SLIDER-TECHNOLOGY-AND-AGEING
SLIDER-PANDEMIA-FUTURO-SENIOR
Senior Living
HEADER-GENERAZIONI-AZIENDA
2017-09-12-generazioni-a-confronto—banner-header_2
SLIDER-CAROUSEL-AGE-MANAGEMENT
Differenze di genere

Tra solitudine e affetti familiari

Uno dei tratti che maggiormente differenzia la condizione anziana di uomini e donne riguarda la tipologia familiare.

Ben evidenziano tali differenze i dati rilevati dall’Istat nelle ricerche multiscopo, che analizzano gli aspetti più rilevanti delle condizioni di vita su campioni molto consistenti di popolazione. In questa nota, utilizzerò i dati dell’Indagine condotta nel 2010, che ha coinvolto 48.336 persone, di cui 9.921 con almeno 65 anni.

Consideriamo, in primo luogo, lo stato civile. Come evidenzia il primo grafico, mentre la maggior parte degli uomini risulta coniugato (77,3%), questo vale per meno della metà delle donne (44,1%), che, sono invece, molto più spesso vedove (46,4% contro il 12,5% degli uomini).

Stato civile sessoCerto, questi dati sono anche determinati dalla maggior presenza di donne tra i grandi anziani, ovviamente più esposte al rischio di vedovanza. Tuttavia, anche a parità di classe di età, lo scarto tra i dati maschili e femminili rimane notevole: ad esempio, tra i 65 e i 74 anni sono vedovi il 6% degli uomini, il 28% delle donne; tra i 75 e gli 84, rispettivamente, il 17,2% e il 57%; tra gli over 85, oltre un terzo ed oltre l’80%.

Due gli elementi alla base di questo divario: il primo, e più importante, è costituito dalla maggiore speranza di vita media, stimata dall’Istat, per il 2012, pari a 79,7 anni per gli uomini, a 84,8 per le donne. A questo si somma il fatto che, nel corso di tutto il ‘900, gli sposi hanno avuto, in media, circa 3 anni più delle spose. Sulla maggiore vedovanza femminile giocano quindi sia un mix di elementi biologici e sociali (dato che anche la differenza nella speranza di vita è riconducibile a fattori sociali, oltre che biologici), sia un elemento specificamente socio-culturale, legato ai modelli di costituzione delle coppie.

Quello che però mi interessa rimarcare è che ciò si traduce in una forte differenziazione per genere della condizione di solitudine. Tra gli over 65, vive in un rapporto di coppia (con o senza figli conviventi) oltre i tre quarti degli uomini, meno della metà delle donne, tra le quali aumentano, di conseguenza, non solo quelle che vivono o in nuclei monogenitoriali, o come membri aggregati nella famiglia dei figli, ma, soprattutto, quelle che vivono sole (il 37,2% contro il 15,4% degli uomini).

condizione familiare sesso

 

Se la solitudine in età anziana si declina soprattutto al femminile, può essere interessante verificare se vi siano anche differenze di genere circa i modi con cui tale condizione è vissuta, rilevate dalla ricerca in questione. A tal fine,  utilizzo i dati relativi alle valutazioni che uomini e donne ‘soli’ danno delle loro relazioni amicali e a quelle familiari. Da tali dati, risulta che la percentuale di chi si dichiara ‘molto contento’ è, per questi due ambiti, rispettivamente pari al 20,5% e al 28,3% degli uomini, al 22,2 e al 39,6% delle donne.

Se si considera che tra chi è coniugato, o che vive con la famiglia dei figli, non ci sono differenze di genere, lo scarto tra i dati di uomini e donne soli ci fa ipotizzare che queste ultime riescano a compensare la mancanza del partner con altre relazioni significative, amicali e soprattutto familiari come sono/possono essere quelle con figli, nipoti, fratelli e sorelle. Che le donne in età senior siano insomma maggiormente resilienti o, almeno, maggiormente in grado di fronteggiare una situazione tendenzialmente problematica come è la solitudine.

Commenta