Prove tecniche di resurrezione

Come riprendersi la propria vita.

C’è un preciso momento in cui si ha consapevolezza di diventare vecchi?

Sappiamo che si invecchia per gradi, e il processo inizia alla nascita. Eppure, a qualcuno accade di accorgersene all’improvviso.

E’ successo ad Antonio Polito, editorialista e saggista, vicedirettore del Corriere della Sera. Un giorno, guardandosi allo specchio, ha colto sul suo volto un “avviso di mortalità”: assomigliava a suo padre.

E’ l’inizio del “quarto quarto”, il periodo che va dai sessant’anni in poi. Speriamo che sia ancora lungo e con tante esperienze da vivere, ma è pur sempre l’ultimo.

Polito ha celebrato questo nuovo inizio, o Resurrezione, come la chiama lui, scrivendo un libro di riflessioni sulla vecchiaia e sulla morte, ma soprattutto su come dare significato al tempo che rimane.

Egli pone l’accento sul fatto che per vivere pienamente la vita è necessario affrontare la morte, il tabù della nostra epoca.

Per i nostri genitori, il tabù era il sesso. Oggi se ne parla liberamente, anche troppo, mentre i nuovi tabù sono la vecchiaia e la morte.

I bambini vengono allontanati dai nonni quando questi si avvicinano alla fine. Con l’intento di proteggerli, neghiamo loro una esperienza di vita e di umanità che potrebbe arricchirli.

Allo stesso modo, proteggiamo i nostri cari dalla loro stessa morte. Polito ricorda con struggimento gli ultimi tempi della vita del padre, quando tutto l’impegno era profuso nella negazione, mentre lui, il padre, avrebbe voluto congedarsi con serenità e lucidità.

Per il timore di ammettere l’imminenza della morte, neghiamo a noi stessi e a chi sta per lasciarci la consolazione del congedo, la dichiarazione di affetto che non ci siamo mai scambiati.

Non è così che Polito immagina i suoi ultimi giorni, e fin d’ora manifesta le sue volontà: morire a casa propria, accompagnato da chi gli vuole bene.

Il quarto quarto, tuttavia, non è solo il tempo della preparazione alla morte, ma anche il tempo di mettere ordine nella vita che rimane per arricchirla di significato.

L’Autore individua alcune indicazioni per se stesso e per i coetanei, di sicuro utili anche ai giovani.

Innanzi tutto, è bene accettare l’ineluttabilità del tempo che passa e dei segni che lascia sul nostro corpo. E’ inutile e patetico considerare la vecchiaia come una malattia da curare: saremmo destinati al rimpianto e alla sofferenza.

E’ anche il momento di “fare pulizia”. Liberarci da tutto ciò che è inutile e ridondante – dai troppi libri della nostra libreria, ai rapporti umani che negli anni hanno perso di significato – per concentrarci sull’essenziale.

E poi, aiutare i figli a crescere allontanandosi da noi, eliminare le abitudini stressanti – Polito ha smesso di guidare l’auto – prendersi cura della propria salute, magari con una rieducazione alimentare.

Rimanere al passo con i tempi, non disdegnando la tecnologia, che rappresenta una finestra sul mondo cui non dobbiamo rinunciare.

E infine studiare, riappropriarsi della bellezza, dell’arte, della contemplazione.

Il percorso di consapevolezza diventa inevitabilmente ricerca di spiritualità, la spiritualità di un laico che non chiude la porta alla speranza.

Antonio Polito

Prove tecniche di resurrezione. Come riprendersi la propria vita

Marsilio, 2018

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Psicologa psicoterapeuta, cura il blog www.patriziabelleri.it Per Osservatorio Senior propone le recensioni di libri che ha letto e che le sono piaciuti.

3 Commenti

  1. mariapia arcese 7 Dicembre 2018 at 20:43 - Reply

    condivido ,anch’io la penso così. grazie elena

  2. Lucrezia 8 Dicembre 2018 at 1:53 - Reply

    … ma perché viene sempre dato per scontato che chi invecchia e muore abbia accanto ‘qualcuno che gli vuole bene’ e si prende cura di lui?!… dei problemi di chi vive solo/a e senza ‘familiari affezionati’ non si parla mai…

    • river 11 Gennaio 2019 at 15:46 - Reply

      Esatto , mi hai strappato le parole di bocca .
      Sono rari i quadretti idilliaci di vecchiaia , anche nei casi di non solitudine apparente . Trovare soluzioni nelle situazioni semplici non è complesso .

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