ultrasessantacinquenni.
Il progetto ha coinvolto circa 400 partecipanti (300 che vivevano nella propria casa, 100 che vivevano in residenze per anziani). A un gruppo di partecipanti è stato proposto un percorso di attività motoria (programma di “camminata ecologica”) della durata di 4 mesi a cadenza bisettimanale, a un altro gruppo un percorso di training cognitivo a cadenza settimanale per 4 mesi. I dati sono stati raccolti sia per i partecipanti sia per un gruppo di controllo, non coinvolto nelle attività sperimentali, prima dell’inizio dell’intervento, al termine del programma di attività e 6 mesi dopo.
Ipotesi del progetto era che i programmi di attività motoria e di training cognitivo potessero migliorare l’adattamento psicologico, cognitivo e sociale degli over65 coinvolti, andando nello specifico ad accrescere l’autostima, la capacità di problem solving, la memoria a lungo termine e le capacità attentive, da un lato, e a ridurre i tratti depressivi e il senso di solitudine, dall’altro.
I risultati, interessanti, hanno mostrato che la partecipazione al programma di attività motoria ha avuto un effetto positivo sia sulla capacità di problem solving che nei confronti della memoria a lungo termine e che la partecipazione al training cognitivo ha avuto un effetto significativo su alcune delle variabili psicologiche (decremento dei tratti depressivi e miglioramento capacità di problem solving), sociali (aumento della rete amicale) e cognitive (miglioramento della memoria a lungo termine).
Il progetto sembra così aver confermato che partecipare con regolarità ad attività motorie e a programmi che sollecitino la sfera cognitiva può favorire un invecchiamento sostenibile e di successo.