I disturbi del sonno nella terza età
Nella nostra vita l’importanza del sonno è sempre più percepita come centrale. Ma quali meccanismi regolano il corretto rapporto sonno-veglia?
In generale si può affermare che il cervello umano ha tre stati principali di attività: la veglia, lo stato di “rapid eye movement” del sonno (denominato più semplicemente stato REM) e lo stato non-REM (NREM) del sonno. Durante il sonno REM (identificabile perché gli occhi della persona addormentata compiono rapidi movimenti) avviene una quasi completa perdita del tono della muscolatura volontaria (il soggetto è come “immobilizzato”) e vengono prodotti i nostri sogni più vividi. Il sonno sano consiste in una serie di cicli ricorrenti di sonno NREM e sonno REM (ciascun ciclo della durata da 70 a 120 minuti). Purtroppo non tutte le persone hanno un sonno sano: le lamentele più comuni riguardano la durata del sonno (molti hanno la sensazione di dormire troppo poco) o un’eccessiva sonnolenza diurna. In altri casi i sintomi sono di più complicata interpretazione: stanchezza eccessiva, cefalea mattutina, dolori muscolari, deficit dell’attenzione e ridotta capacità di concentrazione possono infatti essere markers di un disturbo del sonno. Non si tratta di problemi banali: spesso i disturbi del sonno possono condizionare l’attività lavorativa, influenzare i rapporti sociali ed anche alcuni aspetti della sfera emotiva-psicologica. Inoltre studi recenti hanno dimostrato che i disturbi del sonno si associano ad un maggior rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari. Per questo motivo i senior, con un’età compresa tra i 60 e i 75 anni, sono tra le categorie più interessate.
Ma quali sono i più comuni disturbi del sonno?
- Insonnia primaria è il termine medico per definire la difficoltà ad addormentarsi, ma anche un numero eccessivo di risvegli notturni, un risveglio precoce al mattino, con conseguente sonnolenza diurna. Si parla di insonnia quando tali disturbi sono presenti per almeno un mese consecutivo.
- Le parasonnie sono comportamenti anomali notturni che occorrono al passaggio tra uno stato e l’altro del sonno. Tra queste vanno ricordati il REM-Behavior Disorder (RBD), caratterizzato da un’ intensa attività motoria (a volte con comportamenti bruschi tipo urlare, tirare calci) e sogni vividi.
- La sindrome delle apnee notturne è caratterizzata da interruzioni ripetute del respiro durante il sonno, associate a russamento e obesità: la sindrome delle apnee notturne è una condizione clinica che si associa a ipertensione arteriosa e gravi malattie cardiovascolari.
- La sindrome delle gambe senza riposo (RLS) è una malattia neurologica comune, fino a pochi anni orsono sottodiagnosticata, caratterizzata dall’impulso incontrollabile di muovere le gambe (e sensazioni fastidiose a carico delle gambe stesse) durante il riposo notturno; i fastidi si riducono parzialmente o completamente con il movimento.
Il nostro comportamento durante le ore diurne, ed in particolare nelle ore che precedono l’atto del coricarsi, influenza significativamente la qualità del sonno notturno. Le cosiddette regole di “igiene del sonno” sono una serie di comportamenti che favoriscono un buon sonno notturno e riguardano:
- la qualità dell’ambiente di sonno: la stanza in cui si dorme dovrebbe essere priva di elementi di disturbo (quali ad esempio televisori, computer e scrivanie); tali oggetti inducono il soggetto che si appresta a dormire a non rilassarsi perché attivano l’ideazione; inoltre l’ambiente dovrebbe essere sufficientemente buio, silenzioso e con temperatura adeguata;
- le abitudini alimentari: nelle ore serali è sconsigliato assumere bevande a base di caffeina o alcool, pietanze ipercaloriche e ad alto contenuto di proteine;
- lo stile di vita: è bene evitare i “sonnellini” diurni, fatta eccezione per un breve riposo post-prandiale. Inoltre dovrebbe essere evitato l’esercizio fisico di medio-alta intensità (ad esempio la palestra) nelle ore immediatamente precedenti il sonno. Al contrario, l’esercizio fisico è auspicabile nel tardo pomeriggio, meglio se associato ad un bagno caldo. E’ sconsigliato fumare prima di andare a coricarsi.
Queste regole, apparentemente banali, hanno invece fondamenti scientifici. Infatti la caffeina e le sostanze analoghe esercitano a livello dei centri nervosi un’ attività eccitante e dunque risvegliante. L’effetto sedativo dell’alcol è molto rapido, per cui dopo aver velocemente favorito il sonno, l’alcol viene eliminato dall’organismo e può comparire (come accade nelle sindromi d’astinenza) uno stato di relativa “ipereccitabilità”, che ostacola l’addormentamento. La nicotina svolge un effetto eccitante sui centri nervosi ed ha effetti irritanti e congestionanti sulle vie respiratorie, favorendo quindi la comparsa di disturbi respiratori durante il sonno. La dieta a base di zuccheri favorisce infine l’innesco ed il mantenimento del sonno facilitando l’assorbimento di un aminoacido (triptofano) che è coinvolto nella sintesi della serotonina, sostanza che svolge un ruolo importante nella regolazione del sonno.
Il ciclo sonno-veglia del nostro organismo è regolato dal cosiddetto “orologio interno”, un complesso meccanismo neuro-ormonale di cui fanno parte determinate zone del cervello (coinvolte nella sintesi della melatonina) e che, anche in assenza di stimoli esterni, fa sì che noi ciclicamente alterniamo veglia e sonno secondo un ritmo detto “circadiano” (della durata di circa 24 ore). Tale adattamento è possibile in quanto il nostro sistema di regolazione interna è ritmato soprattutto dall’alternanza di luce/buio. Tra i tanti fattori che possono contribuire a mantenere “regolato” il nostro orologio interno è sicuramente importante il mantenimento di abitudini ed orari quanto più possibile regolari e costanti.
Spesso i soggetti che soffrono di disturbi del sonno sono scettici rispetto alla possibilità che osservando tali norme i propri disturbi possano realmente migliorare; ciò purtroppo contribuisce alla cronicizzazione dei sintomi e al peggioramento dei disturbi. Si tratta invece di un atteggiamento sbagliato, che va contrastato. Solo qualora tali provvedimenti non siano stati efficaci, allora si può ricorrere a farmaci induttori del sonno (ipnoinducenti), iniziando con dosi molto basse, per periodi limitati e sempre sotto stretta supervisione medica.
Alessandra Anzuini é specializzanda in Gerontologia e Geriatria presso l'Università degli Studi Milano – Bicocca. Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).